(Bonarober per http://www.juworld.net/)
Comprare? No, meglio vendere
19 Dicembre 2007
Tuttosport
La Juventus dibatte se sia meglio investire nello stadio o nella squadra. No, grazie. La Juventus fa entrambe le cose, sennò è l’Udinese. Se la proprietà non può comprare campioni veri, allora è meglio che venda. E che venda a qualcuno che, come Gianni e Umberto Agnelli, non si accontenta di vivacchiare e di considerare un grande risultato il piazzamento attuale. Il terzo posto può sempre capitare, ovvio. Ma essere una squadra da terzo posto non è da Juve, semmai di chi poi si bea di poter indossare scudetti altrui.
Caro direttore, visto che ci sono, permettimi anche una chiosa al tuo editoriale di lunedì intitolato “La verità è in campo”. Tu scrivi che a fronte del pesante coinvolgimento nello scandalo del calcio, il Milan non avrebbe dovuto partecipare alla Champions che poi ha vinto e, di conseguenza, nemmeno al torneo mondiale di Tokyo. Come sai, non sono d’accordo. Anche le sentenze di condanna dicono che non c’è stata nessuna partita taroccata, nessun sorteggio truccato, nessun arbitro corrotto, con l’improbabile eccezione di un Lecce-Parma arbitrato da De Santis.Malgrado la tua convinzione sull’ingiusta partecipazione del Milan alle competizioni internazionali, riconosci che i rossoneri hanno esibito “qualità, capacità, intelligenza, continuità, coraggio” tali poi da meritarsi sul campo la vittoria. Non posso che essere d’accordo, è una squadra formidabile. Ma la tua riflessione mi porta a farti una domanda: credi che l’altra squadra coinvolta nello scandalo del calcio, senza peraltro avere a suo carico nemmeno una telefonata compromettente con i guardalinee, abbia mostrato la medesima “qualità, capacità, intelligenza, continuità, coraggio” nel difendersi dalla montagna di accuse non provate, anzi poi smentite dalle sentenze? La risposta è nella vittoria rossonera della Coppa dei Campioni e in quella juventina del campionato di B, ma non sottovaluterei nemmeno l’impresa che i Cobolli boys hanno agevolato agli indossatori di scudetti altrui, consentendogli di vincere tre scudetti in due soli anni grazie alla svendita del più devastante calciatore del mondo, Zlatan Ibrahimovic, a un prezzo quasi pari a quello di Almiron e Tiago.
La vittoria internazionale del Milan serve a non far dimenticare che cosa è successo in questi due anni. La società che, insieme alla Juventus, avrebbe condizionato i campionati ma che, a differenza della Juventus, è stata graziata dalla Federcalcio e dalla Uefa per il semplice fatto di essersi difesa, evidentemente non era così aiutata dagli arbitri se qualche mese dopo la condanna a ferimento ha fornito alla nazionale, ancora una volta con la Juventus, l’ossatura della squadra che ha vinto i mondiali. Non manipolava le bandierine se, poi, ha vinto tre coppe internazionali in sei mesi e un Pallone d’Oro.
La Juventus di Claudio Ranieri, nel suo irriguardoso piccolo, sta facendo altrettanto bene, malgrado sia inferiore alle prime e inguardabile senza i giocatori della precedente gestione, a cominciare da Zinedine Zanetti. Per carità di patria, evito di affrontare il tema della cessione di Antonio Nocerino, bloccata in autostrada da Luciano Moggi (sempre sia lodato).
Aggiungo però una cosa: il Tar. L’establishment italiano ormai è abituato a regolare i conti interni con decisioni esecutive da far rabbrividire anche uno studente al primo anno di giurisprudenza. Poi però arriva il Tar e spesso, dalla Rai alla Guardia di Finanza, ristabilisce un minimo di stato di diritto. Sarebbe successo così anche nel calcio, come avevano lasciato intuire fior di giuristi. Tanto che quando, in un impeto di coraggio durato una mezz’oretta, la Juventus ha minacciato di ricorrere al Tar, c’è stata la mobilitazione del Palazzo che poi ha portato alla riduzione della pena. Eppure la Juventus ha ritirato il ricorso e rinunciato anche all’ultima possibilità di difesa.
Il risultato di questa scelleratezza è il Milan sul tetto del mondo e la Juve del campionato cadetto. “La verità è in campo”, dice l’editoriale di lunedì. Ne sono arciconvinto. Ma in questo caso la verità è anche in Corso Galileo Ferraris 32.
Christian Rocca
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