Con il decreto salva – calcio, il legislatore ha consentito alle società (sostanzialmente tutte, tranne Juventus e Sampdoria) di manipolare per l’ennesima volta i bilanci, nascondendo gli effetti contabili generati dallo scoppio della bolla speculativa delle plusvalenze fittizie ed evitando l’adozione immediata dei provvedimenti previsti dagli articoli 2446 e 2447 del codice civile. L’Organismo Italiano di Contabilità (OIC) ha espresso un giudizio fortemente critico sul decreto, precisando che "la norma in questione costituisce una deviazione dai principi generali della disciplina del bilancio di cui agli articoli 2423 e seguenti del codice civile, nonché dal disposto delle direttive contabili comunitarie. Inoltre, essa non è in linea con i principi contabili nazionali e con i principi contabili internazionali". Il decreto salva – calcio è stato comunque bocciato dalla Commissione Europea, che lo ha giudicato in contrasto con le direttive contabili e con la normativa sugli aiuti di stato. Per effetto di questa bocciatura, le norme incriminate sono state abrogate e le società di calcio - che nel bilancio 2003 avevano svalutato il parco giocatori, contando di poter spalmare l’effetto economico della svalutazione su dieci anni - si trovano a dover invece "scaricare" a conto economico l’importo residuo della svalutazione entro giugno 2007. "Nell’ultimo bilancio [cioè, quello al 30 giugno 2006], l’Inter ha stanziato 111,8 milioni di ammortamenti per assorbire il 35% della svalutazione calciatori fatta con la legge salvacalcio (per 319,4 milioni totali). Dovrà assorbire i residui 111,8 milioni con il bilancio corrente, al 30 giugno 2007" (Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore del 10 gennaio 2007). E nella medesima situazione si trovano anche Milan, Roma e Lazio. Come fare ad assorbire questi costi straordinari, senza dover mettere mano al portafoglio per coprire le perdite e ricapitalizzare la società? Semplice. Con delle altre plusvalenze fittizie. E’ cambiato solo l’asset su cui realizzare la plusvalenza. Dai calciatori ai marchi. E anche questa volta il petroliere ambientalista è riuscito ad essere un assoluto protagonista. L’Inter, infatti, ha ceduto il proprio marchio alla società Inter Brand (controllata al 100%) realizzando una plusvalenza (fittizia, ça va sans dire) di 158 milioni di euro. Il Milan questa volta ha superato, seppure di poco, i cugini, rilevando una plusvalenza di 186 milioni di euro sulla cessione del marchio alla propria controllata Milan Entertainment. Leggermente inferiori (ma comunque significativi), invece, i "risultati" ottenuti dalla Roma (127 milioni di plusvalenza) e Lazio (95 milioni). Ma la storia della contabilità creativa delle società di calcio non finisce certo qui. Le dichiarazioni di Matarrese della scorsa settimana ("la situazione dei bilanci è catastrofica, ci sono tanti club in difficoltà e stiamo pensando a come modificare i parametri della Covisoc per evitare i problemi che potrebbero venire a crearsi con le iscrizioni") fanno intravedere nuovi sviluppi "creativi".
Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 10 del 28/2/07
mercoledì 28 febbraio 2007
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