La decisione dell’UEFA potrebbe avere, e molto probabilmente avrà, pesanti ripercussioni sul progetto del nuovo stadio e, in ultima analisi, sul futuro della Juventus.
Il progetto del nuovo stadio, da circa 120 milioni di euro, era infatti condizionato all’effettiva assegnazione all’Italia e alla Società dell’organizzazione dei Campionati Europei 2012, con la conseguente possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati del Credito Sportivo. Come sappiamo, gli Europei saranno organizzati da Polonia e Ucraina. Mi chiedo a questo punto se dobbiamo davvero rassegnarci alla realizzazione del progetto alternativo, che prevede il semplice adeguamento del Delle Alpi ai nuovi standard di sicurezza richiesti dalla normativa vigente, per una spesa di circa 20 milioni di euro.
Questo progetto alternativo non è certo compatibile con le dichiarazioni contenute nel piano sportivo approvato dal CDA in data 14 marzo 2007, piano che dovrebbe permettere (ma il condizionale è d’obbligo) “il rilancio della Società sotto il profilo dell’eccellenza sportiva, dello sviluppo commerciale e del rafforzamento finanziario e patrimoniale”.
Il semplice adeguamento del Delle Alpi, stadio che rappresenta la scomoda eredità che ci ha lasciato Luca Cordero di Montezemolo (è tifoso del Bologna, Signor Presidente, non della Juve), non consentirebbe infatti alla società di avere una struttura in grado di attirare spettatori e sponsor e di generare extra ricavi dalla gestione di attività commerciali. Uno stadio moderno e funzionale ed una adeguata cornice di attività commerciali e di entertainment costituiscono condizioni essenziali per “creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale.” Ho appena citato una frase che non è tratta dal piano sportivo ma da un’intervista che Antonio Giraudo aveva rilasciato al quotidiano La Repubblica il 1° aprile 2006, pochi mesi prima di essere silurato dall’Ing John Elkann (e dai suoi consiglieri Gabetti e Grande Stevens) al termine della partita Juventus-Palermo. In quella stessa intervista, Giraudo dichiarava di “voler far diventare la Juventus il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale che non ha eguali nel calcio”. Le idee di Giraudo erano chiare ed ambiziose. Lo stesso non si può dire delle idee del nuovo corso. Ma la responsabilità non è tanto dei nuovi dirigenti quanto piuttosto di un azionista di riferimento che palesemente considera la Juventus un peso.
Nel comunicato stampa che avete pubblicato sul sito internet della società, in relazione alle notizie giornalistiche sulla conclusione delle indagini della Procura di Napoli, avete promesso ai tifosi “il massimo impegno per vincere e per tornare ai vertici del calcio mondiale”. Se non volete che queste siano solo parole al vento, è necessario riconsiderare la vicenda stadio.
L’assegnazione dei campionati europei avrebbe consentito alla Juventus esclusivamente un risparmio in conto interessi. Perché il finanziamento da 120 milioni circa per la realizzazione del nuovo stadio avrebbero comunque dovuto essere restituito al termine del contratto. Alla luce di questa considerazione e tenuto conto che l’adeguamento del Delle Alpi ai nuovi standard di sicurezza comporterebbe comunque una spesa di venti milioni (interamente a carico della società), non mi sembra un’utopia immaginare di realizzare il piano più ambizioso, e cioè il rifacimento completo dello stadio secondo il progetto presentato all’UEFA. Si tratterebbe, infatti, di coprire, dal punto di vista economico e finanziario, i maggiori interessi su un capitale di circa 100 milioni. A spanne, 5/6 milioni all’anno. Poco più del costo di Boumsong…Chiedo pertanto a Lei, Signor Presidente, ed al Dott. Sant’Albano in qualità di rappresentante IFIL nel CDA della Juventus, di precisare quali sono le intenzioni della società e dell’azionista di riferimento sulla questione stadio. Un’eventuale decisione di limitare l’intervento ad un restauro di facciata del Delle Alpi non farebbe altro che confermare il ridimensionamento in atto.
Il progetto del nuovo stadio, da circa 120 milioni di euro, era infatti condizionato all’effettiva assegnazione all’Italia e alla Società dell’organizzazione dei Campionati Europei 2012, con la conseguente possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati del Credito Sportivo. Come sappiamo, gli Europei saranno organizzati da Polonia e Ucraina. Mi chiedo a questo punto se dobbiamo davvero rassegnarci alla realizzazione del progetto alternativo, che prevede il semplice adeguamento del Delle Alpi ai nuovi standard di sicurezza richiesti dalla normativa vigente, per una spesa di circa 20 milioni di euro.
Questo progetto alternativo non è certo compatibile con le dichiarazioni contenute nel piano sportivo approvato dal CDA in data 14 marzo 2007, piano che dovrebbe permettere (ma il condizionale è d’obbligo) “il rilancio della Società sotto il profilo dell’eccellenza sportiva, dello sviluppo commerciale e del rafforzamento finanziario e patrimoniale”.
Il semplice adeguamento del Delle Alpi, stadio che rappresenta la scomoda eredità che ci ha lasciato Luca Cordero di Montezemolo (è tifoso del Bologna, Signor Presidente, non della Juve), non consentirebbe infatti alla società di avere una struttura in grado di attirare spettatori e sponsor e di generare extra ricavi dalla gestione di attività commerciali. Uno stadio moderno e funzionale ed una adeguata cornice di attività commerciali e di entertainment costituiscono condizioni essenziali per “creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale.” Ho appena citato una frase che non è tratta dal piano sportivo ma da un’intervista che Antonio Giraudo aveva rilasciato al quotidiano La Repubblica il 1° aprile 2006, pochi mesi prima di essere silurato dall’Ing John Elkann (e dai suoi consiglieri Gabetti e Grande Stevens) al termine della partita Juventus-Palermo. In quella stessa intervista, Giraudo dichiarava di “voler far diventare la Juventus il più importante club del mondo, secondo un preciso modello industriale che non ha eguali nel calcio”. Le idee di Giraudo erano chiare ed ambiziose. Lo stesso non si può dire delle idee del nuovo corso. Ma la responsabilità non è tanto dei nuovi dirigenti quanto piuttosto di un azionista di riferimento che palesemente considera la Juventus un peso.
Nel comunicato stampa che avete pubblicato sul sito internet della società, in relazione alle notizie giornalistiche sulla conclusione delle indagini della Procura di Napoli, avete promesso ai tifosi “il massimo impegno per vincere e per tornare ai vertici del calcio mondiale”. Se non volete che queste siano solo parole al vento, è necessario riconsiderare la vicenda stadio.
L’assegnazione dei campionati europei avrebbe consentito alla Juventus esclusivamente un risparmio in conto interessi. Perché il finanziamento da 120 milioni circa per la realizzazione del nuovo stadio avrebbero comunque dovuto essere restituito al termine del contratto. Alla luce di questa considerazione e tenuto conto che l’adeguamento del Delle Alpi ai nuovi standard di sicurezza comporterebbe comunque una spesa di venti milioni (interamente a carico della società), non mi sembra un’utopia immaginare di realizzare il piano più ambizioso, e cioè il rifacimento completo dello stadio secondo il progetto presentato all’UEFA. Si tratterebbe, infatti, di coprire, dal punto di vista economico e finanziario, i maggiori interessi su un capitale di circa 100 milioni. A spanne, 5/6 milioni all’anno. Poco più del costo di Boumsong…Chiedo pertanto a Lei, Signor Presidente, ed al Dott. Sant’Albano in qualità di rappresentante IFIL nel CDA della Juventus, di precisare quali sono le intenzioni della società e dell’azionista di riferimento sulla questione stadio. Un’eventuale decisione di limitare l’intervento ad un restauro di facciata del Delle Alpi non farebbe altro che confermare il ridimensionamento in atto.
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