Buffon, Trezeguet e Camoranesi sono stati chiari.
Sono disponibili a restare (chi più, Buffon; chi meno, Trezeguet; chi non si sa, Camoranesi), ma vogliono la garanzia di poter giocare in una squadra di vertice. “Essere una pietra miliare di una Juve che arriva dodicesima non mi interessa molto”, così Buffon in una recente intervista. E’ ragionevole ritenere che i nostri campioni non si accontentino delle parole in libertà di Cobolli, secondo cui “vincere lo scudetto 2007/2008 è per la Juve un obiettivo categorico. Ci riusciremo di certo” (intervista a Sky del 14 novembre).
Dopo tante, troppe dichiarazioni a vanvera (da parte di tutti, dirigenti e giocatori), è giunta l’ora di far parlare i fatti concreti. A cominciare dal nuovo piano industriale, che dovrebbe essere finalmente ufficializzato nei prossimi giorni (ma il condizionale è d’obbligo). Nel piano industriale saranno indicati ricavi, spese ed investimenti (per rafforzare la prima
squadra, nel settore giovanile, per la ristrutturazione dello stadio,…) dei prossimi cinque anni. Nonché – ed è questo un aspetto particolarmente delicato – le modalità di copertura del fabbisogno finanziario della
società. A questo proposito, Cobolli Gigli e Blanc hanno più volte fornito rassicurazioni circa la volontà dell’IFIL di sostenere la ricostruzione della squadra. E nel verbale dell’assemblea di fine ottobre questa volontà
viene in qualche modo formalizzata (non senza una certa dose di ambiguità): “l’azionista di maggioranza IFIL, attraverso la persona dell’amministratore delegato Barel di Sant’Albano … in recenti riunioni di consiglio [Sant’Albano infatti è anche consigliere della Juventus] ha affermato che, se sarà necessario, sarà vicino alla Società, tenendo conto non solo delle indicazioni del budget 2006/2007 ma anche del piano industriale in corso di valutazione”.
Ci sono però molti segnali che vanno nella direzione opposta, suggerendo come la Juventus, a dispetto delle ripetute dichiarazioni ottimistiche del presidente e dell’amministratore delegato, debba continuare a camminare con le proprie gambe (come d’altronde ha fatto nei dodici anni di gestione
della Triade…).
Il carismatico Ing. John Elkann, vicepresidente FIAT e IFIL, in un’intervista rilasciata a Repubblica l’11 novembre scorso così rispondeva al giornalista che gli chiedeva se fosse pronto a firmare un assegno come faceva suo nonno per comprare un fuoriclasse: “Viviamo altri tempi. Oggi mi piace di più pensare a un nuovo Bettega, ai ragazzi del vivaio. Oppure ai nostri giovani giocatori che già si stanno facendo valere in prima squadra... L’ambizione è allevare campioni, però serve tempo e non è detto che costi poco, anzi. Tu cresci tanti ragazzi e poi magari li perdi per strada, oppure nessuno emerge, però la via maestra è questa. Non è un caso che abbiamo
deciso di sfruttare l’attrattività mondiale della Juve puntando sui giovani, e c’è la possibilità di costruire scuole di calcio in Inghilterra e in America. E anche in Italia abbiamo in mente un grosso lavoro con le scuole”. Una risposta piuttosto arzigogolata, che ha un solo significato: la Juventus deve autofinanziarsi. Una bella doccia gelata sulle attese di tifosi, squadra
e sponsor…
E la doccia gelata è continuata con le dichiarazioni del Dott. Gabetti (presidente IFIL) che a fine novembre, chiacchierando con i giornalisti poco prima di partecipare alla riunione annuale dei soci dell’accomandita Giovanni Agnelli & C, dichiarava “Investire nella squadra? Non è solo una questione di investimenti. Oggi c’è uno spirito partecipativo e sportivo e si cresce anche in questo modo”. Molto De Coubertin. Chapeau. Però, con gli spiriti – partecipativi, sportivi e di De Coubertin – non si costruisce una squadra in grado di competere ai massimi livelli e, quindi, non si trattengono i (pochi) campioni scampati ai saldi estivi della nuova dirigenza.
Per quello che vale, anche l’ultima esternazione del 2006 di Cobolli e Gigli (per ora non è stata smentita ed è quindi plausibile che si tratti di una dichiarazione a presidenti unificati) non è certo incoraggiante: “se arriveranno grandi campioni? Non servono i nomi roboanti per trovare la classe, i nostri giocatori dovranno garantire grandi prestazioni … in questo senso dovranno essere grandi”.
Tutto molto bello, ma a meno di un intervento di Harry Potter, dubito che Boumsong possa mai garantire prestazioni alla Cannavaro (versione bianconera, ça va sans dire).
A breve, comunque, tutti i nodi verranno al pettine.
Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 3 del 10/1/07
mercoledì 10 gennaio 2007
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