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Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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mercoledì 17 ottobre 2007

Il Libro del Direttore. Un calcio nel cuore


da quotidiano.net

Milano, 17 ottobre 2007. - «Un calcio nel cuore». È il titolo di un libro ma è anche il sentimento di Luciano Moggi, che ne è l'autore, dopo Calciopoli.

Moggi, nel libro, racconta la sua verità che non è quella raccontata «dai giornali» ma quella che emerge con il passare del tempo: «Più il tempo passa - scrive Moggi - e più cresce dentro di me la sensazione che tutto quello che è successo dal maggio 2006 in poi abbia prodotto soltanto una finta rivoluzione. Alla folla dei perbenisti, dei benpensanti e degli ingenui sono state date in pasto alcune teste, soprattutto la mia, hanno fatto credere di aver ripulito il calcio dai grandi corruttori per poter ricominciare in modo diverso. Ma non è così».

Nel libro e durante un'affollata conferenza stampa oggi a Milano, Moggi ha raccontato la sua versione e in particolare ha voluto ricordare che i processi «si fanno nelle aule dei tribunali e in quelle aule verranno anche quelli che si sono sostituiti ai tribunali».

L'ex direttore generale della Juventus ha voluto ricordare che «il calcio non è fatto solo di Moggi, ma di 42 squadre, che hanno presidenti e dirigenti», e poi ha aggiunto che i «processi sportivi non erano giusti». E ribadisce: «Noi siamo state le vittime. Nella mia attività ho sempre dato il meglio e i risultati sono lì a darmi ragione. Voglio solo ricordare che in testa alla classifica marcatori ci sono tre miei giocatori. E poi basta guardare la finale dei mondiali a Berlino per capire quanti giocatori miei c'erano in campo».

Moggi se la prende con il numero uno dello sport italiano, il presidente del Coni Gianni Petrucci, «che si permette di condizionare i processi. Può rimanere al suo posto?». A chi gli chiede se ha fatto degli errori, il Big Boss, risponde sereno: «Tutti fanno degli errori, ma se si riferisce all'art.6 (regolamento sportivo), no. Cosa non rifarei? cercherei di vincere meno, così risulterei più simpatico».

Ma ancora. A chi ipotizza un complotto juventino contro di lui, Moggi, torna nei panni del dirigente che risponde e non risponde: «Io non so se volevano rovinarmi. Al bar lo dicono tutti». Sull'incontro tra lui e il presidente del Milan Silvio Berlusconi, quando quest'ultimo era presidente del consiglio, Moggi dice: «Lui mi ha offerto il Milan».

Quello di oggi è un Moggi tutt'altro che rassegnato e per nulla vendicativo. Il suo libro, infatti si conclude così: «Io aspetto sereno e fiducioso. Anche se io non gioco più, ho l'impressione che la partita sia ancora tutta da giocare: aspetto solo il giorno di ritorno».

Vi segnalo il capitolo "i due rami della famiglia"
C'è tutta la spiegazione della genesi di Calciopoli.
C'è John Elkann che dichiara il 7 maggio (Juve - Palermo) "siamo vicini alla squadra e all'allenatore", scaricando e cancellando in un colpo solo la Triade.
C'è la difesa (si fa per dire) di Zaccone.
C'è la campagna stampa guidata dai giornali di famiglia (La Stampa, Corriere e Merdetta).
C'è la svendita dei giocatori a processi ancora in corso.

Il vento però sta cambiando.
Alla presentazione c'era anche Fango Rossi.
Dovevate vedere come scodinzolava dietro al Direttore, ricordando i 30 anni di amicizia.
Si sta evidentemente riposizionando.

1 commento:

Anonimo ha detto...

TORNA PRESTO MAGICO DIRETTORE!