Ricordi il giorno in cui hai ripreso a camminare?
"Era il 30 settembre 2006 e c'era il pubblico delle grandi occasioni. Medici, parenti, infermieri. Mi hanno fatto un fragoroso applauso, anche se camminare è una parola grossa: mi sembrava che nulla del mio corpo reggesse. Il pubblico faceva il tifo, come quella sera del rigore nella finale di Champions League a Roma, ecco".
Il primo passo di una seconda vita: è retorico, se diciamo così?
"No, è vero. Nessuno di noi ricorda la prima volta che camminò, da piccolo, però io sono sicuro che avevo la stessa paura, lo stesso desiderio di scoprire, di andare".
Ricordi qualcosa del 27 giugno 2006, il giorno della caduta?
"Niente, buio totale. Però ricordo gli attimi in cui pensavo di essere morto, cioè quasi morto. Al pronto soccorso, credo, oppure nei momenti di veglia durante il coma farmacologico. Il corpo se ne andava, lo sentivo andare. Sapevo che stavo per addormentarmi e che non mi sarei svegliato mai più".
Ricordi il giorno in cui tornasti a parlare?
"Era il 16 luglio. I medici mi tolsero la cannula e mi chiesero di pronunciare il mio nome, visto che erano stufi di pronunciarlo loro. Io dissi "Gianluca"". La vita, dopo, come funziona?
"Con l'amore degli altri, con le tonnellate d'amore che ti rovesciano addosso. E non solo i tuoi cari, le tue bimbe, anche gli sconosciuti che t'incontrano per strada e ti dicono di essere contenti perché sei vivo. E neanche uno ti giudica".
Quali sono i tuoi sogni?
"Regalare tutto il tempo che ho alle mie figlie. E dal punto di vista sportivo, assistere alla rinascita della Juve, vederla rivincere lo scudetto e tornare in Europa. In fondo un anno fa era quasi in fin di vita, come me".
Esiste il momento preciso della rinascita?
"A Natale sono stato in Uruguay, dal mio amico Paolo Montero. Dopo l'incidente, era rimasto a vegliarmi accanto al letto per due settimane. Quando sono stato da lui e l'ho abbracciato, è stato come se avessi abbracciato tutti coloro che mi erano stati vicino".
Come credi di esserti salvato?
"Forse una mano dall'alto mi ha preso per i pochi capelli che avevo".
Ci pensi spesso?
"No, ci penso sempre".
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