di Davide Giacalone
Libero - 4 novembre 2007
Con una tempistica inquietante, il malaffare di Telecom Italia s'avvicina lentamente a quello che descrivemmo. Attenti, adesso, a quel che succede. Il protagonista è sempre Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza, uomo di fiducia di Marco Tronchetti Provera, solo che questa volta è lui a prendere l'iniziativa. Dovrà difendersi da accuse penali, e per quelle l'unica sede è il tribunale. Qui mi limito a ripetere che la presunzione d'innocenza non ammette eccezioni. Tavaroli precisa: non ho mai agito per mio tornaconto, ho sempre lavorato per l'azienda, ho sempre avuto un capo, «ogni pratica aveva un committente interno. Non c'è pratica che non venisse data integralmente a chi la richiedeva». È quello che abbiamo scritto, immaginandolo fin dal primo giorno.
Inizia il chiarimento anche sulle faccende brasiliane: Telecom pagò delle tangenti, Tavaroli conferma. Il contratto di consulenza con Naji Nahas, libanese che lavora in Brasile, in contatto costante con Tronchetti Provera, «serviva a giustificare il primo pagamento e quelli successivi». Lo dice Marco Bonera, responsabile sicurezza di Telecom in Brasile. Noi raccontammo sia la singolare figura di Nahas, sia gli anomali spostamenti di pacchi di denaro contante. È tutto ne "Il grande intrigo", pubblicato da Libero. Dunque: a) Tavaroli agiva su ordinazione, riferendo tutto; b) con soldi aziendali, irregolarmente distratti, si pagavano tangenti all'estero; c) anche in questo caso eseguendo ordini aziendali. Chi governava l'azienda? Risposta: Tronchetti Provera e Carlo Buora.
La società è quotata, ma nessuna autorità di garanzia ha mai chiesto spiegazioni sulle cose che scrivemmo. È arrivata la magistratura penale, ma la lentezza congenita s'è accompagnata ai lunghi mesi assorbiti dal passaggio di proprietà, il tutto a dirigenza immutata.
La struttura di vertice è ancora la stessa che governava il settore sicurezza ed operava in Brasile. Considerato che da lì è passato anche l'avvocato Rossi, sarà il caso di misurare l'opacità del nostro mercato e l'inesistenza di controlli, anche semplicemente contabili. Tavaroli lamenta d'essere stato definito "mascal zone", il che gli ricorda il "mariuolo" rivolto a Chiesa. Craxi la pagò cara. Tronchetti Provera ha incassato. Da non dimenticare, quando si parla di "poteri".
www.davidegiacalone.it
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