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mercoledì 31 gennaio 2007

Plusvalenze ci sono, meglio è - Il Mago di Ios

Per comprendere le vicende della Plusvalenzopoli nerazzurra è necessario
fare una veloce panoramica su alcune regole di contabilità.
Il Conto Economico è uno dei documenti che compongono il bilancio di una società (assieme allo Stato Patrimoniale e alla Nota Integrativa).
Nel Conto Economico si registrano i ricavi ed i costi e – per differenza – si
rileva l’utile o la perdita dell’esercizio sociale.
Concentriamo l’attenzione su due voci particolari del Conto Economico. L’ammortamento del costo d’acquisto dei calciatori. E le plusvalenze.
Il costo per l’acquisto di un calciatore ha un’utilità pluriennale (a condizione che, ovviamente, la società acquirente non stipuli con il professionista un contratto di un solo anno). Deve essere quindi “capitalizzato” (vale a dire, registrato come attività nello Stato Patrimoniale) e “spalmato” lungo la durata del contratto con la procedura d’ammortamento: ogni anno, viene rilevato a Conto Economico solo una parte del costo del cartellino (la quota di ammortamento, determinata dividendo il costo per il numero di anni del contratto) e si riduce, del medesimo importo, il valore contabile del giocatore iscritto nello Stato Patrimoniale.
Le plusvalenze (e le minusvalenze) derivanti dalla cessione dei diritti alle prestazioni dei calciatori sono determinate come differenza tra il prezzo concordato per la cessione ed il valore contabile residuo del giocatore (cioè, il costo originario di acquisto, al netto delle quote di ammortamento
già contabilizzate). Queste plusvalenze e minusvalenze sono rilevate a Conto Economico (rispettivamente come ricavi e come costi) nell’esercizio in cui viene formalizzato il trasferimento.
Riassumendo. Ogni anno, nel Conto Economico viene rilevato un costo, pari alla quota di ammortamento del prezzo di acquisto del giocatore. A parità di durata del contratto, tanto più è alto (gonfiato?) il costo di acquisto, tanto più elevata diventa la quota di ammortamento. La cessione del calciatore può generare un ricavo (plusvalenza) od un costo (minusvalenza), a seconda che il prezzo di cessione sia più alto o più basso del valore contabile residuo attribuito al giocatore in questione.
I vincitori del Tavolino 2005/2006 hanno sistematicamente sfruttato il meccanismo delle plusvalenze per sistemare il bilancio d’esercizio, riducendo in modo artificioso le perdite realizzate sotto l’illuminata direzione del petroliere ambientalista.
Ed è proprio questa motivazione contabile che spiega diverse operazioni di mercato che con il calcio – e lo sport – non hanno nulla a che fare. Il meccanismo, nella sua forma più semplice è il seguente. Poniamo che l’Inter abbia acquistato il calciatore Tizio ad un prezzo di 1000, facendogli
un contratto di cinque anni. La quota annuale di ammortamento è quindi di 200 (1000 diviso 5). L’anno successivo, Tizio viene ceduto a un prezzo di 3000. Si realizza così una plusvalenza di 2200 - pari alla differenza tra prezzo di vendita (3000) ed il valore non ammortizzato del calciatore (1000 – 200 = 800) - che viene iscritta tra i ricavi del Conto Economico. Contemporaneamente viene acquistato, sempre per 3000, il calciatore Caio, equivalente (per ruolo ed abilità) a Tizio. Dal punto di vista sportivo, queste due operazioni di mercato (la cessione di Tizio per acquistare la sua fotocopia Caio), non hanno probabilmente particolare senso. In questo modo, però, il bilancio dell’Inter è migliorato (apparentemente), grazie alla plusvalenza di 2200. E sotto il profilo finanziario, non succede alcunché di particolare. L’uscita di 3000 per l’acquisto di Caio è compensata dall’incasso, sempre di 3000, derivante dalla vendita di Tizio. Si tratta – è bene dirlo - di un’operazione perfettamente lecita.
Il meccanismo, però, è stato ulteriormente perfezionato, diventando, come vedremo, molto più creativo.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 6 del 31/1/07

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