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Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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mercoledì 7 febbraio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 7

Mi chiamo Brunelli. Simone Brunelli. E, a differenza di Piano (anzi,
Fermo) Industriale, esisto davvero. Eccomi. In carne, ossa e plusvalenza.
Che mestiere faccio? Sono (anzi, ero) un calciatore. Portiere, per la precisione. Guadagno 2500 euro al mese (sino al 2008). Giocavo nella primavera del Milan. Ma poi, qualche anno fa, sono stato ceduto ai cugini dell’Inter. Sono due società fantastiche. Molto organizzate. E coccolano i loro giocatori. Pensa, non ti disturbano neppure quando serve la tua firma su un contratto. Fanno tutto loro. Firme e controfirme. E poi ti spediscono
i contratti direttamente a casa. Non è una leggenda metropolitana. E’
la realtà. Nell’estate del 2003, mentre io mi godevo le vacanze in Sardegna, a Milano hanno sistemato tutte le carte per il trasferimento. Senza rompermi le scatole. Non una telefonata. Non un’email. Neanche la rottura di dover aprire una missiva o un telegramma. E non hanno disturbato neppure il mio procuratore. Dei veri professionisti. Quando sono tornato a casa ho trovato nella buca delle lettere tutti i contratti già firmati da me. Il rinnovo con il Milan. La cessione all’Inter. E il nuovo accordo con la società di Via Durini.
Se sono stato strapagato? Non penso proprio. L’Inter ha pagato il mio cartellino tre milioni di euro. Una bazzecola per il petroliere più ambientalista che ci sia. Solo milleduecento volte il mio stipendio mensile. Solo cento volte il mio stipendio annuale. E’ un prezzo di mercato.
Anzi, secondo me l’Inter ha fatto un affare. D’altronde, non sono dei fessi.
Mangiano pane e volpe a colazione. E te lo posso anche dimostrare. Molto
facilmente. Conosci Marco Varaldi? E’ un portiere, come me. E’ bravo, come me. E’ famoso, come me. Ha più o meno la mia stessa età. E nel giugno 2003 è stato ceduto dall’Inter al Milan. Per 3,5 milioni di euro. Ben mezzo milione di euro in più di quanto sono costato io. Come volevasi dimostrare.
Se ho mai giocato nell’Inter? No, certo che no. Mi hanno subito girato in prestito alla Pro Sesto, per farmi fare (giustamente) esperienza. Al secondo allenamento però mi sono fatto male alla spalla. Poi, sono passato alla Vis Pesaro. Sempre in prestito. Ma la spalla ha continuato a dare problemi. Mi sono dovuto operare più volte. Probabilmente non potrò più tornare a giocare. Ma anche qui l’Inter si è dimostrata una grande società. Mi hanno lasciato libero di scegliere e pagare i migliori medici. Non hanno fatto alcuna pressione.
Se ho mai vinto qualcosa? Si, certo. Un Viareggio con la primavera del Milan. E poi, la scorsa estate, il Tavolino dell’Onestà con l’Inter. E’ il titolo di cui vado più orgoglioso. Dovevi vedere com’era contento il presidente.
Quando ha vinto il Tavolino ha chiamato ad uno ad uno tutti i giocatori.
Me compreso. Era con sua sorella Bedy. Urlavano a squarciagola. “Solo noi. Solo noi. Il Tavolino l’abbiamo noi”. E poi “Guido Rossi alè alè, Guido Rossi alè alè”. Sono contento per lui. Se lo merita proprio. Con tutte le plusvalenze che ha dovuto fare. Con tutti i passaporti che ha dovuto rinnovare. Con tutte le patenti che ha dovuto riciclare. Con tutti i marchi che ha dovuto cedere. Con tutte le persone che ha dovuto pedinare. E’
il giusto riconoscimento.
Ti lascio. Mi è scaduto il passaporto. E devo andare in sede a ritirare il nuovo documento. Ha fatto tutto Oriali. E anche in questo caso, non ho dovuto firmare nulla. Ah, che grande società.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 7 del 7/2/07

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