(Una gran bella triade)
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"Scudetti che abbiamo vinto, noi sappiamo quelli che abbiamo vinto... E quella è quella cosa importante" (cit).
Oramai conosciamo benissimo la storia degli scudi che abbiamo vinto.
Sappiamo chi non li ha difesi.
Per calcolo ed interesse. Oppure per semplice incapacità (dubito).
Ma ci sono degli altri scudi da considerare.
Non si parla di calcio.
Ma di fisco.
E, quindi, di scudo fiscale.
Lo scudo fiscale consente ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione tributaria, facendo emergere attività detenute illegalmente all'estero (in violazione della normativa sul monitoraggio fiscale).
A fronte del pagamento di una somma limitata, pari al 5% del valore delle attività estere riportate a galla, sono concessi diversi benefici ai contribuenti che aderiscono: preclusione di accertamenti tributari e contributivi, estinzione delle sanzioni amministrative, tributarie e previdenziali, esclusione della
punibilità per alcuni reati espressamente previsti.
Tra i contribuenti interessati allo scudo fiscale potrebbero in teoria esserci anche gli eredi di Giovanni Agnelli.
Margherita, figlia ed erede di Gianni, ritenendo che una consistente quota del patrimonio di suo padre, localizzata all'estero, sia sfuggita alla divisione ereditaria del 2004, ha cominciato un'azione legale contro Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Siegfried Maron "in qualità di mandatari e gestori del patrimonio personale dell'avvocato", al fine di ottenere "un chiaro e completo rendiconto di tutti i beni che compongono l'asse ereditario e sono oggetto di successione".
La possibile esistenza di un patrimonio estero mai dichiarato al fisco ha fatto drizzare le antenne all'amministrazione finanziaria italiana, che ha iniziato ad indagare sull'eredità Agnelli, come confermato da Attilio Befera (direttore dell'Agenzia delle Entrate) pochi giorni prima di ferragosto.
L'indagine dell'Agenzia sul "tesoro" degli Agnelli (rectius, di quel che rimane degli Agnelli) "è stata aperta in seguito alle notizie diffuse dagli stessi eredi sulla esistenza di beni all'estero", ha dichiarato Befera. "Le diatribe sull'eredità sono note da mesi, sono su tutti i giornali e l'Agenzia, sulla notizia di possibili beni all'estero non dichiarati al fisco, come fa sempre, ha anche in questo caso aperto l'indagine".
La questione è indubbiamente molto complessa, poiché si tratta di attività intestate a trust o fondazioni estere, seppur in ipotesi direttamente od indirettamente riconducibili all'Avvocato Agnelli. In aggiunta, la causa intentata da Margherita Agnelli pone in discussione anche la titolarità di una parte di quei beni.
Al di là degli aspetti puramente tecnici relativi al trattamento fiscale di questo presunto patrimonio estero (che dipende da molteplici fattori), il tema che mi interessa approfondire in questo articolo è la possibile applicazione dello scudo fiscale al caso in questione.
Dal punto di vista astrattamente teorico, il ricorso allo scudo fiscale potrebbe consentire agli eredi Agnelli (rectius, agli eredi fiscalmente residenti in Italia) di regolarizzare eventuali violazioni, con il pagamento di una somma irrisoria (se confrontata con le imposte ordinariamente applicabili, maggiorate di sanzioni ed interessi).
Lo scudo fiscale, tuttavia, non può essere utilizzato qualora, alla data di presentazione della dichiarazione riservata (con cui vengono dichiarate le attività estere che si intendono far riemergere), sia stata già avviata dall'amministrazione finanziaria apposita attività di controllo nei confronti dei contribuenti interessati.
Ed infatti, Befera, nel confermare l'avvio dell'indagine tributaria, ha anche precisato che gli eredi Agnelli non potranno comunque usufruire dello scudo fiscale perché il procedimento è già in corso.
L'Agenzia delle Entrate è poi ritornata sulla questione, seppur senza fare esplicito riferimento all'indagine sulla famiglia (ex) Agnelli, con un comunicato stampa del 22 settembre (http://www.agenziaentrate.gov.it).
"In merito alle notizie stampa secondo le quali, per effetto dell’emendamento oggi approvato in sede parlamentare, non potrebbero avvalersi dello scudo fiscale i contribuenti nei cui confronti sono stati avviati procedimenti tributari fino al 5 agosto 2009, mentre potrebbero ricorrere al rimpatrio o alla regolarizzazione i soggetti per i quali le attività ispettive sono iniziate successivamente alla suddetta data, si precisa che l’informazione sopra riportata è del tutto destituita di fondamento".
L'emendamento (al decreto correttivo del decreto anti-crisi, con cui è stato introdotto lo scudo fiscale) cui fa riferimento il comunicato dell'Agenzia, è stato approvato dalla Commissione Finanze e Bilancio del Senato ed apporta significative correzioni allo scudo fiscale, allargando in particolare la copertura penale offerta ai contribuenti.
Interpretando in maniera non corretta il testo della norma, così come modificata per effetto dell'emendamento parlamentare, alcuni mass-media (e, in particolare, il sito Dagospia) hanno attribuito alla "lobby del Lingottino" il merito delle modifiche normative. Tali modifiche, infatti, impedendo il ricorso allo scudo fiscale nell'ipotesi di procedimenti in corso alla data del 5 agosto, consentirebbero alla famiglia (ex) Agnelli di usufruire della sanatoria, poichè l'attività istruttoria nei loro confronti sarebbe iniziata (secondo Dagospia) solo l'8 agosto.
Ma così non è, come chiarito nel comunicato dell'Agenzia delle Entrate.
L'emendamento parlamentare, infatti, si riferisce ad altra questione e non modifica la norma che preclude il ricorso allo scudo qualora, alla data di presentazione della dichiarazione riservata, sia stata già avviata apposita attività di controllo. La dichiarazione riservata, come precisa l'Agenzia, "non poteva essere presentata prima del 15 settembre 2009 e, dunque, è questa, e non quella del 5 agosto 2009, come erroneamente riportato dalle notizie stampa, la prima data utile ai fini della valutazione della possibilità di beneficiare o meno degli effetti dello scudo". Quindi, "per i soggetti nei cui confronti alla data del 15 settembre 2009 risultavano già avviati atti istruttori, ovvero tali atti risultino avviati anche in data successiva ma comunque prima della presentazione della dichiarazione riservata, lo scudo era e resta inibito".
Prendendo a prestito le parole dell'Agenzia delle Entrate, per la famiglia (ex) Agnelli, lo scudo fiscale era e resta inibito.
Chi di scudi (sottratti) ferisce, di scudo (negato) perisce!
Oramai conosciamo benissimo la storia degli scudi che abbiamo vinto.
Sappiamo chi non li ha difesi.
Per calcolo ed interesse. Oppure per semplice incapacità (dubito).
Ma ci sono degli altri scudi da considerare.
Non si parla di calcio.
Ma di fisco.
E, quindi, di scudo fiscale.
Lo scudo fiscale consente ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione tributaria, facendo emergere attività detenute illegalmente all'estero (in violazione della normativa sul monitoraggio fiscale).
A fronte del pagamento di una somma limitata, pari al 5% del valore delle attività estere riportate a galla, sono concessi diversi benefici ai contribuenti che aderiscono: preclusione di accertamenti tributari e contributivi, estinzione delle sanzioni amministrative, tributarie e previdenziali, esclusione della
punibilità per alcuni reati espressamente previsti.
Tra i contribuenti interessati allo scudo fiscale potrebbero in teoria esserci anche gli eredi di Giovanni Agnelli.
Margherita, figlia ed erede di Gianni, ritenendo che una consistente quota del patrimonio di suo padre, localizzata all'estero, sia sfuggita alla divisione ereditaria del 2004, ha cominciato un'azione legale contro Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Siegfried Maron "in qualità di mandatari e gestori del patrimonio personale dell'avvocato", al fine di ottenere "un chiaro e completo rendiconto di tutti i beni che compongono l'asse ereditario e sono oggetto di successione".
La possibile esistenza di un patrimonio estero mai dichiarato al fisco ha fatto drizzare le antenne all'amministrazione finanziaria italiana, che ha iniziato ad indagare sull'eredità Agnelli, come confermato da Attilio Befera (direttore dell'Agenzia delle Entrate) pochi giorni prima di ferragosto.
L'indagine dell'Agenzia sul "tesoro" degli Agnelli (rectius, di quel che rimane degli Agnelli) "è stata aperta in seguito alle notizie diffuse dagli stessi eredi sulla esistenza di beni all'estero", ha dichiarato Befera. "Le diatribe sull'eredità sono note da mesi, sono su tutti i giornali e l'Agenzia, sulla notizia di possibili beni all'estero non dichiarati al fisco, come fa sempre, ha anche in questo caso aperto l'indagine".
La questione è indubbiamente molto complessa, poiché si tratta di attività intestate a trust o fondazioni estere, seppur in ipotesi direttamente od indirettamente riconducibili all'Avvocato Agnelli. In aggiunta, la causa intentata da Margherita Agnelli pone in discussione anche la titolarità di una parte di quei beni.
Al di là degli aspetti puramente tecnici relativi al trattamento fiscale di questo presunto patrimonio estero (che dipende da molteplici fattori), il tema che mi interessa approfondire in questo articolo è la possibile applicazione dello scudo fiscale al caso in questione.
Dal punto di vista astrattamente teorico, il ricorso allo scudo fiscale potrebbe consentire agli eredi Agnelli (rectius, agli eredi fiscalmente residenti in Italia) di regolarizzare eventuali violazioni, con il pagamento di una somma irrisoria (se confrontata con le imposte ordinariamente applicabili, maggiorate di sanzioni ed interessi).
Lo scudo fiscale, tuttavia, non può essere utilizzato qualora, alla data di presentazione della dichiarazione riservata (con cui vengono dichiarate le attività estere che si intendono far riemergere), sia stata già avviata dall'amministrazione finanziaria apposita attività di controllo nei confronti dei contribuenti interessati.
Ed infatti, Befera, nel confermare l'avvio dell'indagine tributaria, ha anche precisato che gli eredi Agnelli non potranno comunque usufruire dello scudo fiscale perché il procedimento è già in corso.
L'Agenzia delle Entrate è poi ritornata sulla questione, seppur senza fare esplicito riferimento all'indagine sulla famiglia (ex) Agnelli, con un comunicato stampa del 22 settembre (http://www.agenziaentrate.gov.it).
"In merito alle notizie stampa secondo le quali, per effetto dell’emendamento oggi approvato in sede parlamentare, non potrebbero avvalersi dello scudo fiscale i contribuenti nei cui confronti sono stati avviati procedimenti tributari fino al 5 agosto 2009, mentre potrebbero ricorrere al rimpatrio o alla regolarizzazione i soggetti per i quali le attività ispettive sono iniziate successivamente alla suddetta data, si precisa che l’informazione sopra riportata è del tutto destituita di fondamento".
L'emendamento (al decreto correttivo del decreto anti-crisi, con cui è stato introdotto lo scudo fiscale) cui fa riferimento il comunicato dell'Agenzia, è stato approvato dalla Commissione Finanze e Bilancio del Senato ed apporta significative correzioni allo scudo fiscale, allargando in particolare la copertura penale offerta ai contribuenti.
Interpretando in maniera non corretta il testo della norma, così come modificata per effetto dell'emendamento parlamentare, alcuni mass-media (e, in particolare, il sito Dagospia) hanno attribuito alla "lobby del Lingottino" il merito delle modifiche normative. Tali modifiche, infatti, impedendo il ricorso allo scudo fiscale nell'ipotesi di procedimenti in corso alla data del 5 agosto, consentirebbero alla famiglia (ex) Agnelli di usufruire della sanatoria, poichè l'attività istruttoria nei loro confronti sarebbe iniziata (secondo Dagospia) solo l'8 agosto.
Ma così non è, come chiarito nel comunicato dell'Agenzia delle Entrate.
L'emendamento parlamentare, infatti, si riferisce ad altra questione e non modifica la norma che preclude il ricorso allo scudo qualora, alla data di presentazione della dichiarazione riservata, sia stata già avviata apposita attività di controllo. La dichiarazione riservata, come precisa l'Agenzia, "non poteva essere presentata prima del 15 settembre 2009 e, dunque, è questa, e non quella del 5 agosto 2009, come erroneamente riportato dalle notizie stampa, la prima data utile ai fini della valutazione della possibilità di beneficiare o meno degli effetti dello scudo". Quindi, "per i soggetti nei cui confronti alla data del 15 settembre 2009 risultavano già avviati atti istruttori, ovvero tali atti risultino avviati anche in data successiva ma comunque prima della presentazione della dichiarazione riservata, lo scudo era e resta inibito".
Prendendo a prestito le parole dell'Agenzia delle Entrate, per la famiglia (ex) Agnelli, lo scudo fiscale era e resta inibito.
Chi di scudi (sottratti) ferisce, di scudo (negato) perisce!
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