(Lucky Luke quando si vede allo specchio)
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L’EDITORIALE del 9 ottobre 2007
DECIDETEVI!
GIANCARLO PADOVAN
Il caso Del Piero deflagra in un silenzio rassegnato e colpevole. Doppia, e perciò doppiamente grave, la responsabilità: da una parte il giocatore, che ha troppe pretese rispetto alla considerazione della controparte contrattuale (quando si chiede è importante capire fino a dove sia possibile spingersi con la domanda), dall’altra la società: disimpegnata per parte degli Elkann (non un gesto, né una parola); renitente e reticente in Blanc (ha già sbagliato cedendo Vieira e, soprattutto, Ibrahimovic all’Inter, forse una maggiore cautela rispetto a conseguenze di non facile gestione sarebbero consigliabili); inopportuna quando Secco ammette che «Effettivamente il rischio di perdere Del Piero c’è» (a meno che qualcuno glielo abbia suggerito e, allora, il direttore sportivo non ha colpa, se non quella di farsi mandare allo sbaraglio); grottesca nella comunicazione se dice che Secco è stato strumentalizzato dai giornalisti (quella di Secco era una frase limpidissima, inequivocabile, immodificabile e, soprattutto, rilasciata durante una trasmissione tv); dedita all’equilibrismo, in cui primeggia il presidente Giovanni Cobolli Gigli, il migliore presidente possibile in una situazione di cui Blanc è il tessitore occulto. Cobolli Gigli tampona e riparte con leggerezza, in un anno e mezzo ha fatto più di quanto gli venga ascritto e riconosciuto, ma sul caso-Del Piero da lui mi aspettavo una diversa determinazione. Anche perché, sul piano dell’immagine, la dirigenza non aveva certo fatto una bella figura a farsi mandare a quel paese da Trezeguet e poi, priva di alternative, a rinnovargli il contratto come se nulla fosse accaduto.
La realtà la sanno tutti e i Del Piero (Alessandro e il fratello manager) la conoscono meglio di qualsiasi altro: Blanc, in primis, non vuole più Del Piero, Secco neppure. Gli Elkann evitano di intervenire, forse perché la pensano come i loro manager o forse perché la Juve non è affar loro nonostante ne detengano la proprietà (strano, ma il capitalismo italiano è anche questo); Ranieri di Del Piero farebbe, o farà presto, volentieri a meno e da domenica gli è pure scappato.Aquesto punto basterebbe che tutti lo ammettessero, senza quella patina di ipocrisia tanto cara all’ambiente del calcio. Basterebbe avere il coraggio di affrontare l’umore della sterminata platea di clienti, chiamati tifosi. Non c’è dubbio che spesso essi rappresentino la pancia nella variegata tribù del pallone. Tuttavia senza di loro non esisterebbe lo spettacolo perché – lo dico a beneficio dell’amministratore Blanc – non esisterebbero i consumatori, gli stadi da fare, rifare, riempire, le televisioni cui abbonarsi per vedere l’evento sportivo e dalle quali ricevere tanti quattrini per sanare i bilanci, assicurare una squadra competitiva e via elencando. Ebbene, cari dirigenti della Juve, questa moltitudine inquieta e arrabbiata vi chiede di porre fine alla questione- Del Piero nel più breve tempo possibile perché essa sta danneggiando – senza che qualcuno ancora se ne sia accorto, ma quando accadrà sarà tardi – la squadra, i suoi delicati circuiti interni, l’allenatore e un calciatore che, fino a prova contraria, è stato determinante sempre, ma più di ogni volta nell’anno della serie B, quando c’era chi scappava, chi tentennava e pochi che lavorassero per salvare il salvabile, segnando tanto (Del Piero, appunto) in una squadra ricca di campioni ma povera di gioco, visto l’allenatore che la guidava (altra scelta infelice con strappo finale mortificante).
Carissimo Cobolli, caro Blanc, stimato Secco, ricordate che senza Del Piero – e senza quelli che sono rimasti anche per lui – la Juve avrebbe rischiato di impantanarsi nella mediocrità, di prolungare l’inferno della B e di consegnare la vostra, pur volonterosa esperienza di grandi dirigenti, ad uno dei fallimenti più gravi della storia del club. Non volete più Del Piero: agite. Lo volete ancora: firmate.
Padovan sostiene che la Juve non è affare degli Elkann, nonostante ne detengano la proprietà.
E allora?
Allora la Juve è affare dei tutori.
I Gemelli Equity Swap (più swap che equity, in realtà).
E, soprattutto, Lucky Luke. L'ex compagno di quel gran pezzo dell'Ubalda (tutta nuda e tutta calda). L'ex direttore generale del comitato organizzatore di Italia '90 (sperpero di migliaia di miliardi per la costruzione di stadi ora già fatiscenti). L'ex vice-presidente della Juventus di Maifredi, Luppi e De Marchi (fuori dalle coppe, per la prima volta dopo circa trent'anni). Grande amico di Moratti ("Sono amico di Massimo Moratti, gli voglio bene. E’ una persona per bene") e della vergine della Bicocca (che non è Afef; "io non entro mai nelle vicende delle singole aziende, voglio solo dire che Marco Tronchetti Provera è un mio amico, è una persona perbene, è un vicepresidente di Confindustria e mi sembra che in questa vicenda sia parte lesa").
Peggio di questa gente non ci poteva capitare.
Fuori i mercati dal tempio. Via i tutori (ed i tutelati) dalla Juventus
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