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In difesa di 113 anni di storia e di gloria.
In difesa di 29 scudetti.

Perché la Juventus non è stata difesa.
Non è stata difesa da John Elkann. Anzi...
Non è stata difesa da Gabetti. Anzi...
Non è stata difesa da Grande Stevens. Anzi...
Non è stata difesa da Montezemolo. Anzi...
Non è stata difesa dal presidente Gigli. Anzi...
Non è stata difesa da Cesare Zaccone. Anzi...

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Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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mercoledì 28 febbraio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 10

Sono trascorsi ormai quasi 9 mesi da quel 7 maggio 2006 in cui è stato dato sostanzialmente il calcio d’inizio a Farsopoli. Allo Stadio Delle Alpi di Torino si giocava Juventus-Palermo, dopo una settimana di veleni per la pubblicazione delle prime INTERcettazioni sul giornalaccio rosa. Tre immagini di quel giorno sono scolpite nella memoria e nel cuore di tutti noi. La scelta di campo di Andrea Agnelli, sceso con orgoglio sul prato del Delle Alpi a fianco dei dirigenti scelti da suo padre nel lontano 1994 per rilanciare la Juventus e portarla sul tetto del mondo. Non a caso, la finale di Berlino del 9 luglio è stata definita Juve d’Italia contro Juve de France…Le lacrime di Roberto Bettega, vera bandiera bianconera. La dichiarazione ("siamo vicini alla squadra e all’allenatore") di chi ha deciso di cancellare, mentre la squadra stava lottando per conquistare il 29° titolo, dodici anni di trionfi e di gloria, dando il là agli eventi successivi. E sappiamo tutti fin troppo bene cos’è successo dopo quel 7 maggio. Le dimissioni forzate della Triade e la nomina del nuovo CDA, tanto ricco di comitati quanto povero di competenze calcistiche. La pena congrua. La retrocessione e la revoca dei due scudetti. L’assegnazione del Tavolino 2005/2006 al petroliere ambientalista, ad opera dei suoi due compagni di merende nerazzurre Rossi e Nicoletti. Ma c’è un’altra immagine di questi nove mesi che mi colpisce, forse ancora più delle precedenti. Tutte le volte che vado al Comunale, infatti, non posso fare a meno di voltarmi a guardare verso la tribuna. Le poltroncine riservate ad Allegra e Andrea Agnelli sono sempre li, malinconicamente vuote. Quelle poltroncine sono la "prova provata" (quella che Reperto e San Dulli non hanno mai trovato, ma forse neanche cercato) che i tempi sono purtroppo cambiati. Il passato oramai non si può più modificare (forse). Fare le vedove inconsolabili non serve a granché ed è quindi necessario pensare al futuro (anche se certe ferite sono comunque difficili da rimarginare). Tutti ci auguriamo, ovviamente, che il 2007 sia davvero l’anno della svolta e dell’orgoglio bianconero e che la Juve possa tornare al ruolo che storicamente le compete. Vincere. E da questo punto di vista i prossimi due mesi sono cruciali. Entro marzo, infatti, dovrebbe essere finalmente approvato il piano sportivo e concluso il contratto con il nuovo sponsor. E’ probabile (ed auspicabile) che venga proposto - e deliberato in tempi brevi - un congruo aumento di capitale. Questa è infatti una condizione imprescindibile per poter rafforzare la squadra e dare quindi un messaggio positivo ai campioni che stanno decidendo il loro futuro. Infine, il 18 aprile, data in cui l’UEFA assegnerà gli Europei 2012, si decide il destino del progetto per il nuovo stadio (da costruire al posto del montezemoliano Delle Alpi). Vedrò quindi le prossime partite al Comunale con un occhio rivolto al futuro. Solo uno, però (e neanche troppo fiducioso). L’altro sarà sempre rivolto verso quelle due poltroncine vuote. Con la speranza che Allegra ed Andrea Agnelli tornino ad occupare i loro posti allo stadio. Solo così, voltandomi verso la tribuna, avrei finalmente la certezza che l’incubo è davvero finito.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 10 del 28/2/07

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