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mercoledì 7 febbraio 2007

Plusvalenze di sera, bel tempo si spera

La cessione di Tizio per acquistare, ad un prezzo sostanzialmente equivalente, la fotocopia Caio è il meccanismo più semplice, dal punto di vista concettuale, per realizzare una plusvalenza ed “imbellettare” così il bilancio. Questo sistema, tuttavia, presenta alcune pecche. Innanzitutto, per massimizzare “l’effetto plusvalenza” è necessario cedere un giocatore
importante, che abbia un’elevata quotazione di mercato ma un basso valore
contabile (perché acquistato a poco o perché quasi completamente ammortizzato). E già questo requisito rappresenta di per sé un ostacolo. Soprattutto per una squadra come l’Inter del petroliere ambientalista, che spesso e volentieri ha comprato bidoni a caro prezzo. Non bisogna neppure trascurare un altro aspetto. Se non si vuole impoverire la rosa, Tizio deve essere sostituito con un giocatore di pari valore. Quindi, un giocatore
costoso, con il conseguente impatto in termini di maggiori ammortamenti
futuri (ma questa è un circolo vizioso comune a tutti i sistemi di generazione delle plusvalenze contabili). E poi, sotto il profilo prettamente sportivo, questa sostituzione potrebbe anche non essere “digerita”, con un conseguente impatto negativo sull’economia della squadra.
Con il meccanismo degli scambi incrociati viene risolta buona parte dei problemi. Non è più, infatti, necessario avere in rosa un giocatore “plusvalente” (vale a dire, con elevato valore di mercato e basso valore
contabile). La plusvalenza, infatti, viene realizzata in un altro modo. Gonfiando, artatamente ed in modo spropositato, il valore dei giocatori scambiati. L’operazione, quindi, può essere effettuata con qualsiasi giocatore in rosa. Di solito, si tratta di calciatori di medio livello. Se non,
addirittura, di veri e proprio sconosciuti. Riducendo così anche il rischio di “crisi di rigetto”.
Un esempio concreto vale più di mille parole. Nell’estate 2002, Francesco Coco è stato ceduto dal Milan all’Inter per 29 milioni di euro (circa 56 miliardi del vecchio conio). Contemporaneamente, l’Inter ha venduto
Seedorf per la stessa cifra al Milan. Le due squadre si sono così assicurate una congrua plusvalenza, senza alcun impatto finanziario (perché i crediti e debiti reciproci si compensano). Anche per i calciatori non è cambiato granché. Coco, in particolare, ha continuato a frequentare il privé dell’Hollywood. E’ appena il caso di notare come, nello scambio tra cugini, il Milan abbia comprato un buon giocatore, rifilando un bel bidone
all’Inter. D’altronde, la competenza non si trova sugli scaffali del supermercato.
Francesco Coco, Andrea Pirlo, Clarence Seedorf, Andrés Guglielminpietro, Dario Simic, Cyril Domoraud, Christian Brocchi. Tutti questi giocatori hanno un comun denominatore. Hanno cambiato squadra, restando sempre a Milano e lasciando in eredità una consistente plusvalenza.
Nell’estate del 2003, le due società meneghine hanno concluso un altro mega-scambio incrociato di giocatori. I rossoneri hanno ceduto ai nerazzurri Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma. In cambio, i nerazzurri hanno dato ai rossoneri Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Il prezzo pattuito per ciascun “quartetto” è stato di circa 14 milioni di euro. Non male per dei giocatori sconosciuti.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 7 del 7/2/07

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