Benvenuti!

In difesa di 113 anni di storia e di gloria.
In difesa di 29 scudetti.

Perché la Juventus non è stata difesa.
Non è stata difesa da John Elkann. Anzi...
Non è stata difesa da Gabetti. Anzi...
Non è stata difesa da Grande Stevens. Anzi...
Non è stata difesa da Montezemolo. Anzi...
Non è stata difesa dal presidente Gigli. Anzi...
Non è stata difesa da Cesare Zaccone. Anzi...

Per contribuire al blog, scrivete a ilmagodiios@gmail.com

Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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venerdì 30 novembre 2007

Vergogna continua (2)


Lingua in bocca tra il Candido e LuckyLuke


Pur immerso nei suoi mille impegni, il Luca polivalente si ricorda di una ricorrenza.

Buon segno.

Il telefono squilla di primo mattino, ora piuttosto inconsueta, ma lui sta già imbarcandosi su un aereo diretto a Torino, versante Fiat........

E basta sfiorare il pallone con una semplice battuta perchè il discorso si proietti sulla Juve che resta, anche per Montezemolo, un bene di famiglia, una figlia o, se volete, un'amante dell'Avvocato.

"Sono entusiasta di questa squadra uscita dall'inferno, che lotta senza esasperazioni e senza limiti con un perfetto mix tra anziani e giovani. Una Juventus di persone per bene, guidata da un allenatore che sta rivelandosi ideale per il nuovo ambiente. Dirigenti umili, ma tenaci, che appaiono poco ma acquistano sempre maggiore consapevolezza del loro ruolo in una società che si chiama Juve. Cadere, pagare, risorgere. Esemplare storia di sport e di vita".

Siamo al telefono di dieci minuti:dove è finita la Ferrari? "Non avere paura, la Ferrari resterà per sempre la cosa più importante della mia vita. E' un esempio per l'Italia. L'ultima stagione è stata per noi un insieme di cose belle: la macchina, la lotta contro l'imbroglio, la giustizia che abbiamo ottenuto....".


Sottopongo alla Vostra attenzione, tra le tante str... di questo candido lingua in bocca, la frasetta "una Juventus di persone per bene".... Evidente la sottintesa contrapposizione con i dirigenti che c'erano prima.


Ribadisco.


VERGOGNA

FUORI I MERCANTI DAL TEMPIO

Vergogna continua (1)


E' online il nuovo sito della Juventus.

Tutto molto bello.

Ricchi premi e cotillons.

Juventus membership di qua.

Juventustore di la.

Foto dei giocatori.

Foto degli stadi.

Foto della sede.


Ma che meraviglia.

Sono comparsi pure i due scudetti dimenticati. Ora ci sono (con un "revocato" a fianco).

E non c'è la Coppa Zaccone.


Però.


Quando si ha a che fare con El Kann+Tutori e Birigenti, c'è sempre un "però" grosso come una casa.


Ecco il "però".


La Triade è stata completamente rimossa dalla storia della Juventus.

Non se ne parla.

Non sono mai citati i più grandi dirigenti della storia juventina.

Dirigenti che hanno conquistato 7 scudetti su un totale di 29 (quasi un quarto del totale...).


Il commento non può che essere questo:


VERGOGNA

FUORI I MERCANTI DAL TEMPIO

Esageruma nen


Alain El Kann è il papà di John El Kann (nonché nonno di Leone El Kann e Oceano El Kann).

Alain El Kann scrive libri (non ne ho mai letto uno, e mai lo farò).

Alain El Kann ha scritto un libro dal titolo "John Star".

Pas mal.

Un libro scritto dal papà di John in cui John (figlio del papà scrittore, repetita juventus) è elevato al rango di Star.

Roba da matti.

Anzi, esageruma nen (come disse il PM Zaccone, a chi gli chiedeva se la Juventus potesse restare in Serie A).

Johnny Potter


(Johnny B Good)
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Da Dago:

4 – JAKY: COMPRANDO PESCE E VERDURE CON NONNO

A partire dal prossimo weekend molti manager dovranno dedicarsi a stilare l'elenco dei regali per i principali clienti. Dopo la stagione opulenta delle Partecipazioni Statali quando arrivava il vasellame dell'Alitalia di Egidio Pedrini e la pasta napoletana di Sasà Toriello, il crollo della munificenza è stato verticale. Molti ambienti risolvono il problema con una squallida email di auguri, altre regalano libri inguardabili realizzati da signore che per tutto l'anno tormentano i capiazienda.

Alla Fiat il problema non si pone perchè nella logica severa di contrazione dei costi, l'unico gadget a portata di mano potrà essere lo splendido libro fotografico "Gianni Agnelli" che esce oggi nelle librerie per conto di Rizzoli e raccoglie le foto più belle e in gran parte inedite dell'Avvocato.

Insieme al libro l'azienda di Marpionne e di Luchino potrà aggiungere una meravigliosa letterina di Natale da raccontare ai bambini. Il testo l'ha scritto quella creatura dai tratti apollinei di John Elkann che, insieme a Henry Kissinger, ha scritto la prefazione al libro sull'Avvocato. Ecco alcuni brani della prosa semplice e verginale dell'Harry Potter di Torino: "...mio nonno mi ha insegnato moltissimo, gli piaceva la libertà...la varietà del mondo e delle persone lo incuriosiva sopra ogni cosa. A noi la faceva scoprire viaggiando ma anche comprando verdure al mercato e il pesce dai pescatori. Ci siamo molto divertiti insieme ed era importante farlo. La vita è fantastica - diceva - e bisogna viverla con intensità in tutti i suoi momenti...passare del tempo in mare, alla partita, in viaggio, a ridere...aiuta a fare tutto il resto".

Anche a diventare vicepresidente della Fiat (din, don, dan, jingle bells, jingle bells...).

Drive Reds in azione?


Petrucci: "Siamo primi al mondo, anche se la classifica Fifa ci mette solo al terzo posto".

Mi ricorda qualcosa.

Terzo posto. Che diventa primo posto...

Che ci sia Drive Reds in azione anche qui?

La scuola ambrosiana. Fatta la legge, trovato l'inganno


La scuola ambrosiana dimostra di essere come al solito all'avanguardia.

Fatta la legge, trovato l'inganno.

E' la più rinomata specialità ambrosiana.

Più ancora del panettone.

Più ancora dei bauscia.


La legge prevede che una società debba essere obbligatoriamente ricapitalizzata (o messa in liquidazione) in caso di perdite superiori al capitale sociale? La legge prevede che per iscriversi al campionato ed operare sul mercato ci debba essere un certo rapporto tra ricavi e debiti?

Trovato l'inganno. Plusvalenze gonfiate su scambi incrociati di giocatori, decreto spalma ammortamenti (caso esemplare di legge-inganno), cessioni di marchi.


La legge prevede limitazioni al numero di giocatori extracomunitari?

Trovato l'inganno. Riciclaggio di patenti e falsificazione di passaporti.


Ed ecco l'ultima trovata dei rossonerassurdi.
La legge prevede la chiusura del settore ospiti ed il divieto di vendere tagliandi "fuori Provincia"?

Trovato l'inganno. Basta mettere in vendita i biglietti 15 giorni prima dell'evento, anticipando così di fatto la riunione dell’Osservatorio del Viminale.



Sfatiamo un mito


(Bonarober per http://www.juworld.net/)
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E' ora di sfatare un mito.

Non è veroc he Palazzi dorme.

Non è vero i faldoni delle indagini più scottanti stanno marcendo negli scantenati del palazzo dove ronf.. ehm lavora Palazzi.

Non è assolutamente vero.

Trattasi di falsità. Di volgare mistificazione.

Nel palazzo dove lavora Palazzi le luci sono sempre accese.

Palazzi è attivissimo.

Si sta occupando dei casi più scottanti ed urgenti.

Come questo:


CALCIO, MILAN: DEFERITO AMBROSINI PER STRISCIONE ANTI-INTER.
Con una nota ufficiale la Figc ha deferito il centrocampista del Milan, Massimo Ambrosini, per lo striscione anti-Inter ("lo scudetto mettilo nel culo") esposto sul pullman scoperto a bordo del quale i giocatori del Milan stavano festeggiando la vittoria della Champions League il 24 maggio scorso.
Questo il comunicato della Figc: “Esaminata la relazione dell’ufficio indagini e gli atti di indagine espletati, il procuratore federale ha deferito alla commissione disciplinare nazionale il giocatore del Milan Massimo Ambrosini per avere, durante la sfilata organizzata in data 24/5/2007 dal Milan per i festeggiamenti per la vittoria della Champions League 2006/2007, a bordo di un autobus scoperto, esposto uno striscione dal contenuto offensivo nei confronti dell’Inter. Per responsabilità oggettiva è stato deferito anche il Milan”.

giovedì 29 novembre 2007

Manette agli INTERcettatori?


(Buona lettura)
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MILANO (MF-DJ)--"Furono i vertici della Telecom Italia a decidere le nostre intrusioni informatiche".

La afferma a Panorama, in edicola domani, Fabio Ghioni, capo della sicurezza durante la vecchia gestione della societa' telefonica, accusato di intrusione informatica e associazione per delinquere nell'ambito dell'inchiesta sui dossier illegali.
Ghioni racconta la guerra senza esclusione di colpi per il controllo di Brasil Telecom: "Ci e' stato richiesto di trovare le prove dell'attivita' di spionaggio dell'agenzia investigativa Kroll e di rispondere". Per l'ex capo della sicurezza Telecom i vertici aziendali erano informati in tempo reale della controffensiva: "Erano loro a fornirci elementi e parole chiave per analizzare quello che avevamo sottratto dai computer della Kroll. Molti di quelli che, in quei mesi, lavorarono a gomito a gomito con noi sono ancora ai loro posti, mentre io, Giuliano Tavaroli e altri siamo finiti in carcere".
Ghioni parla anche di tangenti: "Mi e' stato riferito di valigie piene di soldi che partivano dall'Italia per il Sud America. Ai Pm ho raccontato un episodio specifico. Ma non ho parlato solo di quello. Mi risulta che fosse coinvolto in queste attivita' anche un ex parlamentare italiano". Red/mur


Dow Jones Newswires
November 29, 2007 11:53 ET (16:53 GMT)

http://www.borsaitaliana.it/bitApp/news.bit?target=NewsViewer&id=385327&lang=it

Il fiammifero


(Articolo a cura dello ju29ro Team)

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Noi li stiamo osservando.

No, noi non siamo hackers, non spulciamo i computer dei giornalisti coraggiosi e in buona fede. Noi leggiamo semplicemente i giornali e gli articoli di giornalisti incompetenti o smemorati.

No, noi non pediniamo arbitri e giocatori, non facciamo accertamenti patrimoniali.

Noi leggiamo gli atti pubblici della Procura di Milano e ci riflettiamo sopra.

Noi non siamo magistrati e nemmeno ci proclamiamo tali, noi non vogliamo sostituire la giustizia, non facciamo processi di piazza.

Noi leggiamo le interviste dei magistrati superstar, quelle dei “buoni contro cattivi”.

Noi siamo tifosi juventini, di quelli che non hanno creduto alle loro storie. Di quelli che hanno buoni argomenti per non crederci, anche se questi argomenti sono scarsamente pubblicizzati. Pochi giorni fa, commentavamo un incredibile articolo di Palombo, sui prossimi deferimenti in cui incorreranno Milan e Inter. Da lui, francamente, ce lo aspettavamo. Ma ora troviamo le stesse risibili argomentazioni, le stesse inquietanti indiscrezioni, lo stesso atteggiamento incomprensibilmente innocentista, anche altrove. E a questo punto tiriamo fuori la battuta del fiammifero: non ci freghi due volte.

Noi faremo di tutto perché questi argomenti, che sono facilmente smentibili da chiunque abbia, anche una sola volta, approcciato il codice sportivo, non diventino, come nell’estate 2006, una vulgata talmente potente da condizionare gli esiti della giustizia. Perché di questo abbiamo paura, questo più di ogni altra cosa temiamo.

Dopo avere smontato, parola per parola, le fuorvianti affermazioni dell'articolo di Palombo, non sono passati nemmeno tre giorni e ci ritroviamo a leggere le stesse identiche cose, la stessa impossibile confusione tra art.1 e art.7, lo stesso spirito innocentista, la stessa previsione di una semplice ammenda per le squadre meneghine, nelle parole di Fulvio Bianchi per Repubblica che scrive:

"Il superprocuratore Stefano Palazzi sta chiudendo la pratica e presto, sussurranno da via Po, potrebbe deferire per l'articolo 1 sia l'Inter che il Milan. L'ipotesi di reato: le famose plusvalenze. Il caso di Roma e Lazio è chiuso, per prescrizione. ......Milan e Inter rischiano una penalizzazione? Quella sarà l'accusa sostenuta da Palazzi, ma è quasi certo, visto che la materia è molto controversa, che si arrivi solo ad un'ammenda."

Noi non possiamo fare altro che dire ancora una volta: non occorre molto, basta leggere le carte dei Pm e il codice sportivo. C’è scritto tutto, lì. Che l’articolo in questione è il 7 (cui corrisponde l’8 nel nuovo codice) e che le pene sono descritte nell’articolo 13 (articolo 18 nel nuovo): penalizzazione, retrocessione, revoca degli scudetti. (Ancora una volta specifichiamo che questa è la fattispecie di reato che i pm milanesi ipotizzano per l’Inter e corrispondente all’articolo 7 comma 3, mentre per il Milan sarebbe applicabile l’articolo 7 comma 2 che non prevede le pene dell’art.13).


Il punto è che non ci ascolteranno. Conosciamo ormai la metodologia del processo di piazza. Bisogna guidare l’opinione pubblica. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo mobilitare la nostra di opinione pubblica, fatta di cittadini perbene, che chiede soltanto che venga applicato il codice, e non gli umori di un “comune sentire” facilmente pilotabile.


Con la stessa mancanza di serenità, ci approssimiamo all’udienza preliminare davanti al Gup di Napoli, che stabilirà (o meno) i rinvii a giudizio per gli imputati di Calciopoli. Uno dei due pm che hanno guidato l’inchiesta, Narducci, gode nell’ultimo periodo di un’eccessiva quanto spettacolare popolarità presso gli organi di stampa che, con cadenza regolare, riportano il suo pensiero sul processo, sul calcio, sugli uomini della Federazione. Narducci non è solo un magistrato. Ormai è anche un opinion leader ricercato per quanto concerne il calcio: si propone come legislatore, fustigatore, prezioso consigliere per il futuro di quel calcio che, nonostante la sua inchiesta, non è cambiato per nulla, secondo le sue parole. Da L’Espresso alla Gazzetta dello Sport, fino alla recente intervista al Tg3; il magistrato si è segnalato per una evidente esposizione mediatica. Si sta quindi creando, ad arte, un clima da buoni contro cattivi. Buoni e cattivi a prescindere dall’esito del processo. Buoni i pm che scavano nel marcio del calcio. Cattivi gli imputati nonostante non solo permanga la presunzione di innocenza ma anche in virtù delle sentenze della giustizia sportiva che pur condannandoli a pene incongrue li ha scagionati da quasi tutte le imputazioni. Poi capisci perché Narducci la giustizia sportiva la vorrebbe riformare…

Noi subodoriamo un’atmosfera da stadio. Da tifo incondizionato per i pm. Come neanche ai tempi di Tangentopoli. Un clima che, anche quando il processo si concludesse con un’assoluzione, perpetuerà la vulgata dei buoni contro i cattivi. I cattivi avranno vinto, ma rimarranno cattivi. Noi ci chiediamo come quelle penne argute e moraleggianti, che hanno speso molto inchiostro per condannare, ad esempio, i tentativi della Franzoni di difendersi con l’ausilio dei media, possano ora, con la stessa arguzia e moralità, non censurare lo stesso comportamento tenuto dall’altre parte in causa: il magistrato.

Ci si difende in aula. E si accusa in aula. Hai voglia poi a parlare di “spettacolarizzazione dei processi” come se la colpa fosse sempre di Bruno Vespa o Maurizio Costanzo…


Invitiamo quindi tutti gli amici juventini a contrastare la disinformazione generale, di cui abbiamo già sperimentato gli effetti, chiedendo spiegazioni a chi scrive inesattezze, diffondendo i nostri articoli. Nel caso dell’Inter si cerca di far rivivere quello che ha già funzionato bene una volta: lo "schema Recoba/passaportopoli" (per verificare leggere art.7 comma 5), ovvero deferimento "ammorbidito" da illecito a slealtà (art. 1) e punizioni blande, adducendo come giustificazione la mancanza di una sentenza della giustizia ordinaria. Quando questa arriverà, se sarà di condanna, come è stato ad Udine per il patteggiamento di Recoba ed Oriali, i processi sportivi non potranno tornare indietro. Come lo scorso anno, la Gazzetta apre le danze, detta la linea e gli altri, come in un gregge, sembra gli vadano dietro nel "preparare" la gente ad accettare il risultato che di volta in volta si vuole ottenere. Ieri di condanna "sbrigativa", oggi di perdono "con ammenda".

Nel caso del Processo di Napoli, cosa ve lo diciamo a fare, ritroviamo tutti gli umori, tutto il manicheismo, tutto il mediatico giustizialismo dell’estate 2006. Ricordate anche voi lo stupido giochino del fiammifero: non fatevi fregare due volte.

Palombopoli


Questo il testo della mail che lo ju29ro team ha inviato a Palombo e che sarà parimenti inviata a tutti coloro che parleranno sempre e solo di Art. 1 in relazione alla plusvalenzopoli di Inter e Milan
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Egregio Signor Palombo,

apprendiamo che, secondo Lei, Inter e Milan in merito alla vicenda "Bilanciopoli" vanno entrambe incontro a un deferimento, da parte del Procuratore Palazzi, per violazione dell'articolo 1 del codice di giustizia sportiva, quello relativo alla lealtà e probità.

Quindi, secondo Lei, le posizioni delle due società, espresse nella richiesta di rinvio a giudizio del pm Nocerino, sarebbero simili e passibili di articolo 1. Non Le risulta che la richiesta di rinvio a giudizio per Inter e Milan sia per "falso in bilancio" e che secondo l'ipotesi della procura milanese, solo l'Inter tra le due, non avrebbe potuto neppure iscriversi al campionato della stagione 2004-05, conclusa al terzo posto, senza ricorrere a questa pratica?


L'articolo 1 da Lei richiamato recita:

Doveri ed obblighi generali
1. Coloro che sono tenuti all'osservanza delle norme federali devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva.
2. Ai soggetti di cui al comma 1 è fatto divieto di dare comunque a terzi notizie o informazioni che riguardano fatti oggetto di procedimenti disciplinari in corso.
3. I dirigenti, i soci di associazione ed i tesserati, se convocati, sono tenuti a presentarsi dinanzi agli Organi di giustizia sportiva.
4. Ai soci di associazione sono equiparati, ai fini del presente Codice, i soci delle società sportive cui è riconducibile, direttamente o indirettamente, il controllo delle società stesse.

Le chiediamo: in quale punto la condotta dell'Inter sarebbe ascrivibile a qualche fattispecie presente in quell'articolo?

Ci sembra "acrobatico" ed inesatto quanto Lei scrive, visto e considerato che esiste un articolo 7 sulle violazioni in materia gestionale ed economica, quale è un "falso in bilancio", ed il suo comma 3 che richiama pari pari quella fattispecie attribuita dal pm Nocerino all'Inter:

Art. 7
Comma 3. La società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione ad un campionato a cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni federali vigenti al momento del fatto, è punita con una delle sanzioni previste dall’art. 13, lettere f), g), h) e i).

L'ex-Procuratore De Biase intervistato il 9/09/2006, prima della richiesta di rinvio a giudizio, dichiarò «Inter, se è tutto vero, è il reato della Juve».

Se lo segni: art 7 comma 3, che prevede sanzioni ben diverse dalla "multina" da Lei auspicata e "suggerita".

Perché non informare i lettori che l'articolo per cui dovrebbe essere deferita l'Inter è il 7 comma 3?

Le chiediamo, quindi, la rettifica dell'informazione inesatta da Lei fornita, come disposto nella "Premessa" della Carta dei Doveri del giornalista ("Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori").

Poi, un altro punto ci appare, curioso: la sua affermazione in merito al reato per cui sarebbe stata condannata la Juventus. Lei sostiene che la Juventus sarebbe stata condannata per violazione dell'articolo 1, che assumerebbe gravità pesantissima solo quando c'è di mezzo la Juventus.

Non l'hanno informata? la Juventus è stata condannata per violazione dell'art.6, per avere alterato la classifica senza avere alterato alcuna gara (?!). Se ancora non lo sapesse glielo comunichamo noi.

Nel caso in cui lo sapesse: come mai non avete divulgato il vero motivo per cui è stata condannata la Juventus?

Distinti Saluti

La Pravda prevede


(Nella foto, il Comunale di Torino infestato dalla Pravda Rosa)
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Articolo di "inunmondoche" per ju29ro.com
Sabato 24 novembre 2007, la Gazzetta dello Sport propone per i suoi lettori, a pagina 12, l’immancabile rubrica “Palazzo di vetro” di Ruggiero Palombo, in cui il giornalista riferisce talvolta fatti, più spesso indiscrezioni, sull’attività dei vari organi federali e, sovente, delle Procure della Repubblica. Senza tagli, lo riproponiamo:


Inter & Milan, comincia il derby delle plusvalenze

E' il Palazzi-day. Stefano Palazzi, il gran capo della Superprocura della Federcalcio radunerà oggi in un albergo romano tutti i suoi numerosi affiliati. Sorta di battesimo dell'anno giudiziario calcistico, questo raduno riveste particolare importanza: i fascicoli aperti sono tanti e nuovo materiale è in (probabile) arrivo da Napoli. Bisogna accelerare perchè si rischia l'ingorgo. Ecco perché, al di là degli odierni convenevoli e richiami a un'azione coesa e (possibilmente) rapida, Palazzi dovrebbe essere sul punto di prendere una decisione sulle plusvalenze fittizie e in particolare sul fascicolo Inter/Milan che giace sul suo tavolo dall'inizio dell'estate: le due società vanno incontro, insieme a qualche loro dirigente, a un bel deferimento per violazione dell'articolo 1 del codice di giustizia sportiva, quello relativo alla lealtà e probità. Eviteranno dunque l'accusa di «illecito», ma anche la auspicata (da loro) archiviazione. Con Moggiopoli la violazione dell'articolo 1 è diventata pericolosa, perché le sanzioni vanno da un minimo (ammonizione e/o sanzione pecuniaria) a un massimo che la Juve e il suo ex direttore generale conoscono assai bene. Spetterà agli organi disciplinari stabilire che cosa fare: Inter e Milan rischiano una (improbabile) penalizzazione in classifica, ma tanto basta perché diventi imperativo un giudizio rapido. Il campionato non può permettersi sentenze primaverili capaci eventualmente di ribaltare una classifica.

Dovrebbe poi riprendere a grandinare sul mondo arbitrale. A cominciare dai Paparesta. Padre e figlio. Le dichiarazioni rilasciate dai due ai magistrati di Napoli, sul possesso delle schede telefoniche svizzere fornite loro da Moggi, sarebbero state valutate da Beatrice e Narducci come «inattendibili». E l'informativa di questa valutazione è stata inoltrata alla Procura federale, su precisa richiesta di Palazzi, per le determinazioni del caso. L'altra metà dei Palazzi del calcio, intesi non come Stefano, affila intanto le armi in vista di giovedì prossimo. Un Consiglio federale «tecnico» (ufficialmente si parlerà di bilancio preventivo 2008) farà da prologo strategico alla convocazione urbi et orbi voluta dalla ministro Melandri, che Abete il temporeggiatore ha invano tentato (giustamente) di dissuadere. Così la squattrinata serie B, anziché passare per la Lega, poi per la Federazione ed infine eventualmente per il Coni, approderà direttamente al Governo. Per dire cosa? Che vuole 130 milioni di euro l'anno anziché i 65/50 dei prossimi anni per i quali aveva firmato a suo tempo tanto di accordo con la A. Il semisfiduciato ma tenace Matarrese (sul quale aleggia l'ombra del redivivo Pancalli) media, puntando ai 110. Abete ritiene che reiterare i 95 di mutualità attuale possa e debba bastare. La A, che pagherà il conto, a scanso di equivoci sta pensando di disertare la riunione dal Ministro.

Anche noi, che ormai non ci sorprendiamo più delle inquietanti esclusive della Gazzetta, che anticipa con sconcertante precisione verdetti e punizioni della giustizia sportiva, abbiamo accusato il colpo. Passi che il Palombo dia in esclusiva per probabile, ma solo tra parentesi, l’arrivo di nuovo materiale dalla Procura di Napoli alla Superprocura federale, passi che il Palombo ci annunci per primo l’invio di un’informativa riguardante i Paparesta da Napoli ai Palazzi, ma che il Palombo annunci come imminenti decisioni giudiziarie che non stanno né in cielo né in terra riguardanti la squadra degli onesti e degli onesti ma non troppo, questo proprio non ci va giù. E ci spaventa, persino.

Scrive il Palombo: “le due società vanno incontro, insieme a qualche loro dirigente, a un bel deferimento per violazione dell'articolo 1 del codice di giustizia sportiva, quello relativo alla lealtà e probità.

Noi non ci caschiamo. Ci chiediamo come sia possibile confondere un illecito amministrativo con la slealtà sportiva. Nel codice di giustizia sportiva* non c'è solo l'art.1 (slealtà sportiva) e l'art.6 (illecito sportivo). Questa semplificazione che la stampa schierata opera a uso e consumo del procuratore federale è scorretta e fuorviante. Si vuole mobilitare il fronte degli innocentisti, facendo credere che la giustizia sportiva riconosca solo due tipi di illecito, uno grave e uno meno grave. I giochetti di bilancio sarebbero naturalmente meno gravi, vuoi mettere? Lo dice il codice? No, lo dice la Gazzetta.

Il codice si sviluppa infatti in parecchi articoli, non in “grave” e “meno grave”.

Ad esempio l’articolo 7 del Codice di Giustizia Sportiva, che riportiamo, dice così:

Art. 7
Violazioni in materia gestionale ed economica
1. La mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione, anche parziale, dei documenti richiesti dagli Organi di giustizia sportiva e dalla CO.VI.SO.C., ovvero il fornire mendace, reticente o parziale risposta ai quesiti posti dagli stessi Organi, costituisce illecito.
2. La società che commette i fatti di cui al comma 1 è punibile con la sanzione dell’ammenda con diffida, salva la più grave sanzione che possa essere irrogata per i fatti previsti dal presente articolo.
3. La società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione ad un campionato a cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni federali vigenti al momento del fatto, è punita con una delle sanzioni previste dall’art. 13, lettere f), g), h) e i).
(…)
5. La società appartenente alla Lega Nazionale Professionisti o alla Lega Professionisti Serie C che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili od amministrativi, si avvale delle prestazioni di sportivi professionisti con cui non avrebbe potuto stipulare contratti sulla base delle disposizioni federali vigenti, è punita con la penalizzazione di uno o più punti in classifica (questo tanto per ricordare, nda).
(…)
7. I dirigenti, i soci di associazione e i collaboratori della gestione sportiva che partecipano agli illeciti di cui ai commi precedenti, sono soggetti alla sanzione della inibizione di durata non inferiore ad un anno.
(…)

E non è forse questa la fattispecie di reato contestata dai pm milanesi alle due squadre meneghine? Ossia “La mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione, anche parziale, dei documenti richiesti dagli Organi di giustizia sportiva e dalla CO.VI.SO.C., ovvero il fornire mendace, reticente o parziale risposta ai quesiti posti dagli stessi Organi, costituisce illecito”. L’ultima parola, per i più distratti, è illecito.

E cosa succede in caso di illecito in materia gestionale ed economica? Dipende. Comma 2 o comma 3.
Comma 2: La società che commette i fatti di cui al comma 1 è punibile con la sanzione dell’ammenda con diffida, salva la più grave sanzione che possa essere irrogata per i fatti previsti dal presente articolo.
Comma 3: La società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, tenta di ottenere od ottenga l'iscrizione ad un campionato a cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni federali vigenti al momento del fatto, è punita con una delle sanzioni previste dall’art. 13, lettere f), g), h) e i).

E non è forse questa, descritta dal comma 3, la fattispecie di reato contestata dai pm milanesi all’Inter (e, per la precisione, non al Milan)?

Palombo, che riporta con puntualità disarmante qualsiasi battito d’ali, di farfalla o di falco, che provenga dalla Procura di Napoli, non avrebbe forse dovuto leggere con più attenzione gli atti della Procura di Milano?Noi ci chiediamo infatti come possa incanalare le imputazioni mosse ad Inter e Milan nel calderone dell’articolo 1, che parimenti riportiamo:

Art. 1
Doveri ed obblighi generali
1.Coloro che sono tenuti all'osservanza delle norme federali devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ognirapporto comunque riferibile all’attività sportiva.
2.Ai soggetti di cui al comma 1 è fatto divieto di dare comunque a terzi notizie o informazioni che riguardano fatti oggetto di procedimenti disciplinari in corso.
3.I dirigenti, i soci di associazione ed i tesserati, se convocati, sono tenuti a presentarsi dinanzi agli Organi di giustizia sportiva.
4.Ai soci di associazione sono equiparati, ai fini del presente Codice, i soci delle società sportive cui è riconducibile, direttamente o indirettamente, il controllo delle società stesse.

Come si fa, Palombo? Come è possibile? Come è possibile scrivere, lo scrive lei, “che Inter e Milan rischiano una (improbabile) penalizzazione in classifica, ma tanto basta perché diventi imperativo un giudizio rapido.”? E me lo domando non soltanto proponendo il necessario completamento all’art.7 comma 3, ossia l’art.13, lettere f) g) h) i) che associa al reato la pena:

Art. 13
Sanzioni a carico delle società
1. Le società che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali e di ogni altra disposizione loro applicabile sono punibili con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura e alla gravità dei fatti commessi:
(…)
f) penalizzazione di uno o più punti in classifica; la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente;
g) retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria;
h) esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con assegnazione da parte del Consiglio Federale ad uno dei campionati di categoria inferiore;
i) non assegnazione o revoca dell'assegnazione del titolo di campione d'Italia o di vincente del campionato, del girone di competenza o di competizione ufficiale;

…ossia penalizzazione nel campionato in corso o nel prossimo, retrocessione, esclusione dal campionato e assegnazione a una serie inferiore, nemmeno necessariamente la B, revoca del titolo di Campione d’Italia, queste le possibilità.

Ma mi domando come, sempre tra parentesi, possa considerare improbabile una penalizzazione in classifica delle due squadre anche in base all’art.1 da lei citato, visto che è lei stesso a scrivere: “Con Moggiopoli la violazione dell'articolo 1 è diventata pericolosa, perché le sanzioni vanno da un minimo (ammonizione e/o sanzione pecuniaria) a un massimo che la Juve e il suo ex direttore generale conoscono assai bene”. E’ un’evidente contraddizione non crede? O è pericolosa, o è improbabile. Ma forse lei ne sa qualcuna in più di noi, e qualcuna in più del Diavolo, forse non più del Biscione, ecco…Infine mi chiedo per quale motivo invochi un giudizio rapido. Noi, da veri garantisti, auspichiamo che la difesa delle parti in causa possa produrre i propri atti nel tempo che gli è necessario, come purtroppo non è stato concesso alla Juve, ma soprattutto auspichiamo che il procedimento non si concluda in fretta e furia, con pene irrisorie, solo perché siamo a novembre e non si può condizionare il campionato in corso. La tempistica per mandare in B la Juve è stata anomala ma ben calcolata, nel periodo estivo.La tempistica per salvare l’Inter (anche il Milan che però rischia meno, vedi art.7 comma 2) sembrerebbe, viste le esitazioni del Palazzi, altrettanto anomala e calcolata, nel periodo del grande freddo, che tutto congela. (ndr: gli atti sono stati trasmessi alla Procura Federale il 7 giugno 2007 con il corredo della documentazione fornita dalla Procura della Repubblica di Milano)

Infine, ci concediamo un altro piccolo appunto. Non ci si crogioli in frasi fatte e titoli estivi, “Moggiopoli” e “art.1”, ci si riferisca alla vicenda con precisione.

Non ha motivo di chiamarsi Moggiopoli e la punizione, purtroppo, avvenne ex. art. 6 tramite sommatoria di art. 1. La si racconti questa cosa ai lettori, non si continui con l'approssimazione. Non si continui ad alimentare una vulgata imprecisa e scorretta, non si violenti la storia. Lo sappiamo tutti bene com’è andata.

Insomma, amici, l’articolo di Palombo, come dimostrato, è fuori da ogni realtà, e fuori da ogni conoscenza del codice sportivo. Non di meno, come già accaduto in passato, i fatti riferiti potrebbero essere veri. Ossia potrebbe essere vero che Palazzi abbia intenzione di deferire gli "onesti" e gli "onesti ma non troppo" in base all’articolo 1, in barba ad ogni logica.

Allora il cerchio si chiuderebbe.

* Ci riferiamo qui al vecchio codice di giustizia sportiva, perché in base a quello verranno giudicate Milan e Inter. Nella sostanza, riguardo alla fattispecie, nulla cambia con il nuovo codice che è anzi, in alcuni casi, più esauriente nell’individuare reati. All’art. 7 del vecchio codice corrisponde l’art. 8 del nuovo, e all’art. 13 l’art. 18, per chi se ne voglia sincerare.

Nota: un ringraziamento speciale a Cirdan che mi ha assistito nella stesura di questo articolo

lunedì 26 novembre 2007

Più siamo, più contiamo. Associati anche tu


Un compleanno importante


Venerdì, con un gruppo di squadristi sobillatori, abbiamo festeggiato il 29°+11 compleanno di dominiobianconero.

Con tanto di torta alla panna, scudetto e numero 29 in bella mostra.

Il nostro dominiobianconero ha ricevuto una valanga di auguri.

E anche gli occupanti abusivi di Fermo Ferraris non hanno voluto far mancare il loro pensiero affettuoso.

Giovanni Cobolli&Gigli, in un comunicato ufficiale a presidenti unificati emesso dopo lunga ed estenuante trattativa, hanno espresso i loro più simpatici auguri per il 28°+12 compleanno.

E si è mosso nientepopodimenoche John El Kann, il quale, ispirato come al solito dai propri tutori, ha formulato i più leonini ed oceanici auguri per il 22°+18 compleanno.


Colazione


Questa mattina mi sono alzato molto presto.

Sono uscito di casa.

Sono salito in moto (rigorosamente bianconera).

E mi sono diretto in periferia.

Alla ricerca di un bar.

Ma non di un bar qualunque.

Di un lurido bar di una squallida periferia.

No. Non sono impazzito.

Un attimo di pazienza e capirete.

Dovevo fare una verfiica.

Per avere una conferma.

Allora. Ho trovato un bar.

Sufficientemente lurido e putrido.

La periferia era sufficientemente squallida.

Sono sceso dalla moto.

L'ho legata con la catena (visto l'ambientino).

Sono entrato nel bar.

Un bel covo di brutti ceffi (sia al di qua che al di la del bancone).

Mi sono guardato intorno.

Ed eccolo.

L'immancabile bancone dei gelati.

E cosa ho trovato sopra il bancone dei gelati?

L'immancabile cazzetta dello sport.

Unta e bisunta.

A quel punto, ho girato i tacchi.

E me ne sono tornato a casa.


Ho avuto la conferma che cercavo.

La cazzetta dello sport si trova solo (sempre meno) sui banconi dei gelati nei più putridi bar delle più squallide periferie.


venerdì 23 novembre 2007

La barzelletta del giorno


(Vi sembra un falco questo?
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Fulvio Bianchi

Spy Calcio - Repubblica

23 novembre 2007


La responsabilità oggettiva e il "falco" Cobolli Gigli

Si discute molto in Italia di responsabilità oggettiva. Lo stesso presidente Uefa, Michel Platini, in materia è piuttosto scettico. Ma è difficile che al momento possa cambiare qualcosa, anche se i presidenti (italiani) sono preoccupati perché temono di pagare anche per incidenti che avvengono sempre più lontani dagli stadi. "E che colpa abbiamo noi se rubano in un autogrill?", si chiedono. Il "falco" della situazione è un insospettabile, Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus. C'è chi lo paragona già ad Antonio Giraudo, almeno in quanto a grinta.

giovedì 22 novembre 2007

Il nuovo che avanza


Antonio Matarrese da Punta Perotti è stato confermato presidente della Lega Calcio (o, meglio, non è stato sfiduciato a sufficienza).

La mozione di sfiducia ha infatti raccolto solo 27 voti su 40, mentre il quorum era fissato a 30.

Voci di corridoio


Mi dicono che la Cazzata dello Sport abbia cambiato idea. E che in relazione al caso Lazio/Lecce, abbia espresso le proprie perplessità in merito alla liceità dell'utilizzo delle intercettazioni nell'ambito della giustizia sportiva.


Mi dicono che la giustizia sportiva abbia cambiato atteggiamento. E che abbia deciso, sempre in relazione al caso Lazio/Lecce, di procedere con tutta calma, accogliendo la richiesta dei difensori della Lazio di ascoltare la registrazione integrale dell'intercettazione (rinviando il tutto a dopo Natale).


Mi dicono che il Presidente Gigli abbia, per l'ennesima volta, contraddetto il tifoso Cobolli, buttando acqua sul fuoco (comme la pluie) sulla questione dei torti arbitrali ("La Juventus vessata dalle decisioni arbitrali sfavorevoli? Magari qualche volta, ma non siamo la squadra più penalizzata"). Grazie a Franco Bollo per questa segnalazione

And the winner is


Si è concluso il sondaggio sul peggior quotidiano sportivo.

A grandissima sorpresa, ha vinto (ma cosa dico vinto, ha stravinto; ma cosa dico stravinto, non c'è stata proprio gara) il nostro splendido partner commerciale.

Si, si, si, proprio quel giornale di colore rosa che si trova (sempre meno), unto e bisunto, sui banconi dei gelati nei peggiori bar delle più scalcinate periferie. La Cazzata dello Sport.

Al nostro partner commerciale è andato ben l'89% delle preferenze (a conferma che quanto a lungimiranza i nostri Birigenti non li batte proprio nessuno).

mercoledì 21 novembre 2007

Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio


Secondo alcuni tabloid e blog d'oltremanica, il primo ministro inglese (Gordon Brown) porta sfiga ed è stato pertanto caldamente invitato a non andare a vedere la partita di questa sera (l'Inghilterra si gioca a Wembley con la Croazia la qualificazione agli Europei di calcio dell'anno prossimo).

E' un dato di fatto che Brown abbia assistito dagli spalti ad alcune giornate non proprio fortunate per le nazionali del Regno Unito.

Ad agosto è andato a vedere Inghilterra-Germania a Wembley: 2-1 per i tedeschi.

A ottobre è volato a Parigi per la finale mondiale di rugby: inglesi battuti dai sudafricani.

Sabato, ricordandosi di essere scozzese, era a Glasgow per incitare i suoi contro l'Italia...


Anche noi abbiamo i nostri porta-sfiga.

I fratelli El Kann.

John El Kann è andato due volte a Vinovo quest'anno.
Prima delle partite con Udinese e Napoli. Due belle sconfitte.

Lapo El Kann è un notorio porta-sfiga. Chiedere a Valentino Rossi...


In conclusione.

Fratellini El Kann, restate a casa.

Anzi, fate un passettino in più.

Pedalate fuori dai coglioni.

Faster, please


PS del Mago. Non è vero che il gatto nero porta sfiga. E molto peggio El Kann (in bianco)nero


martedì 20 novembre 2007

Tiago in corsa per il Bidone d'Oro


Quattro giocatori bianconeri sono in corsa per il Bidone d'Oro 2007.

Uno è Alex Del Piero.

Gli altri tre, sono tutti giocatori acquistati dai nostri fantastici, illuminati, simpatici, divertenti Birigenti.

Il portoghese Tiago, fiore all'occhiello (?) della campagna acquisti 2007/2008.

Il ceco Grygera, acquistato a parametro zero.

E nientepopodimeno che Boumsong, il campione (?) francese acquistato l'anno scorso (tra una svendita ed un saldo) per rinforzare (?) la difesa.


Se ci fosse un Bidone d'Oro anche per la categoria dirigenti, i nostri Birigenti (la triade composta dal presidente più ciarliero che ci sia, Monsieur Rien ne va plus ed il direttorino sportivino) non avrebbero certamente rivali.

Sempre più Farsopoli


(Andy54 per www.ju29ro.com)
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Navigando in internet troviamo, sul sito fiorentinanews, una intervista del pm Narducci rilasciata al quotidiano sportivo milanese. L'articolo ricorda che il 15 dicembre è il giorno dell'udienza preliminare, a porte chiuse, sulle richieste di rinvio a giudizio dei pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci nei confronti di Luciano Moggi e altre 36 persone.

Dopo un breve profilo del pm, il quotidiano scrive:

"Ama il calcio e tifa Bologna. Quanto segue è tutto quello che, in questo delicato momento, poteva dirci. Uno sfogo amaro, fatto di disillusione ma anche di fiducia. Nel «suo» processo.

Dottor Narducci, è da 39 mesi dentro l'inchiesta. Che idea ha oggi del calcio italiano?

«Un quadro desolante. Bisognerebbe avere il coraggio e la capacità di non seguire più il calcio professionistico. Può sembrare una provocazione, ma le persone sensate dovrebbero abbandonare questo calcio. Poi, però, prevale la passione che ci fa andare contro la logica».

Perché è pessimista?

«Quando si guarda il mondo del calcio dall'interno, come capita a chi fa il mio mestiere, si scopre che si tratta di una realtà molto diversa da quella che è nell'immaginario di tutti. Ci troviamo di fronte a interessi di ogni tipo che nulla hanno a che fare coi principi dello sport. La realtà è peggiore di quello che si possa immaginare. Occorrerebbe una grossa opera di demistificazione: scoprire l'inganno che c'è dietro».

Allora crede che nulla sia cambiato?

«Poco o nulla. Resta il valore di questa inchiesta, ma indagini penali e processi non possono da soli cambiare la situazione. Un discorso che vale anche per la violenza negli stadi. È un problema che riguarda tutti i momenti della vita italiana, non solo quelli dello sport: indagare sui fenomeni degenerati non può cambiarli. Ci vuole altro».

Tipo?

«Non credo che lo Stato possa disinteressarsi, in nome di un'autonomia del mondo dello sport, di alcuni aspetti essenziali. Penso all'ordine pubblico, ai diritti tv, alla giustizia sportiva. Aspetti che riguardano la collettività e lo Stato dovrebbe intervenire direttamente e decidere: lo sport non può da solo darsi le soluzioni. Occorre che lo Stato riprenda l'iniziativa. Coi diritti tv se non fosse intervenuto lo Stato non si sarebbe arrivati alla definizione. E sono di vitale importanza per i club di cui si decide vita e morte».

Ha parlato anche di giustizia sportiva.

«È un tema apertissimo. Bisogna avere il coraggio di dire che interessa tutti: milioni di persone che seguono gli avvenimenti fanno affidamento sul rigore, la trasparenza, la correttezza delle decisioni della giustizia sportiva. A questi lo Stato chiede soldi attraverso i concorsi pronostici e le scommesse e lo Stato deve quindi garantire anche questo. Come? Dando autonomia e indipendenza alla giustizia sportiva evitando che faccia parte degli stessi organismi sui quali deve giudicare».

Sembra difficile.

«Mica tanto. Una struttura esterna alla quale si accede - come per la magistratura - per concorso. O con titoli di studio qualificanti. Creare un "mestiere" di giudice sportivo. Significa avere dei costi, ma deve diventare una professione con possibilità di carriera e retribuzioni adeguate. Utopia? In fondo basta solo avere il coraggio di provare a pensarci».

Preoccupato per quello che la aspetta?

«No. Abbiamo fatto un buon lavoro. E' un'inchiesta solida. Nata per smantellare quel grumo di potere che ha governato il calcio nei primi anni duemila».


COMMENTO.

Per prima cosa restiamo sempre sorpresi quando un pm rilascia interviste inerenti un'indagine o un processo che lo vede attore e, in questo caso, alla vigilia dell'udienza. Sfuggono all'intervistatore, che evita di "approfondire", alcuni aspetti che suonano come evidenti contraddizioni. Sui forum sono stati ampiamente dibattuti. Vediamoli:

Narducci prima dice che è cambiato "poco o nulla" per poi concludere che l'inchiesta è solida e che lui e Beatrice hanno indagato e smantellato la cupola "dei primi anni duemila".

Allora è lecito chiedersi: se i due pm hanno individuato e colpito la "cupola che governava il calcio", essenzialmente individuata in Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto e De Santis che sono stati allontanati dal mondo del calcio, come mai sarebbe cambiato poco o, addirittura, nulla?

Solo due possibili risposte:

1. Non era quella la "vera cupola" o, perlomeno, non la sola dato che una parte consistente del "sistema", un'altra "cupola" non sfiorata, potrebbe agire ancora indisturbata. Ci chiediamo, a questo punto, se a "governare il calcio" potesse essere una coalizione più ampia. Se così fosse stato, gli altri partiti non sarebbero stati indagati, ascoltati, perseguiti. Il processo, se si farà, risulterebbe "monco di una parte del "sistema".

2. Quel "grumo di potere" potrebbe essere stato, allora, prontamente sostituito da un "Nuovo grumo di potere" sul quale non si ha notizia di indagini.


In ogni caso, ci piacerebbe ascoltare il parere degli attuali vertici del calcio italiano alla domanda che sorge spontanea, dopo le dichiarazioni di Narducci: "è vero che non siamo in presenza di "un calcio pulito" e che è cambiato "poco o nulla" rispetto a quando il calcio è stato definito "sporco"? Non lo diciamo noi, lo dice un pm: quale trasparenza e rigore ci offrite in cambio del finanziamento al calcio che ci chiedete e vi offriamo?".

Chi ha raccolto l'intervista questa domanda non se la pone.

Perchè? Forse perchè "scomoda" e dovrebbe costringerli a rivedere quanto scritto o ammettere che "il nuovo calcio pulito", il "venticello nuovo", è solo una trovata pubblicitaria slegata dalla realtà?

E' sfuggito all'intervistatore che se il calcio fosse stato davvero mondato dai suoi peccati il pm Narducci avrebbe dovuto esultare: "Abbiamo sconfitto il marcio" ed invece DENUNCIA che "poco o nulla è cambiato". Se avessimo vestito i panni del giornalista, avremmo posto un quesito naturale al pm: "State indagando anche sull'attuale sistema, visto che è cambiato poco o nulla?". Ma forse non c'era interesse a fare una domanda che facesse chiarezza.

Sulla parte in cui il pm Narducci si spende in consigli su come migliorare il sistema sorvoliamo. Certo anche Narducci, come Borrelli prima, si interessa dei diritti televisivi e gli attribuisce un "ruolo chiave", elogiando il Governo per l'intervento effettuato. Non si dimentichi che il Governo che è intervenuto è uguale a quello che aveva liberalizzato i diritti TV e che questo nuovo provvedimento è ad alto rischio di incostituzionalità, come dichiarato dal presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre.

Anche questa possibile ed interessante domanda ad un uomo di legge, sul parere di un altro uomo di legge, è rimasta in canna al giornalista del quotidiano milanese.


A proposito di domande che ci sarebbe piaciuto leggere rivolte al pm napoletano annoveriamo, tra le più gettonate dal popolo dei forum, le seguenti:

1. A che punto sono le indagini per scoprire il "servitore infedele" che ha divulgato le intercettazioni dandole alla stampa?

2. Perchè atti di una indagine ancora in corso sono stati dati a Borrelli che, ascoltato in Commissione Giustizia al Senato (14 settembre 2006), porta il Senatore MANZIONE ad affermare: "Lei ci ha detto che la richiesta non era stata ancora inoltrata e ancor più che non aveva nemmeno assunto le funzioni, quindi non era in condizione di presentare la richiesta. A volte la forma diventa sostanza"?


Ma queste sono domande di un altro giornalismo ... quello di Enzo Biagi, che non ha lasciato eredi.


P.S. Giunge la prima reazione di "uno dei vertici" del calcio alle parole di Narducci. Parla Matarrese: «Non mi aspettavo parole del genere. Narducci ha fatto un ottimo lavoro, spero non lo disperda così. Ma da queste parole non emerge il magistrato che conoscevo. Sembra quasi voglia auto-denigrarsi». E alla domanda se Narducci ha sbagliato risponde: «Forse gli è sfuggita di mano la situazione. Forse non sa che il calcio oggi è cambiato. Se chiedesse qualche informazione a me, oppure ad Abete, potremmo informarlo meglio». Sull'«inganno che c'è dietro il calcio» Matarrese risponde «Spiace, è andato fuori strada. Denigrare non è il modo migliore per dare una mano, soprattutto in giorni nei quali avevamo bisogno di concentrazione per l'Europeo. Ma questo non cambia la mia stima per lui: fin dall'inizio delle indagini ho sempre apprezzato il suo coraggio».

Giova ricordare che proprio grazie a quelle indagini, Matarrese ha potuto recuperare un ruolo di primo piano nel mondo del calcio dopo anni e dopo che tutti chiedevano a gran voce un rinnovamento del calcio italiano.

lunedì 19 novembre 2007

Moratti Gigli


(Bonarober per www.juworld.net)
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Pare che il presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli abbia detto che senza errori arbitrali la Juventus sarebbe al livello degli indossatori di scudetti altrui. Gli errori arbitrali ci sono stati, anche clamorosi, ma non è vero che la Juventus sarebbe sullo stesso piano della seconda squadra di Milano. Queste sono giustificazioni bambinesche, morattiane. Loro purtroppo sono molto più forti e non perché favoriti dagli arbitri, ma perché favoriti da Cobolli Gigli che gli ha svenduto Ibra e Viera e con il ricavato ha comprato Almiron e Tiago.




Dal blog di Christian Rocca - 16 novembre 2007

venerdì 16 novembre 2007

Nazionale con il lutto in Scozia? Io sto con Seedorf


Sabato la Nazionale ascenderà in campo a Glasgow con il lutto al braccio.

Il presidente federale Giancarlo Abete (il nuovo che avanza...) ha spiegato la decisione come testimonianza di rispetto per Gabriele Sandri e la sua famiglia.

Peccato però che nel frattempo sia emerso qualche dettaglio in più sulla limpida e mite figura di Gabriele Sandri (Napolitano docet).

La scelta di scndere in campo con il lutto al braccio, già illogica ab origine, diventa ora del tutto assurda.

Io sto con Clarence Seedorf, che domenica a Bergamo si era rifiutato di indossare il lutto al braccio, illustrando poi in questo modo la propria decisione: "non sapevo di chi si trattava e allora ho deciso di non associarmi con un fantasma. Per rispetto anche ad altre situazioni che ci sono state prima, tipo il fratello di Kaladze, eccetera. La Federazione e la Lega non fanno mai niente quando la situazione è legata a un giocatore. Non credevo che era giusto in quel momento senza sapere di chi si trattava, quale era la situazione, di fare quel gesto. Il gesto giusto, secondo me era quello di spostare la partita di dieci minuti. Finché non c'era la chiarezza sulla situazione completa, non mi sembrava giusto metterlo. Con quello che è successo, il calcio ha perso ancora una volta. Speravo che si potesse veramente migliorare il sistema. I responsabili in Italia si prendano le loro responsabilità” (intervista a Sky, rilasciata dopo la sospensione della partita con l'Atalanta).

Il regalo di Zia Patty


Zia Patty ha finalmente deciso.

Era molto incerta/0 sul da farsi.

Voleva fare colpo su Oceano e, soprattutto, sui suoi genitori.

Non sapeva proprio cosa donare al piccolo El Kann.

Ha poi scoperto, navigando su certi blog, che Jaki e Lav avrebbero donato ad Oceano una splendida Fiat Marea.

Ed ecco allora l'illuminazione.

Una scintillante Fiat Regata vintage (vedi foto).


Tutto ciò è molto bello.

E fa sicuramente bene al calcio.

Siamo tutti molto sereni.

La palla è rotonda.

Non ci sono più le mezze stagioni (o forse è il contrario, ci sono solo mezze stagioni, oltre che mezze calzette)

E' una splendida giornata per la democrazia.


A prescindere, mi resta un dubbio.

E Leone? Che regalo aveva ricevuto da Zia Patty?

Si fosse chiamato Cavallo (nome rimasto in ballottaggio sino all'ultimo), non avrei dubbi. Una Fiat Palio.

Ma visto che alla fine l'ha spuntata Leone (El Kann, mica cazzi), non so proprio.

Ma lo scoprirò.



Occhio agli aggettivi


Giorgio Napolitano ha chiesto nei giorni scorsi di fare «piena luce» sulla «tragedia assurda» della morte di Gabriele Sandri «indipendentemente dai gravi fatti di violenza verificatisi a Roma e altrove, che sono da considerarsi del tutto estranei alla limpida e mite figura del giovane Sandri».


Giustissimo chiedere di fare luce.

Ma a volte è meglio non sbilanciarsi troppo con gli aggettivi.

Ecco perché


Carlo Bonini

"C'erano sassi nelle tasche di Gabriele. In autogrill i laziali fecero un agguato"



Sostiene il Dipartimento della Pubblica sicurezza che, alle 9.15 di domenica mattina, alla stazione di servizio Badia al Pino est, l'agente Luigi Spaccarotella ha volontariamente indirizzato il tiro della sua pistola di ordinanza sulla Renault Scenic su cui viaggiava Gabriele Sandri.

Sostiene il Dipartimento della Pubblica sicurezza che i tifosi della Lazio che con Sandri viaggiavano hanno raccontato una storia monca, almeno ad uso pubblico. Erano in nove - otto uomini e una donna - su due macchine. Non in cinque, su una sola auto. E quando il colpo assassino è partito, "Gabbo" non stava dormendo. Perché dai suoi indumenti, nell'obitorio di Arezzo, sarebbero saltati fuori due sassi "verosimilmente" caricati alla partenza da Roma. Con i suoi compagni - sostiene ancora il Dipartimento - aveva appena perso la "preda" di quegli istanti. Cinque romani, tifosi della Juventus diretti a Parma, circondati e aggrediti con coltelli, fibbie, biglie, sassi, ombrelli. Inseguiti fin nell'abitacolo della Mercedes nera classe A con cui erano arrivati all'autogrill seguendo lo stesso tratto di autostrada delle due macchine di laziali. Una Renault Scenic (su cui viaggiava Sandri) e una Renault Clio.

Ieri, al capo della Polizia Antonio Manganelli è stata dunque consegnata da chi, tra i suoi funzionari, ha lavorato all'indagine, quella che viene proposta come "la ricostruzione definitiva" dei fatti che sono costati la vita a Gabriele Sandri. E se è una ricostruzione corretta, l'intera sequenza di quel mattino va riscritta. Per l'omicidio, resta ferma la sola e inescusabile responsabilità di chi ha cancellato una vita, sparando ad altezza d'uomo. L'agente Spaccarotella. Al contrario, vanno raccontate da capo le mosse di tutti gli altri protagonisti di quel mattino. Otto uomini e una donna, si diceva, gli identificati dalla polizia. Gabriele Sandri, la vittima. E, con lui, Marco Turchetti, Francesco Giacca, Francesco Negri, Simone Putzulu, Valentino Ciccarelli, Carlo Maria Bravo, Marco Timperi, Francesca Montesanti.

Partono da Roma alle 6.30 del mattino di domenica, con appuntamento in piazza Vescovio, dove, non più tardi del 22 settembre, un'altra trasferta è stata interrotta dalla polizia. Quella di 60 laziali verso Bergamo, con un borsone carico di coltelli, accette, machete. Non è la prima trasferta che i nove fanno. Con la storia di Bergamo non hanno nulla a che vedere. Le loro identità nulla dicono agli archivi della polizia. Con due sole eccezioni. Quella di Gabriele Sandri (identificato nel 2002 a Milano insieme a una ventina di tifosi armati di cacciavite) e di Marco Turchetti, denunciato il 9 aprile dello scorso anno quando viene pizzicato in un Siena-Lazio armato di coltello. Anche quella domenica mattina, alcuni dei nove viaggiano con "lame", sassi, biglie, fibbie. Armi buone per il corpo a corpo, che verranno ritrovate in terra, dopo le 9.15, sull'asfalto dell'autogrill Badia al Pino est e che a loro vengono attribuite dalla polizia sulla base delle impronte digitali.

Le macchine sono due. Una Renault Scenic guidata da Marco Turchetti su cui viaggiano in cinque (e a bordo della quale è Sandri). Una Renault Clio, su cui prendono posto in quattro. Alle 9, le due macchine entrano nell'area di servizio Badia Al Pino est e si parcheggiano in un punto riparato, vicino alle pompe di benzina.

In sosta è anche una Mercedes nera classe A su cui viaggiano cinque ragazzi romani, dello "Juventus club Roma". Vanno a Parma, probabilmente non da soli, dal momento che la polizia sta cercando una seconda macchina (che comunque non si fermerà all'autogrill di Badia Al Pino). I laziali sostengono a verbale di riconoscerli come tali perché uno di loro ha una felpa con su scritto Juventus. Un altro perché li sente parlare tra loro di calcio ("Speriamo che oggi la Lazio ci faccia un favore battendo l'Inter").

Sono ora all'incirca le 9 e, sempre a stare alla ricostruzione della polizia, i 5 juventini (identificati e ascoltati in questi giorni), entrano nell'autogrill per un caffè. Fuori, i nove laziali si travisano, si armano e si preparano a quello che il Viminale definisce un "agguato". Che scatta quando dal bar escono i primi tre dei cinque juventini. Nove contro tre. Nove armati, contro tre disarmati. La colluttazione dura pochi istanti. I tre fuggono verso la Mercedes, raggiunti dagli altri due che abbandonano precipitosamente il bar. La furia dei laziali si abbatte sulla Mercedes. Quando la polizia fermerà la macchina (circostanza volutamente taciuta in questi giorni di indagine), ne trova i segni. Il lunotto anteriore è sfondato, come quello posteriore destro. La carrozzeria rientrata in più punti.

Sull'altra corsia, nella stazione di servizio che fa specchio a Badia al Pino, l'agente Spaccarotella, richiamato dal rumore e dalle grida, intercetta la sequenza mentre sta controllando i documenti di tre ragazzi sorpresi in possesso di coltelli. Non sono tifosi, ma frequentatori di centri sociali (che, come gli altri presenti, testimonieranno su quegli istanti). La sirena azionata da uno dei colleghi di Spaccarotella, interrompe la furia dei laziali. Dice di "essersi messo a correre" per avere una visuale migliore sulla rampa di uscita dall'autogrill sul lato opposto. Vede allontanarsi prima la Mercedes, quindi la Renault Clio. Forse spara allora il primo colpo in aria. Quindi, decide di puntare l'arma verso l'ultima macchina che si sta allontanando, la Scenic con a bordo Sandri. Spaccarotella sostiene di aver "brandeggiato" l'arma in direzione dell'auto intimando l'alt e, in quel momento, di aver sentito partire il colpo ("Avevo il braccio destro teso e la mimica di chi vuole fermare qualcuno in fuga"). Il Dipartimento non gli crede. Non crede al "brandeggiamento" dell'arma. Crede al cortocircuito di chi vede sfuggire l'ultimo dei bersagli e tenta di arrestarne la corsa con un colpo impossibile. Che diventa volontario e omicida.

Più etilometri per tutti


Gigi Riva (Tuttosport, 14/11): "Qui siamo di fronte a una guerra civile e dobbiamo risolverla prima di riprendere a giocare. La mia idea? Fermiamo il calcio fino a quanto non torna la sicurezza negli stadi e per le strade. Fermiamolo anche per sempre: assegnamo lo scudetto a chi è in testa e facciamo retrocedere chi è in coda."


Il petroliere più ambientalista che ci sia (vari giornali, 15/11): "Ibra è da Pallone d'Oro, lo merita molto più di Kakà...".

giovedì 15 novembre 2007

Il Valencia

(Fonte: www.barzainter.blogspot.com)
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Il solito bananeto italiano


Linea dura.

Massima fermezza.

Repressione.

Le violenze dei tifosi non sono accettabili.

Sono dei terroristi.

Eversione.

Attacco ai poteri dello Stato

Mai più in trasferta.

Chiudiamo gli stadi.

Bla bla bla bla.


La realtà è invece questa.

Centinaia i violenti in azione. In particolare a Bergamo e a Roma.

Poco più di una decina i tifosi arrestati.

Due o tre quelli che sono ancora in carcere.


Complimenti!


Menzione d'onore al PM di Milano, che ha richiesto la messa in libertà degli ultras arrestati perché non aveva il codice aggiornato: «Eh sì, mi sono sbagliata, avevo una vecchia edizione della legge e così ho chiesto la scarcerazione...».

mercoledì 14 novembre 2007

Ponzio Odiato

di Laura Mingioni
Come Ponzio Pilato. Della morte del tifoso laziale Gabriele Sandri e degli assalti ultras contro la polizia che hanno messo a ferro e a fuoco le caserme di mezza Italia il ministro dell’Interno Giuliano Amato se ne lava le mani.
«Noi abbiamo vissuto ore difficili – ha ammesso il responsabile del Viminale riferendo in aula alla Camera, sulla tragica domenica di sangue che ha lasciato sulla piazzola di sosta di un autogrill il corpo senza vita di un ragazzo di 28 anni, ucciso per errore da un colpo esploso da un agente della stradale – non siamo stati in grado di dare un’informazione tempestiva, ma non abbiamo occultato nulla che sapessimo».
Peccato che, nella giornata del caos e della battaglia campale contro le forze dell’ordine, il capo dell’Interno abbia fatto capolino con un primo intervento ufficiale solo nove ore dopo la "tragica fatalità”.
Un ritardo che non scalfisce la convinzione di Amato: «Una comunicazione più chiara sulle circostanze della morte di Gabriele Sandri - ha ribadito il ministro - non avrebbe comunque impedito ai violenti di comportarsi come si sono comportati».
Come dire, il Viminale è impotente di fronte alle esplosioni di rabbia e brutalità che per una sera hanno messo sotto scacco la capitale.
Ferendo, devastando e incendiando prima tutta la zona del Foro italico e poi ponte Milvio e il quartiere Flaminio. Costringendo i poliziotti a restare asserragliati nei loro fortini “per evitare una mattanza”.
E lo Stato ad arrendersi senza condizioni alla tempesta di molotov e bombe carta scatenata dalla teppaglia curvaiola grazie al tam tam degli sms e dei blog su Internet.
Scene di guerriglia urbana che rivelano la totale impreparazione del governo nell’analizzare, contenere e reprimere una spirale di violenza del tutto immotivata. Una catena di errori madornali nella gestione dell’ordine pubblico che non lascia spazio a giustificazioni di sorta.
Certo, l’osservatorio sulla Sicurezza del ministero dell’Interno ha ordinato lo stop alle trasferte di massa dei tifosi violenti e d’ora in poi i questori potranno sospendere le partite anche se le zuffe avvengono fuori dagli stadi. Fatto sta che domenica scorsa il Viminale ha perso il controllo della situazione, lasciando il paese per un’intera notte, in balia di un gruppo di incappucciati facinorosi e pericolosi.
E facendo dell’avventato autore dell’omicidio il capro espiatorio di una giornata di straordinaria inettitudine politica.
«Gabriele Sandri – ha dichiarato il ministro davanti ai banchi di una Montecitorio semideserta – non sarebbe morto se una mano non avesse sparato, e questo è imperdonabile».
«L’uccisione del supporter laziale – ha aggiunto subito dopo, confermando la tesi di una regia eversiva degli scontri – è stata per i tifosi violenti l’occasione cercata e trovata per rialzare le bandiere ammainate dopo la morte di Raciti». Una "occasione di vendetta", a nemmeno un anno di distanza dalla morte dell’ispettore catanese, a cui il Viminale non ha saputo opporre nient’altro se non una fatalistica accettazione della logica dell’illegalità.
Intanto ieri mattina sui muri della capitale sono comparse scritte minacciose contro la polizia, mentre a Milano, Bergamo e Taranto sono scattate le manette per decine di ultras coinvolti, secondo gli inquirenti, negli incidenti seguiti alla morte di Sandri.
I reati contestati vanno dalla violazione della diffida dallo stadio (Daspo) alla resistenza a pubblico ufficiale.
I funerali del giovane dj si terranno a Roma nella parrocchia di San Pio X [oggi, nota del Mago]. La Giunta comunale della capitale, riunita ieri in seduta straordinaria, ha proclamato due ore di lutto cittadino in concomitanza con le esequie. Il tutto mentre le pricipali "curve" italiane si organizzano per essere presenti all’ultimo saluto al tifoso laziale: quelle della capitale, dove mercoledì a mezzogiorno si svolgeranno i funerali, ma anche quelle del nord.

Un Oceano in casa FIAT


John Elkann e Lavinia Borromeo hanno messo al mondo un figlio in perfetto stile Agnelli: parto in un ospedale pubblico, niente gossip, assoluto understatement. L’unica increspatura è il nome che hanno scelto per l’erede: Oceano.
Le cronache lo attribuiscono al Sant’Oceano che si celebra il 4 settembre, giorno in cui Lavinia e Yaki si sono incontrati e aggiungono compiaciute che in greco vuol dire “immensità”.
Sarà. Tutto ciò conferma la poca dimestichezza di casa Fiat per i nomi delle loro creature. Viene da pensare che se fosse stata femmina l’avrebbero chiamata Marea o Regata. Nomi infelici e scelti senza cura.
C’è poi quel pizzico di egoismo che non tiene conto della sorte di chi quel nome sarà costretto a portarselo sulle spalle per un bel po’. Con un nome si impone anche un destino. E va bene l’indicazione dell’immensità, ma ai compagni di scuola chi gliela spiega?
E poi andiamo, come si fa a pensare un nome che equivale a un mezzo libro di Baricco?

Si è riunito il C.d.A


Ieri pomeriggio si è riunito il C.d.A. in Fermo Ferraris.

I Cervelloni decidono Adminchiam hanno affrontato il tema stadio.

Decisioni?

Nulla. Zero. Niet.

«Adesso è prematuro parlare di una decisione definitiva», ha confermato ieri l'ex direttore generale di Benissimo Neonato.

«Dopo la squadra [lo stadio] è l’argomento più importante», si è lasciato sfuggire Don Bergero.

«Non daremo un colpo di bianco», aveva chiarito Rien ne va plus (l’ad Jean-Claude Blanc, da quando c'è lui non funziona pù nulla).

«Avere finanziamenti agevolati ci semplificherebbe il lavoro». Questa la brillante chiosa dell'ex direttore generale di Benissimo Neonato. Monsieur de Lapalisse "is nothing" al confronto.

Dossier Telecom / 1 - Le intercettazioni illegali


(Nella foto, il best seller del quartiere Bicocca e dintorni)
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(Dossier del Drago di Cheb - www.ju29ro.com/)
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Avvertenza per i lettori: questa ricostruzione dello scandalo Telecom-Spy è da considerare come un semplice riassunto di quanto apparso sugli organi di stampa. Non siamo giornalisti e non abbiamo informazioni privilegiate, quanto da noi scritto è facilmente reperibile leggendo i numeri arretrati de Il Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica, L’Espresso, Panorama e di tutti gli altri giornali e settimanali italiani.

La ricostruzione completa conterà di 4 o 5 articoli, che appariranno periodicamente sul sito, con questi titoli:

1) Telecom-spy: la genesi;

2) Telecom-spy: l’evoluzione;

3) Telecom-spy: la situazione attuale dell’inchiesta;

4) Telecom-spy: Le connessioni con il mondo del calcio;

5) Telecom-spy: Gli scandali “telefonici” degli ultimi anni e gli inquietanti interrogativi ad essi collegati


TELECOM-SPY

1° parte: la genesi dell’inchiesta che rischia di sconvolgere l’Italia


"L'Italia - e non solo l'Italia del Palazzo e del potere - è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue "contaminazioni" tra Molière e il Grand Guignol"

Pier Paolo Pasolini, “Lettere Luterane”


Il caso Telecom-spy nasce da una piccola inchiesta, un’indagine riguardante alcune gare d’appalto indette dal Comune di Milano per la “vigilanza privata” dei parchi pubblici.

Una classica storia all'italiana a base di malvessazione e corruttela, ma che nasconde inaspettatamente un inquietante risvolto: il 16 novembre 2003, durante una perquisizione, i Carabinieri scoprono con stupore che il presidente della società vincitrice dell'appalto aveva avuto modo di conoscere in presa diretta le mosse della Procura che, in quel momento, ne stava indagando le mosse.

Era spuntato il germe del dubbio, il sospetto che la Procura della Repubblica di Milano venisse segretamente spiata.

Qualche mese più tardi, il 31 Marzo del 2004, il Presidente di questa società viene arrestato insieme alle sue due insospettabili “talpe”, una cancelliera dell’ufficio dei Gip e (addirittura) un giudice onorario. Al processo le “talpe” si arrendono subito e patteggiano la pena, ma la loro condotta processuale si dimostra quanto mai preziosa per la Procura milanese perché consente ai Magistrati di non svelare tutte le prove che saranno successivamente usate per assestare il primo vero colpo decisivo all’inchiesta.

Il 13 maggio 2004, otto arresti scuotono l’intero gruppo Ivri (Istituti vigilanza Riuniti d’Italia), allora numero uno in Italia nel business della sicurezza privata. Anche in questo caso l’accusa, in sostanza, è quella di corruzione nell’ambito di appalti per la vigilanza. Ma vi è una circostanza che sconvolge i Magistrati: le intercettazioni disposte per far luce sul caso dimostrano come gli indagati fossero assolutamente convinti di poter controllare le mosse della Procura. La storia si ripete e i Magistrati acquisiscono la certezza dell’esistenza di una nuova talpa (ancora oggi non individuata) al Palazzo di Giustizia di Milano.


L’inchiesta a questo punto sembra improvvisamente rallentare (sarà una costante del modo di operare dei giudici di Milano) ma clamorosi colpi di scena sono alle porte.

Il 4 Maggio del 2005 entra infatti in scena il “re delle intercettazioni” Giuliano Tavaroli, ex Carabiniere e capo della security di Telecom Italia. Insieme a lui viene coinvolto anche il suo amico Emanuele Cipriani, massone dichiarato e imprenditore nel settore delle investigazioni private e della security aziendale. Le indagini si infittiscono e vengono perquisiti gli uffici e le abitazioni private dei due, con l’accusa di Associazione a delinquere finalizzata alla violazione del segreto istruttorio.

L’inchiesta, che inizialmente sembrava un affare di secondo piano, comincia ad assumere scottanti ed imprevisti risvolti. Questo soprattutto grazie alla figura di Tavaroli, elemento cardine nell’universo Telecom, ma non solo. L’ex Brigadiere dell’antiterrorismo di Milano, infatti, oltre a dirigere la security di Telecom Italia, ricopre un altro, importantissimo, ruolo: responsabile del Centro Nazionale Autorità Giudiziaria (CNAG), ovvero dell’ente che gestisce tutte le intercettazioni richieste dalla Magistratura. A questo proposito, è assai importante ricordare che fu proprio il Tavaroli a spingere affinché questo delicatissimo incarico gli fosse affidato in prima persona, togliendolo dalla competenza dell’ufficio Legale Telecom di Roma.

Sui fatti, le circostanze e le fonti di prova che hanno portato alla formulazione della grave accusa summenzionata i Magistrati cercano di mantenere il più stretto riserbo ma alcuni giornalisti riescono però a comprendere che, alla base di tutto, c’è qualcosa di molto grosso: una vera e propria centrale di ascolto non autorizzata in grado, quantomeno, di lanciare un allarme “intercettazioni” nel momento in cui l’autorità giudiziaria avesse disposto questo tipo di provvedimento nei confronti di indagati eccellenti. Una sorta di “airbag” a protezione di personaggi di spicco della classe dirigente.

Lo stesso Tavaroli in un'intervista rilasciata a La Stampa di Torino spiega così l’inchiesta della magistratura milanese: «Tutto nasce da un indagine sull’Ivri, un istituto di vigilanza privata. Durante una telefonata intercettata tra un certo Di Ganci, titolare della Sipro (un'altra società di vigilanza privata, ndr), e un suo interlocutore, viene fuori il mio nome, indicato come quello che poteva avvisarli di indagini in corso».

Intanto la Telecom Italia di Marco Tronchetti Provera, alla notizia dell’indagine nei confronti di un suo manager a capo di uno dei settori nevralgici della società, reagisce alquanto ambiguamente: Tavaroli viene rimosso dall’incarico nell’azienda telefonica (con la quale continuerà comunque a svolgere attività di consulenza esterna) ma ne ottiene un altro, sempre internamente al perimetro del gruppo tronchettiano: responsabile della Pirelli in Romania.

Il secondo perno sul quale si volge l’attenzione della Procura milanese è Emanuele Cipriani, proprietario della società investigativa Polis d’Istinto. Il suo coinvolgimento nel caso dipende da due circostanze che hanno dell’incredibile.

Nel settembre del 2004 un grosso rivenditore di pneumatici di Viterbo riceve la “visita” di due finanzieri, che ne rovistano gli uffici e ne controllano i registri contabili. I modi evidentemente inconsueti dell’ispezione suscitano il sospetto del titolare che si mette direttamente in contatto con la Guardia di Finanza, la quale nega l’esistenza di accertamenti sull’azienda. Il successivo e tempestivo intervento della Polizia riesce a bloccare i due finanzieri fasulli che, si scoprirà poi, altro non erano che “incaricati” della Polis d’Istinto, giunti sul luogo per controllare il rivenditore per conto della Pirelli.

Qualche tempo dopo, il pm meneghino Fabio Napoleone ottiene in incarico un’inchiesta giacente da tempo in Procura, riguardante una denuncia sporta da un ex dirigente della Coca-Cola, convinto di essere stato pedinato ed intercettato. La conferma ai suoi sospetti giunge allorché gli viene recapitato un plico con all’interno un Cd-Rom contenente la registrazione (illegale) di molte sue telefonate. Un fatto che si rivelerà cruciale nello svolgimento della vicenda e che sconfessa la strana presa di posizione dell’avvocato Guido Rossi che, dopo aver preso il posto di Tronchetti Provera alla presidenza Telecom (settembre 2006) si affannò a diffidare gli organi di stampa dall’accomunare la vicenda Telecom all’esistenza di intercettazioni abusive (secondo Rossi si sarebbe invece trattato “solo” di un traffico illecito di tabulati).

Nel Marzo del 2006, un altro salto di qualità, con l’entrata in scena della politica: da Milano partono 16 ordini di arresto con l’accusa di corruzione di pubblici ufficiali e spionaggio. Tra i fermati figurano anche due “spioni” di società private romane, incriminati per aver tenuto sotto controllo ben 140 utenze telefoniche private e, soprattutto, per aver l’aver disposto uno spionaggio politico ai danni di Piero Marrazzo (candidato per il Centrosinistra) e di Alessandra Mussolini (candidata per Alternativa Sociale). Per Marrazzo i due avrebbero anche tentato di montare uno scandalo a sfondo sessuale (con tanto di reclutamento di un transessuale). Un intrigo che, per l’accusa, sarebbe servito per favorire il candidato del Centrodestra, Francesco Storace, per le imminenti elezioni della Regione Lazio (questo troncone dell’inchiesta, per competenza territoriale, è stato affidato alla Procura di Roma).


(continua...)