(Dr. Zoidberg per www.ju29ro.com)
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17 ottobre 2007, un giorno qualsiasi, un mercoledì qualunque che, quatto quatto, rischia di segnare un decisivo passo avanti nel percorso – quantomai difficile – di presa di coscienza della verità su Calciopoli.
La velenosa quotidianità antijuventina viene infatti scossa da Luciano Moggi che, in un hotel milanese, presenta la sua prima fatica letteraria: un libro (“Un calcio nel cuore”, Tea editore) scritto in collaborazione con i giornalisti Mario D’Ascoli ed Enzo Bucchioni, con il quale l’uomo più etichettato al mondo (dagli acidi “mafioso”, “carbonaro” e “massone” al più tranquillizzante “volpone”) si propone di squarciare il velo degli stereotipi e, già che c’è, di ricacciare in gola le troppe malignità di certe lingue taglienti.
Non si vuole in questa sede svelare contenuti o fornire succose anteprime (con 12 euro il più comune dei mortali può andare in libreria e tornarsene a casa con 250 pagine da sgranocchiare), bensì riportare tre cosette - cui chi scrive ha assistito in prima persona - che hanno animato la assai movimentata conferenza stampa di presentazione. Un meeting invero ben frequentato, con molti volti noti dell’anfiteatro pallonaro, ma ahinoi disertata dai pasdaran del contraddittorio e dagli esegeti da poltrona. Per dirne uno, quel Cannavò Candido che pure l’invito l’aveva ricevuto.
Quindi, in mancanza del suo ideologo principe, il giornale rosa ha dovuto ripiegare su un ragazzetto intraprendente, tale Alessandro Ceniti, che non ha comunque fatto mancare cinque minuti di indignata polemica, serviti più che altro a ricordare cosa ne pensino dalle parti di via Solferino della Juventus precobollita (la Juve ruba! Processateli! le schede svizzere! Serie C! Zaccone!).
Ma, lasciando da parte il “brutto” (inteso come episodio), veniamo al “buono” di giornata, ossia alla presa di coscienza quasi globale di una circostanza che inquieta non poco certa tifoseria juventina e appresso alla quale tutto il mondo giornalistico sportivo gira intorno come quei gruppetti di turisti che fanno finta di non correre per prendere il posto vicino al finestrino. Finora nessuno lo aveva mai voluto dire e c’è voluto il coraggio di un Gino Bacci come-non-lo-si-era-mai-visto, per porre la fatidica domanda: ma non è che, forse, chissà, per caso, Calciopoli l’han voluta gli Agnelli (ovvero quel che ne rimane, ovvero chi per loro)? A seguire sorrisini assortiti, gomitatine al compagno di poltrona, colpetti di tosse e Big Luciano, secondo suo stile, a dribblare la malizia.
Rimane infine il pentito, cioè il piatto forte, cioè la sorpresa. Bisogna sapere che attorno al capocupola (Moggi, per chi lo avesse dimenticato) girano sempre certi giornalisti che non perdono occasione di far sapere che il caro Luciano (lo chiamano per nome) lo conoscono da trent’anni. Tutti trenta, non uno di più, non uno di meno (1977, che anno…). Ebbene, uno di quelli risponde al nome di Franco Rossi, bocca di fuoco di Telenova e censore bianconero dalle parti del Mediaset serale. Il caro Franco (chiamiamolo per nome) era lì, con occhi solo per il suo trentennale amicone e non vedeva l’ora di stringerselo e baciarselo, una volta finito il cerimoniale. E così è stato, con il nostro a scodinzolargli addosso (vedi foto) persino quando, terminata la presentazione, Big Luciano è stato stretto dalla morsa delle telecamere, delle interviste e degli autografari. E pensare che c’era un gran bel buffet, apparecchiato con ogni delizia…Ebbene, per farla breve, si dice che al telefono (tutto passa da lì) di Moggi sia giunta qualche settimana fa la voce contrita dell’eroe di Telenova, annunciante il suo completo ravvedimento e la contemporanea consapevolezza delle troppe castronerie pronunciate sul conto (e su quello della Juve) dell’amico ritrovato.
Tutto molto bello, persino lacrimevole, perché a valori come l’amicizia non si può certo rimanere insensibili. Ma il vero pentimento, osiamo, dovrebbe avvenire anche in altre sedi, dove milioni di persone possano sentire e vedere. I salotti buoni della tv ti aspettano, caro Franco. Noi, intanto, diamo gomitatine e colpetti di tosse in riva al fiume.
1 commento:
Complimenti per il resoconto, ho appena comprato il libro. Sono uno di quelli convinti che dietro a calciopoli ci siano gli Elkan.
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