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Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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giovedì 29 novembre 2007

Il fiammifero


(Articolo a cura dello ju29ro Team)

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Noi li stiamo osservando.

No, noi non siamo hackers, non spulciamo i computer dei giornalisti coraggiosi e in buona fede. Noi leggiamo semplicemente i giornali e gli articoli di giornalisti incompetenti o smemorati.

No, noi non pediniamo arbitri e giocatori, non facciamo accertamenti patrimoniali.

Noi leggiamo gli atti pubblici della Procura di Milano e ci riflettiamo sopra.

Noi non siamo magistrati e nemmeno ci proclamiamo tali, noi non vogliamo sostituire la giustizia, non facciamo processi di piazza.

Noi leggiamo le interviste dei magistrati superstar, quelle dei “buoni contro cattivi”.

Noi siamo tifosi juventini, di quelli che non hanno creduto alle loro storie. Di quelli che hanno buoni argomenti per non crederci, anche se questi argomenti sono scarsamente pubblicizzati. Pochi giorni fa, commentavamo un incredibile articolo di Palombo, sui prossimi deferimenti in cui incorreranno Milan e Inter. Da lui, francamente, ce lo aspettavamo. Ma ora troviamo le stesse risibili argomentazioni, le stesse inquietanti indiscrezioni, lo stesso atteggiamento incomprensibilmente innocentista, anche altrove. E a questo punto tiriamo fuori la battuta del fiammifero: non ci freghi due volte.

Noi faremo di tutto perché questi argomenti, che sono facilmente smentibili da chiunque abbia, anche una sola volta, approcciato il codice sportivo, non diventino, come nell’estate 2006, una vulgata talmente potente da condizionare gli esiti della giustizia. Perché di questo abbiamo paura, questo più di ogni altra cosa temiamo.

Dopo avere smontato, parola per parola, le fuorvianti affermazioni dell'articolo di Palombo, non sono passati nemmeno tre giorni e ci ritroviamo a leggere le stesse identiche cose, la stessa impossibile confusione tra art.1 e art.7, lo stesso spirito innocentista, la stessa previsione di una semplice ammenda per le squadre meneghine, nelle parole di Fulvio Bianchi per Repubblica che scrive:

"Il superprocuratore Stefano Palazzi sta chiudendo la pratica e presto, sussurranno da via Po, potrebbe deferire per l'articolo 1 sia l'Inter che il Milan. L'ipotesi di reato: le famose plusvalenze. Il caso di Roma e Lazio è chiuso, per prescrizione. ......Milan e Inter rischiano una penalizzazione? Quella sarà l'accusa sostenuta da Palazzi, ma è quasi certo, visto che la materia è molto controversa, che si arrivi solo ad un'ammenda."

Noi non possiamo fare altro che dire ancora una volta: non occorre molto, basta leggere le carte dei Pm e il codice sportivo. C’è scritto tutto, lì. Che l’articolo in questione è il 7 (cui corrisponde l’8 nel nuovo codice) e che le pene sono descritte nell’articolo 13 (articolo 18 nel nuovo): penalizzazione, retrocessione, revoca degli scudetti. (Ancora una volta specifichiamo che questa è la fattispecie di reato che i pm milanesi ipotizzano per l’Inter e corrispondente all’articolo 7 comma 3, mentre per il Milan sarebbe applicabile l’articolo 7 comma 2 che non prevede le pene dell’art.13).


Il punto è che non ci ascolteranno. Conosciamo ormai la metodologia del processo di piazza. Bisogna guidare l’opinione pubblica. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo mobilitare la nostra di opinione pubblica, fatta di cittadini perbene, che chiede soltanto che venga applicato il codice, e non gli umori di un “comune sentire” facilmente pilotabile.


Con la stessa mancanza di serenità, ci approssimiamo all’udienza preliminare davanti al Gup di Napoli, che stabilirà (o meno) i rinvii a giudizio per gli imputati di Calciopoli. Uno dei due pm che hanno guidato l’inchiesta, Narducci, gode nell’ultimo periodo di un’eccessiva quanto spettacolare popolarità presso gli organi di stampa che, con cadenza regolare, riportano il suo pensiero sul processo, sul calcio, sugli uomini della Federazione. Narducci non è solo un magistrato. Ormai è anche un opinion leader ricercato per quanto concerne il calcio: si propone come legislatore, fustigatore, prezioso consigliere per il futuro di quel calcio che, nonostante la sua inchiesta, non è cambiato per nulla, secondo le sue parole. Da L’Espresso alla Gazzetta dello Sport, fino alla recente intervista al Tg3; il magistrato si è segnalato per una evidente esposizione mediatica. Si sta quindi creando, ad arte, un clima da buoni contro cattivi. Buoni e cattivi a prescindere dall’esito del processo. Buoni i pm che scavano nel marcio del calcio. Cattivi gli imputati nonostante non solo permanga la presunzione di innocenza ma anche in virtù delle sentenze della giustizia sportiva che pur condannandoli a pene incongrue li ha scagionati da quasi tutte le imputazioni. Poi capisci perché Narducci la giustizia sportiva la vorrebbe riformare…

Noi subodoriamo un’atmosfera da stadio. Da tifo incondizionato per i pm. Come neanche ai tempi di Tangentopoli. Un clima che, anche quando il processo si concludesse con un’assoluzione, perpetuerà la vulgata dei buoni contro i cattivi. I cattivi avranno vinto, ma rimarranno cattivi. Noi ci chiediamo come quelle penne argute e moraleggianti, che hanno speso molto inchiostro per condannare, ad esempio, i tentativi della Franzoni di difendersi con l’ausilio dei media, possano ora, con la stessa arguzia e moralità, non censurare lo stesso comportamento tenuto dall’altre parte in causa: il magistrato.

Ci si difende in aula. E si accusa in aula. Hai voglia poi a parlare di “spettacolarizzazione dei processi” come se la colpa fosse sempre di Bruno Vespa o Maurizio Costanzo…


Invitiamo quindi tutti gli amici juventini a contrastare la disinformazione generale, di cui abbiamo già sperimentato gli effetti, chiedendo spiegazioni a chi scrive inesattezze, diffondendo i nostri articoli. Nel caso dell’Inter si cerca di far rivivere quello che ha già funzionato bene una volta: lo "schema Recoba/passaportopoli" (per verificare leggere art.7 comma 5), ovvero deferimento "ammorbidito" da illecito a slealtà (art. 1) e punizioni blande, adducendo come giustificazione la mancanza di una sentenza della giustizia ordinaria. Quando questa arriverà, se sarà di condanna, come è stato ad Udine per il patteggiamento di Recoba ed Oriali, i processi sportivi non potranno tornare indietro. Come lo scorso anno, la Gazzetta apre le danze, detta la linea e gli altri, come in un gregge, sembra gli vadano dietro nel "preparare" la gente ad accettare il risultato che di volta in volta si vuole ottenere. Ieri di condanna "sbrigativa", oggi di perdono "con ammenda".

Nel caso del Processo di Napoli, cosa ve lo diciamo a fare, ritroviamo tutti gli umori, tutto il manicheismo, tutto il mediatico giustizialismo dell’estate 2006. Ricordate anche voi lo stupido giochino del fiammifero: non fatevi fregare due volte.

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