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martedì 6 novembre 2007

La Bignardi e la pipì di Moggi

Vittorio Feltri - Libero, 6 novembre 2007
Al venerdì sera su "La 7" va in onda un programma che a oltre il 97 per cento dei telespettatori non piace; lo si desume dai dati di ascolto. Il titolo è "Le invasioni barbariche" e non ha niente da spartire con gli argomenti trattati, quelli di un qualsiasi contenitore pseudo-giornalistico. La conduttrice è Daria Bignardi, signora di bell'aspetto che ebbe qualche notorietà dirigendo le operazioni del “Grande Fratello”, Canale 5, cioè Berlusconi. Raramente mi è capitato di seguirla, non perché mi sia antipatica, per carità; semplicemente dimentico spesso che esista.

Oggi ne accenno volentieri per un motivo: durante l'ultima puntata era suo ospite Luciano Moggi, collaboratore di “Libero”, del quale mi incuriosisce ogni dichiarazione, trattandosi tra l'altro di personaggio coinvolto nello scandalo denominato Calciopoli. Daria Bignardi e Moggi erano seduti a un tavolo, l'una di fronte all'altro, posizionamento classico per una intervista in cui la giornalista ponga delle domande e l'invitato risponda. Usa così, credo. Ma le cose sono andate diversamente. Nel senso che la brava professionista, che sta al pallone come io sto alla matematica quantistica, pur sforzandosi di mascherare la propria incompetenza, ha voluto a ogni costo incastrare l'interlocutore, quantomeno tentare di esporlo a una brutta figura. Risultato, si è incastrata lei rimediando una topica dopo l'altra. Penso che Daria si rendesse conto di non essere all'altezza, tuttavia, anziché rassegnarsi a dire delle semplici banalità e ovvietà, lanciava dei quesiti che tradivano una supponenza pari soltanto all'impertinenza. Non solo, ma una volta espressi gli interrogativi, invece di attendere le risposte che Moggi, pazientemente, si accingeva a fornire, Daria, in totale confusione di mente, sovrastava con la propria voce quella dell'ex juventino (esterrefatto da tanta maleducazione) allo scopo di contestarlo prima ancora che avesse avuto l'opportunità di spiegarsi. Ne sortiva un effetto surreale. Chi, come me, a casa cercava di ascoltare era stordito da un chiacchiericcio incomprensibile. I giornalisti, fin dall'asilo, imparano che le domande, in un'intervista, servono per avere un responso, un'opinione, un dato. Regola elementare di cui la Bignardi venerdì s'è scordata ricoprendo così due ruoli in commedia: quello dell'inquisitore e quello dell'imputato. In sostanza ha parlato solo lei. Poco male, se almeno avessimo capito alcune frasi. Oddio, nel caos un concetto si è afferrato. La signora ha manifestato stupore per le quattrocento telefonate che Moggi ai bei tempi faceva in un giorno. Spalancando gli occhioni, Daria ha osservato: con tutte le conversazioni nelle quali era impegnato, come si ingegnava a fare pipì? Davanti al quesito, Moggi ha scherzato: questo glielo dico dopo.

E la Bignardi si è infuriata, forse interpretando la battuta quale sintomo di un riprovevole gallismo. Non le è venuto il dubbio che a un quiz di tale cretineria non ci fosse altra replica. Se però alla cara Daria preme davvero di comprendere come sia possibile maneggiare il cellulare mentre si minge, vado ora in suo soccorso: con la sinistra si regge un apparecchio e con la destra si regge il pipino. Comunque ciò che sorprende non è che Moggi fosse in grado di svolgere entrambi gli esercizi contemporaneamente, bensì che la conduttrice per appurarlo si sia spinta fino a invitare Luciano in studio. Non era necessario. Bastava uno squillo. Bisogna però riconoscere alla Bignardi che, dopo l'intervista disastrosa sul pistolino del tecnico calcistico, si è immediatamente ripresa. È arrivata Lilli Gruber (che a differenza di Luciano non è in disgrazia) e Daria con la dignità che la distingue, si è gettata ai suoi piedi siccome zerbino, mai interrompendone la favella progressista.

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