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In difesa di 113 anni di storia e di gloria.
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Perché la Juventus non è stata difesa.
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lunedì 18 giugno 2007

Il verbo dei gemelli


Cobolli: «Il nostro obiettivo è salire sul tetto d’Europa per entrare nella storia» (veramente nella storia ci siamo già... )

Intervista ai Gemelli di Camillo Forte (Tuttosport).

Commenti de Il Mago di Ios (In difesa di un sogno chiamato Juventus)


Il pre­sidente Giovanni Cobolli Gigli è una persona di parola (o di troppe parole?). Ieri mattina s’è recato a Castelfio­rentino per assistere al torneo dedicato ad Alessio Ferramo­sca e Riccardo Neri. C’erano le famiglie dei due ragazzi, stret­ti nella loro grande dignità di genitori feriti che continuano a seguire il calcio giovanile. Per­ché lo sport e vita. E Alessio e Riccardo sono sempre con noi, con chi scende in campo ad in­seguire il sogno di diventare campioni. Il presidente ha gli occhi lucidi, è commosso. Cer­ca, nel limite del possibile, di portare parole confortanti per­ché la vita deve continuare e il torneo lo conferma. Giocano gli Allievi della Juve contro quelli del Livorno. Poi scendono in campo i ragazzini dell’Empoli: bravi, bravissimi. Giovanni Co­bolli Gigli si entusiasma da­vanti alle loro giocate. Applau­de. Per lui, alla fine, è una gior­nata serena e disintossicante dopo tutto quello che è succes­so. L’ultimo colpo ad effetto è arrivato dalle dimissioni di Marco Tardelli dal Consiglio d’Amministrazione.


Presidente, cominciamo proprio dal fatto del gior­no. Che cosa si sente di ri­spondere?

«Che mi spiace (a me proprio per nulla; come al solito, siamo su posizioni contrapposte). Marco Tardel­li in qualità di consigliere ha lavorato bene (Marco Tordelli, colui che polemizza(va) con i giocatori a mezzo stampa? Marco Tordelli, colui che minaccia(va) sempre le dimissioni a mezzo stampa? Marco Tordelli, colui che non partecipa(va) al comitato sportivo per andare a Porta a Porta?). Abbiamo letto le sue dichiarazioni e subito ho capito che le dimissioni erano irrevocabili. Non ci è rimasto che accettarle. Però, ci tengo a ribadirlo, ha lavorato bene tant’è che lui stesso aveva fat­to i nomi di Deschamps e Ra­nieri come allenatori della Ju­ventus ».


Che cosa è successo, allora?

«Forse si aspettava di ricoprire un incarico tecnico che non era compatibile con la sua carica (si, il posto di sotto-aiuto cuoco era già occupato). E per questo la storia è finita (e Marco Tordelli può tornare ad Appiano Gentile da papà Pirlatti)».


Non è finita con Gigi Buffon, però. E lei è stato di parola. Quando diceva che il portiere più forte del mondo sarebbe rimasto al­la Juve in pochi ci credeva­no. Sembravano solo parole e, invece, il sogno dei tifosi si è trasformato in realtà.

«Una grande soddisfazione. E’ la conferma che la nuova so­cietà sta lavorando bene. Sia­mo ripartiti da zero e, credete, non era facile raggiungere i ri­sultati che abbiamo ottenuto. Non ci siamo mai persi d’ani­mo e deve fare i complimenti all’amministratore delegato Jean Claude Blanc e al diret­tore sportivo Alessio Secco. E mi complimento anche con il responsabile degli osservatori Aldo Sensibile. Si sta costruen­do qualche cosa di importan­te». (parole, parole, parole)


E il portierone lo ha capito.

« Proprio così. Lui è il nostro Ronaldinho, il fuoriclasse che tutti i club del mondo avrebbe­ro voluto e che invece siamo riusciti a tenere. Anzi, di più: credo proprio concluderà la sua carriera nella Juventus».


Come lo avete convinto?

« Ribadisco: con i nostri pro­grammi. Che sono seri e si stanno concretizzando». (stiamo parlando del famigerato Fermo Sportivo?)


Nel mercato siete i prota­gonisti (forse sul fantamercato dei sogni di Tuttosport; sul mercato vero per ora siamo alla finestra). Soddisfatto di chi è stato preso?

«Molto, sono arrivati giocatori importanti e altri ne arrive­ranno ma il nostro grande col­po, credete, è quello di aver convinto Buffon».


Pensate di colmare subito il divario che vi separa da Milan e Inter?

« Ci proveremo. I rossoneri di Champions sono straordinari ma hanno una rosa non più giovanissima composta da campioni di grande esperienza mentre la squadra di Mancini è poderosa, forse migliore sotto l’aspetto della compattezza e dell’amalgama. Noi cerchere­mo di prendere un po’ dal Mi­lan e un po’ dall’Inter (sempre ispirandoci ai valori di Facchetti, vero?)».


La nuova Juve sarà da scu­detto?

«Non lo so (ma non era l'obiettivo categorico?), ma l’obiettivo è un altro».


Quale?

« La Champions League. Per entrare nella storia della so­cietà bisogna vincere la Coppa dei Campioni».


Tra due anni, guarda caso, la finale si disputerà a Ro­ma...

«Un segno del destino? Perché no. Per adesso è soltanto un so­gno ma tra due anni chissà che non possa diventare realtà. Sa­rebbe bello, lo meriterebbero tutti i nostri tifosi che anche in serie B non ci hanno mai fatto mancare il loro incitamento».


Il suo rapporto con la gen­te di fede bianconera è mi­gliorato (ma dove?) mentre all’inizio non era così. Cosa è succes­so?

« I tifosi hanno capito che ri­spettiamo le parole date».


E’ vero che prenderete un altro direttore da affianca­re a Secco?

«No, sta lavorando bene. E poi abbiamo già assunto un poker d’esperti: Ranieri e i suoi colla­boratori ».


Che impressione le hanno fatto? «Ottima. Quattro persone serie e preparate, un gruppo di lavo­ro fantastico».


Trezeguet è così lontano?

«Dipende dai punti di vista. Se le sue esigenze si sposano con le nostre possibilità economi­che saremo ben contenti di ac­contentarlo. Uno come lui non è in discussione».


Milito vi piace? «Come no? Però è caro e nel suo ruolo ci sono tanti altri gioca­tori che potrebbero fare al caso nostro. Però di queste cose par­latene con Blanc e Secco».


Presidente, finalmente è fi­nito l’inferno della serie B. Che cosa aggiunge?Sorride. «Se non avessimo con­quistato la promozione ce ne saremmo andati tutti. Perché noi siamo la Juve» (ecco, questo è l'unico motivo per cui sotto sotto un po' mi spiace che la Juve sia risalita).

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