Benvenuti!

In difesa di 113 anni di storia e di gloria.
In difesa di 29 scudetti.

Perché la Juventus non è stata difesa.
Non è stata difesa da John Elkann. Anzi...
Non è stata difesa da Gabetti. Anzi...
Non è stata difesa da Grande Stevens. Anzi...
Non è stata difesa da Montezemolo. Anzi...
Non è stata difesa dal presidente Gigli. Anzi...
Non è stata difesa da Cesare Zaccone. Anzi...

Per contribuire al blog, scrivete a ilmagodiios@gmail.com

Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
---------------------------------------------------------

mercoledì 10 ottobre 2007

Padovan su tennisti, gemelli, nipoti (e tutori sullo sfondo)



(Lucky Luke quando si vede allo specchio)
--------------------------------------------------------


L’EDITORIALE del 9 ottobre 2007


DECIDETEVI!


GIANCARLO PADOVAN


Il caso Del Piero deflagra in un silenzio rassegnato e colpevole. Dop­pia, e perciò doppiamente grave, la responsabilità: da una parte il giocatore, che ha troppe pretese rispetto alla considerazione della con­troparte contrattuale (quando si chiede è importante capire fino a do­ve sia possibile spingersi con la domanda), dall’altra la società: disim­pegnata per parte degli Elkann (non un gesto, né una parola); renitente e reticente in Blanc (ha già sbagliato cedendo Vieira e, soprattutto, Ibrahimovic all’Inter, forse una maggiore cautela rispetto a conse­guenze di non facile gestione sarebbero consigliabili); inopportuna quando Secco ammette che «Effettivamente il rischio di perdere Del Piero c’è» (a meno che qualcuno glielo abbia suggerito e, allora, il di­rettore sportivo non ha colpa, se non quella di farsi mandare allo sba­raglio); grottesca nella comunicazione se dice che Secco è stato stru­mentalizzato dai giornalisti (quella di Secco era una frase limpidissi­ma, inequivocabile, immodificabile e, soprattutto, rilasciata durante una trasmissione tv); dedita all’equilibrismo, in cui primeggia il pre­sidente Giovanni Cobolli Gigli, il migliore presidente possibile in una situazione di cui Blanc è il tessitore occulto. Cobolli Gigli tampona e riparte con leggerezza, in un anno e mezzo ha fatto più di quanto gli venga ascritto e riconosciuto, ma sul caso-Del Piero da lui mi aspetta­vo una diversa determinazione. Anche perché, sul piano dell’immagi­ne, la dirigenza non aveva certo fatto una bella figura a farsi manda­re a quel paese da Trezeguet e poi, priva di alternative, a rinnovargli il contratto come se nulla fosse accaduto.


La realtà la sanno tutti e i Del Piero (Alessandro e il fratello manager) la conoscono meglio di qualsiasi altro: Blanc, in primis, non vuole più Del Piero, Secco neppure. Gli Elkann evitano di intervenire, forse per­ché la pensano come i loro manager o forse perché la Juve non è affar loro nonostante ne detengano la proprietà (strano, ma il capitalismo italiano è anche questo); Ranieri di Del Piero farebbe, o farà presto, volentieri a meno e da domenica gli è pure scappato.Aquesto punto basterebbe che tutti lo ammettessero, senza quella pa­tina di ipocrisia tanto cara all’ambiente del calcio. Basterebbe avere il coraggio di affrontare l’umore della sterminata platea di clienti, chia­mati tifosi. Non c’è dubbio che spesso essi rappresentino la pancia nel­la variegata tribù del pallone. Tuttavia senza di loro non esisterebbe lo spettacolo perché – lo dico a beneficio dell’amministratore Blanc – non esisterebbero i consumatori, gli stadi da fare, rifare, riempire, le televisioni cui abbonarsi per vedere l’evento sportivo e dalle quali ri­cevere tanti quattrini per sanare i bilanci, assicurare una squadra competitiva e via elencando. Ebbene, cari dirigenti della Juve, questa moltitudine inquieta e arrabbiata vi chiede di porre fine alla questio­ne- Del Piero nel più breve tempo possibile perché essa sta danneg­giando – senza che qualcuno ancora se ne sia accorto, ma quando ac­cadrà sarà tardi – la squadra, i suoi delicati circuiti interni, l’allena­tore e un calciatore che, fino a prova contraria, è stato determinante sempre, ma più di ogni volta nell’anno della serie B, quando c’era chi scappava, chi tentennava e pochi che lavorassero per salvare il salva­bile, segnando tanto (Del Piero, appunto) in una squadra ricca di cam­pioni ma povera di gioco, visto l’allenatore che la guidava (altra scel­ta infelice con strappo finale mortificante).


Carissimo Cobolli, caro Blanc, stimato Secco, ricordate che senza Del Piero – e senza quelli che sono rimasti anche per lui – la Juve avrebbe rischiato di impantanarsi nella mediocrità, di prolungare l’inferno della B e di consegnare la vostra, pur volonterosa esperienza di gran­di dirigenti, ad uno dei fallimenti più gravi della storia del club. Non volete più Del Piero: agite. Lo volete ancora: firmate.




Padovan sostiene che la Juve non è affare degli Elkann, nonostante ne detengano la proprietà.


E allora?


Allora la Juve è affare dei tutori.


I Gemelli Equity Swap (più swap che equity, in realtà).


E, soprattutto, Lucky Luke. L'ex compagno di quel gran pezzo dell'Ubalda (tutta nuda e tutta calda). L'ex direttore generale del comitato organizzatore di Italia '90 (sperpero di migliaia di miliardi per la costruzione di stadi ora già fatiscenti). L'ex vice-presidente della Juventus di Maifredi, Luppi e De Marchi (fuori dalle coppe, per la prima volta dopo circa trent'anni). Grande amico di Moratti ("Sono amico di Massimo Moratti, gli voglio bene. E’ una persona per bene") e della vergine della Bicocca (che non è Afef; "io non entro mai nelle vicende delle singole aziende, voglio solo dire che Marco Tronchetti Provera è un mio amico, è una persona perbene, è un vicepresidente di Confindustria e mi sembra che in questa vicenda sia parte lesa").




Peggio di questa gente non ci poteva capitare.


Fuori i mercati dal tempio. Via i tutori (ed i tutelati) dalla Juventus

Nessun commento: