Mi chiamo Industriale. Fermo Industriale. Sino a poche settimane
fa il mio nome era diverso. Mi chiamavo Piano. Ma poi ho deciso di cambiarlo. Piano era troppo ottimista. Fermo invece è realista.
Se sono stato assunto alla Juventus? No, è tutto fermo. E sono Fermo anche io. Tutto quadra, quindi. Come sai, zio Jean-Claude vorrebbe farmi diventare responsabile del mercato. Al posto di quel babbeo che comprava giocatori a 7 e li rivendeva a soli 120 (miliardi di lire). Difficile fare di peggio. Però la mia nomina deve essere ratificata dal nonno Gianlugi.
Se ci sono dei problemi? Si, eccome. Non riesco più a parlare con il nonno. Non lo vedo da quella volta in cui discettava di spirito partecipativo e sportivo. Mi dicono che sia arrabbiato con me. Pare mi abbia sentito canticchiare “che fretta c’era, maledetta assemblea”. E poi la poltrona del nonno non è proprio saldissima. C’è un certo Luca Liberaebella che vuole prendere il suo posto. E’ un famosissimo collezionista. Di poltrone
(non solo Frau). E’ tifoso del Bologna. E odia la Juventus. Forse perché gli
ricorda un bruciante fallimento.
Perché non ne parlo con John? John chi? Ah, ho capito. Lo smilzo. Mi sembra una perdita di tempo. L’ho visto una volta sola. Non ha potere decisionale. E neppure carisma. E poi, alla larga dagli assistenti del nonno. Ieri ne ho conosciuto un altro. Si chiama Lapo. Capelli lunghi, borse sotto gli occhi e basettoni. Dovresti vederlo. Uno spettacolo. Nel suo genere. L’ho soprannominato Commissario Lapettoni. E’ un tipo molto strano. Vuole sembrare indipendente. Ma è esattamente l’opposto. Molto fumo e poco arrosto. Mi ha fracassato gli zibibbi con la storia di tre suoi ex amici. Antonio, Luciano e Roberto. “Quei tre mi ricordano Caino e Babele”, si è sfogato. Poi, ha cercato di rifilarmi un paio di occhiali. A 1.007 euro. Peggio di un vu-cumprà. Una cosa comunque mi è chiara. Al nonno la Juventus non interessa. E lo stesso vale per John e Lapo, i suoi due assistenti. Ecco perché non mi stanno a sentire.
Cosa ne penso di tutta questa vicenda? Sono perplesso. Sempre più perplesso. Vado spesso alla sede della Juventus, in Cammino Ferraris a Torino. Accompagno lo zio. Si avverte un’aria di precarietà. Sembra che
stiano smantellando tutto. Pensa che in sette mesi non sono ancora riusciti
a riunire il comitato sportivo. Lo zio non è riuscito a spiegarmi a cosa serva
‘sto comitato. Ma visto che c’è, tanto vale che si riunisca. Almeno una volta.
Il problema è che sono spariti due membri (su quattro). Marco e Gian
Paolo. Non si sono mai visti in sede. E neppure a Vinovo. Sembra che Gian
Paolo sia in giro per il mondo, a seguire gare di pallavolo. Marco, invece, si fa gli affari suoi. Va in televisione. Scrive lettere aperte sui giornali. Lo zio è
disperato. Sta addirittura pensando di rivolgersi a “Chi l’ha visto?” Che dire? Chi li ha visti, stia zitto. Non sento la mancanza di Marco e Gian Paolo.
Ti lascio. Devo andare in università. Sto seguendo un corso di contabilità
creativa. La lezione di oggi è sulle plusvalenze. Vengono dei visiting professor dalla International University. Sembra siano molto bravi. Ci saranno anche due esercitazioni pratiche. Una sul caso Simone Brunelli, l’altra su Inter Brand Srl. Domani invece ho un seminario sulla prescrizione nel diritto sportivo. Ci sarà nientepopodimenoche il Prof.
Catapecchie da Roma. Un luminare della prescrizione. Specie se di rito
ambrosiano.
Ah, un’ultima cosa. Mi sono fidanzato. Con Sconsolata. Ci sposiamo la prossima settimana. Fermo e Sconsolata Industriale. Suona bene, no? Questa sera vado a cena da lei. Devo ricordarmi di comprarle dei fiori. Non
le piacciono i gigli. Neanche a me.
Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 6 del 31/1/07
mercoledì 31 gennaio 2007
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