8/7/2007
I bilanci della Triade
ROBERTO BECCANTINI
Nell’intervista che John Elkann ha rilasciato al «Corriere della Sera» il 3 luglio scorso, c’è un passo che sollecita una riflessione: «Le spese di Moggi e Giraudo erano insostenibili, avevano supplito con le plusvalenze ma non si poteva continuare così. Noi puntiamo ad avere un funzionamento sano dell’attività sportiva e nello stesso tempo tornare in Champions League. Per l’ambizione e per rendere sostenibile il business». Premesso che i frequentatori del «Sassolino» conoscono il mio pensiero sulla sentenza che ha spedito in B e amputato di due scudetti la Juventus della Triade (dura, ma tutt’altro che immotivata e/o scandalosa), ero rimasto a dodici anni di bilanci fra i più rigorosi di tutta la serie A, con tanto (quasi sempre) di dividendi agli azionisti. E sino a Procura contraria non cambio idea. Allargando il discorso, dell’ipotesi di falso che pende sui conti di Moratti non ho mai scritto prima che fosse il procuratore Nocerino a fornirmi lo spunto. A ognuno il suo mestiere. Nell’uscita del giovane Elkann ho colto uno spirito maramaldo che mi ha disturbato. Non dubito che lui ne sappia più di me (ci vuole pochissimo) e che, in particolare, sia a conoscenza dei movimenti finanziari della vecchia Juventus sino all’ultimo euro. Per questo, parlarne adesso, in quel tono e in quei termini, suona male anche alle orecchie del sottoscritto, che nostalgico della Triade proprio non è. Vero, Giraudo, Moggi e Bettega facevano tutto loro. Dubito, però, che - almeno a livello di giro d’affari - gli Agnelli e i Gabetti ne ignorassero il piglio e il taglio. Mi si potrà obiettare che curiosamente, in Fiat e in Ifil, nessuno ha pianto quando è esplosa Calciopoli. Resta il fatto che sparare oggi sulla Croce Rossa, anche se è un’ambulanza molto ma molto sui generis, assomiglia tanto, troppo, al gesto di prendere a pedate un’auto già ritirata dal mercato. Non è assolutamente il caso, per sponsorizzare il nuovo corso, infierire sul vecchio oltre i verdetti della giustizia sportiva. I tifosi della Juventus vanno ricompattati senza offrire pretesti all’ala dura che, nonostante tutto, alla Triade farebbe un monumento. O si tirano fuori i misfatti, uno per uno, o si glissa. Gli archivi sono zeppi di «fellatio» ai mercati di Moggi e alle plusvalenze di Giraudo. Parlare a metà non aiuta a capire. E quanto a un altro scampolo dell’intervista, quello in cui si parla del Manchester United come modello di riferimento, attenzione. La differenza fondamentale, al di là della riduzione del costo del lavoro, risiede nello stadio di proprietà. Questa sì sarebbe un’eccellente idea da sviluppare. Ci stava provando Giraudo. Lo scandalo e la perdita degli Europei 2012 hanno mandato tutto all’aria. Il Delle Alpi appartiene alla Juventus. Coraggio, ingegner Elkann: ci provi lei.
I bilanci della Triade
ROBERTO BECCANTINI
Nell’intervista che John Elkann ha rilasciato al «Corriere della Sera» il 3 luglio scorso, c’è un passo che sollecita una riflessione: «Le spese di Moggi e Giraudo erano insostenibili, avevano supplito con le plusvalenze ma non si poteva continuare così. Noi puntiamo ad avere un funzionamento sano dell’attività sportiva e nello stesso tempo tornare in Champions League. Per l’ambizione e per rendere sostenibile il business». Premesso che i frequentatori del «Sassolino» conoscono il mio pensiero sulla sentenza che ha spedito in B e amputato di due scudetti la Juventus della Triade (dura, ma tutt’altro che immotivata e/o scandalosa), ero rimasto a dodici anni di bilanci fra i più rigorosi di tutta la serie A, con tanto (quasi sempre) di dividendi agli azionisti. E sino a Procura contraria non cambio idea. Allargando il discorso, dell’ipotesi di falso che pende sui conti di Moratti non ho mai scritto prima che fosse il procuratore Nocerino a fornirmi lo spunto. A ognuno il suo mestiere. Nell’uscita del giovane Elkann ho colto uno spirito maramaldo che mi ha disturbato. Non dubito che lui ne sappia più di me (ci vuole pochissimo) e che, in particolare, sia a conoscenza dei movimenti finanziari della vecchia Juventus sino all’ultimo euro. Per questo, parlarne adesso, in quel tono e in quei termini, suona male anche alle orecchie del sottoscritto, che nostalgico della Triade proprio non è. Vero, Giraudo, Moggi e Bettega facevano tutto loro. Dubito, però, che - almeno a livello di giro d’affari - gli Agnelli e i Gabetti ne ignorassero il piglio e il taglio. Mi si potrà obiettare che curiosamente, in Fiat e in Ifil, nessuno ha pianto quando è esplosa Calciopoli. Resta il fatto che sparare oggi sulla Croce Rossa, anche se è un’ambulanza molto ma molto sui generis, assomiglia tanto, troppo, al gesto di prendere a pedate un’auto già ritirata dal mercato. Non è assolutamente il caso, per sponsorizzare il nuovo corso, infierire sul vecchio oltre i verdetti della giustizia sportiva. I tifosi della Juventus vanno ricompattati senza offrire pretesti all’ala dura che, nonostante tutto, alla Triade farebbe un monumento. O si tirano fuori i misfatti, uno per uno, o si glissa. Gli archivi sono zeppi di «fellatio» ai mercati di Moggi e alle plusvalenze di Giraudo. Parlare a metà non aiuta a capire. E quanto a un altro scampolo dell’intervista, quello in cui si parla del Manchester United come modello di riferimento, attenzione. La differenza fondamentale, al di là della riduzione del costo del lavoro, risiede nello stadio di proprietà. Questa sì sarebbe un’eccellente idea da sviluppare. Ci stava provando Giraudo. Lo scandalo e la perdita degli Europei 2012 hanno mandato tutto all’aria. Il Delle Alpi appartiene alla Juventus. Coraggio, ingegner Elkann: ci provi lei.
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