C’è una brutta sorpresa per l’Inter nell’avviso di chiusura delle indagini sui falsi in bilancio, depositato ieri dal pubblico ministero Carlo Nocerino. Sta in una realzione della Covisoc, la commissione di vigilanza per le società calcistiche, allegata al documento. Vi si legge infatti: «L’equilibrio finanziario sarebbe saltato se la società avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie, e l’Inter non avrebbe superato i parametri richiesti per l’iscrizione al campionato 2005-2006». Detta in parole semplici, secondo la Covisoc l’Inter non avrebbe avuto i requisiti per partecipare al torneo che, come si sa, non è stato proprio un campionato qualsiasi: alla squadra nerazzurra venne assegnato «a tavolino» lo scudetto vinto e poi revocato alla Juventus, dopo uno scandalo che aveva travolto il calcio italiano. Pronta la replica dell’Inter: «Mai appostato plusvalenze fittizie», scrive la società in un comunicato. Aggiungendo di aver «già presentato necessaria e completa documentazione tecnica a dimostrazione che è sempre stato garantito pieno rispetto dei dovuti equilibri finanziari», in particolare tramite «sistematici» aumenti di capitale. Anche per il Milan, società coinvolta assieme all’Inter nell’inchiesta, c’è la stessa «sorpresa», cioè l’estensione dell’indagine ai bilanci «propedeutici» all’ammissione al campionato 2005-2006 (e non soltanto a quello 2004-2005 come sembrava all’inizio delle indagini) ma le conseguenze, sul piano sportivo, appaiono meno gravi. Per il resto è pressochè identica l’accusa formulata dal pm: l’aver compiuto un falso in bilancio attraverso la «falsa esposizione derivata dalle operazioni di compravendita dei diritti alle prestazioni pluriennali di calciatori e delle compartecipazioni»; erano prezzi di cessione e/o acquisto fittizi «in quanto artatamente incrociati a tavolino». Questi «fatti non rispondenti al vero» avrebbero «determinato il superamento delle soglie del cinque per cento del risultato economico e dell’un per cento del patrimonio netto, nonché l’alterazione sensibile della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società». Il documento di Nocerino parla esplicitamente di «operazioni incrociate» tra Inter e Milan. E per i nerazzurri aggiunge anche «la compravendita con la Lazio dei diritti relativi ai calciatori Corradi e Crespo (ipervalutati per un importo almeno pari a 6 milioni e 669mila euro)». Si chiude così, a Milano, un’inchiesta cominciata alla fine dell’anno scorso; partita dalla procura di Roma e con diramazioni anche a Genova e Torino. Gli indagati, oltre alle due società in quanto tali, sono il vice presidente e ad del Milan, Adriano Galliani, e, per l’Inter, Massimo Moratti, Mauro Gambaro e Rinaldo Ghelfi. Per tutti loro, vista la «durezza» della nota del pm, la richiesta del rinvio a giudizio sembra scontata. In particolare il patron e gli amministratori dell’Inter sono accusati di aver praticato «alterazioni di bilancio» tali di comportare «l’esposizione di un maggior patrimonio netto pari a 32milioni e 459mila euro» e ciò «ha indotto l’organo di vigilanza Covisoc a chiedere un ripianamento patrimoniale inferiore a quello dovuto». Cifre, quelle citate dal pm, frutto di una perizia effettuata dal consulente della procura: Luigi Magistro, colonnello della Finanza e già capo audit all’Agenzia delle entrate. Da esperto ha spulciato i bilanci delle squadre e con i risultati delle sue indagine si è rivolto alla Covisoc, chiedendo se le cifre esposte sarebbero stati «compatibili» con l’iscrizione al campionato: per l’Inter no, è stata la risposta.
giovedì 21 giugno 2007
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