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Perché la Juventus non è stata difesa.
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Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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mercoledì 17 gennaio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 4

Mi chiamo Industriale. Piano Industriale. E, fedele al mio nome di battesimo, procedo pian pianino. D’altronde, che fretta c’è? Dove abito? E’ un periodo un po’ così, di transizione. Non posso permettermi una casa tutta mia, perché sono ancora disoccupato. E allora approfitto dell’ospitalità di mio zio Jean-Claude. E’ francese e abita in una bella palazzina in zona Crocetta. Sai, è amministratore delegato della Juventus. Mica pizza e fichi. Qui a Torino, poi, c’è anche mio nonno Gianluigi. Abita in Corso Matteotti. E’ ancora più importante dello zio. E’ presidente di IFIL Investments SpA. Cosa penso di fare da grande? Beh, non ho ancora le idee molto chiare. Anzi, devo essere sincero. Ho poche idee, ma confuse. E non ho neanche bevuto. Zio Jean-Claude vorrebbe portarmi alla Juventus. Dice che ci sono molte opportunità per un giovane sveglio e brillante come me (forse mi ha confuso con un altro nipote, ma non importa). Potrei occuparmi di calciomercato. Qualche mese fa si è dimesso il responsabile del settore, un totale incapace a sentire i racconti di mio zio. Pensa che è riuscito a scambiare, alla pari, Carini con Cannavaro (all’Inter stanno ancora ridendo adesso). La posizione è vacante e questa potrebbe davvero essere una grande occasione per me. Però… Se c’è qualcosa che mi trattiene? In effetti, qualcosa c’è. Anzi, qualcuno. Giovanni, il capo di mio zio. Non mi è per nulla simpatico. E poi non mi sembra un grande esperto di calcio (beh, a dirla proprio tutta anche mio zio non è che ci becchi molto). La prima volta che l’ho incontrato, diceva di essere appena rientrato dalla trasferta a Caltagirone. Chissà che partita era andato a vedere. Ha poi una teoria tutta sua sulla carriera dei calciatori. Secondo lui un giocatore di 28 anni (mi parlava di Cannavaro, ad esempio) ha al massimo ancora due anni di professione. Mi dicono anche che non prenda alcuna decisione senza consultare prima il suo grande amico. Un certo Massimo di Milano. Cosa ne pensa mio nonno? Sinceramente non lo so. Ho quasi l’impressione che il mio futuro non lo appassioni più di tanto. Sono andato in ufficio da lui per chiedere consiglio. La prima volta si è messo a fare dei discorsi strani, fumosi. Continuava a ripetere che sono troppo attaccato ai soldi e che dovrei invece cercare di sviluppare il mio spirito partecipativo e sportivo. La seconda volta non mi ha neppure ricevuto. Mi ha fatto parlare con il suo assistente, un certo John. E’ un ragazzo alto alto, magro magro, timido timido. Certamente, non un leone. Che tempi mi sono dato per prendere una decisione? Te l’ho già detto, non ho alcuna fretta. Certe scelte vanno ponderate per bene. Ci sono alcune cose che non mi convincono. Su Giovanni, il capo di mio zio, mi sono già espresso. E poi in fondo ha ragione mio nonno. Io sono uno venale. Voglio guadagnare tanti soldi, avere successo, essere un vincente. Lo spirito partecipativo e sportivo non fa proprio per me. Sai, se fai una scelta sbagliata, poi la paghi. E non è mai facile girare definitivamente la pagina dell’espiazione delle proprie colpe.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 4 del 17/1/07

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