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martedì 22 gennaio 2008

Da Tuttosport a Struzzosport. La voce del silenzio




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Dal 9 gennaio Tuttosport ha cambiato direttore sostituendo Padovan con uno dei tanti vice della Gazzetta dello Sport: Paolo De Paola.

Del fatto ci siamo occupati già all'interno dell'articolo "Tutti in coro, fuori i 3 solisti".

Per oltre dieci giorni abbiamo monitorato quali cambiamenti vi fossero nella linea editoriale del giornale. Di sicuro abbiamo visto che la posta dei lettori ha uno spazio marginale (è stata pubblicata una sola volta in questi giorni) come, siamo certi, avranno meno spazio Associazioni come quella del Professor Bertinetti o "Giù le mani dalla Juve", lo prova questo articolo di Giuseppe Belviso sul sito dell'Associazione.

Sappiamo anche di tanti lettori che hanno sollecitato Tuttosport a trattare altri temi come i bilanci truccati dell'Inter. L'invito non può certamente essere accolto da chi ha sostituito Padovan che, forse, ha avuto il torto di trattare di tanto in tanto questo ed altri temi di vantaggi concessi a chi si è autonominato "onesto".

I nostri sospetti sul perchè si sostituisca il direttore di un quotidiano in costante crescita di vendite trovano conferma nella prima pagina di ieri. In un lunedì in cui persino i giornali non sportivi non possono esimersi dal fare un titolo sulla scandalosa conduzione della partita Inter-Parma, nel giorno in cui persino la casa-madre da cui proviene De Paola capisce che non si può negare l'evidenza, Tuttosport si mostra nella sua nuova filosofia: quella dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia.
Unico giornale a nascondere il problema all'interno. L'Inter in prima c'è ma non per i tanti troppi favori che riceve, solo favori e mai un torto, bensì per l'interessamento a Ronaldinho.
La scelta editoriale di De Paola, quella di trasformare Tuttosport in Struzzosport, è sfociata da ieri, sul web, in una protesta che ha coinvolto tutti i forum juventini al punto da essere tanto intasati da risultare difficilmente navigabili. Discussioni di tutti i tipi ed un unanime sentimento di repulsione per la nuova line editoriale, sfociato nell'invio di moltissime mail tanto al direttore quanto all'editore di Tuttosport.

Editore che, se non ricompensato in altro modo, come potrebbe essere la promessa di maggiori introiti pubblicitari, farà presto i conti con i risultati di vendita figli della sua scelta.

Molti sul web, davanti al silenzio della prima pagina odierna di Tuttosport, si chiedevano come avrebbe titolato e scritto Padovan.

Noi, che pure non ne abbiamo mai condiviso totalmente il pensiero, continuiamo ad avvalorare l'ipotesi che sia caduto vittima di chi vuole zittire le "voci scomode" ed inculcarci per via mediatica l'idea che questo sia davvero un calcio diverso e pulito. Impresa comunque improba visto quello che combinano gli arbitri in campo oppure Collina, Palazzi ed Abete nello svolgere i loro compiti di designazione, giustizia e controllo del calcio. Riportiamo, comunque, l'editoriale di Padovan del 10 dicembre 2007. Una denuncia superata da fatti ancora peggiori accaduti dopo quell'editoriale, che molti facilmente identificabili non avranno gradito.


L’ACCUSA VIENE DAI NUMERI

GIANCARLO PADOVAN - 10 dicembre 2007

In ritardo – lo ammetto – ma abbiamo capito tutto: lo scudetto sarà vinto dal­l’Inter perché, ove non bastasse la sua for­za fisica e tecnica, a spianare la strada ver­so il successo parziale, magari in gare dif­ficili e rognose come quelle della settima­na appena conclusa, provvedono i calci di rigore. Numeri non parole: un rigore con­tro la Lazio (mercoledì sera) molto dubbio (forse il fallo era addirittura da invertire); un altro (ieri pomeriggio), contro il Tori­no, del tutto inesistente (palla piena e net­ta di Comotto su Ibrahimovic). Conta po­co, anzi nulla, che l’Inter abbia dilagato. L’ha fatto dopo, non prima, ché anzi, sul­lo 0-0 e fino al rigore di Ibra, aveva ri­schiato di subire ( ah Ventola, Ventola), perfino su un cross sbagliato di Comotto (mai che un tiro storto si raddrizzi cam­min facendo!).Abbiamo capito tutto: la lobby dell’Inter è così estesa e ramificata che oggi non si di­scutono più le opinioni del suo allenatore, le si accettano e basta, senza nessuna ca­pacità critica. Anzi – quel che è peggio – senza alcuna volontà critica. Che Manci­ni scambi il razzismo per sfottò (e si tac­cia); che tratti il medico dell’Inter e la ca­tegoria dei medici sportivi come sprovve­duti, se non peggio (e si taccia); che se ne freghi ( letteralmente) della relativa ri­chiesta di deferimento (e si taccia), va be­ne tutto. Può essere sgradevole ma è com­prensibile. In fondo, nessuno di noi, pove­ri scribacchini, è in grado di dare lezioni di cultura lessicale, competenza sanitaria e rispetto delle norme regolamentari ad un allenatore che tanto ha studiato, esperito, conosciuto e verificato per esprimersi con tale saccenza e sicumera. Ma che costui sostenga la legittimità dei calci di rigore lucrati alla Lazio e al Torino in meno di quattro giorni, questo no, non si può per­mettere, né si può tacere. Al contrario, mi piacerebbe conoscere il pensiero di qualche collega, magari della scuola romana (la più controversa e con­fusa dopo Calciopoli, stretta com’è tra il bisogno di dire che il calcio è cambiato perché non c’è più Moggi e il dispetto per la constatazione che il potere ha trasferito altrove le sue attenzioni), di fronte alla ta­bellina dei rigori concessi e subìti, che pubblichiamo in prima pagina. Com'è possibile che l'Inter, la quale ha segnato 33 reti contro le 31 della Roma e le 30 del­la Juventus, abbia avuto cinque rigori a favore e solo uno a sfavore? E perché, se Juve e Roma frequentano le aree avversa­rie almeno quanto l'Inter, hanno un saldo negativo di meno 1 (la Roma) e di meno 2 (la Juve)? Strano che i più attenti com­pulsatori di cifre non abbiano rilevato questa anomalia. Altro dato significativo riguarda Lazio, Reggina, Udinese e Tori­no: non hanno mai beneficiato di calci di rigore. Peggio: il Toro ne ha avuti quattro contro, come il Genoa. Nessuno, però, se ne è visti fischiare sei come la Juve. E che dire del Milan? Strano che avendo realiz­zato solo venti reti - cioé non sviluppando una straordinaria fase offensiva - abbia ottenuto 5 rigori pro e 1 contro, proprio come l'Inter, guarda un po'; le combina­zioni. Abbiamo capito tutto. La Juve, in classifi­ca sempre lontana 8 punti dall'Inter, ha rosicchiato due punti alla Roma, fermata a Livorno. Tuttavia a De Rossi è stato annullato il gol, regolarissimo, del 2-1 giallo­rosso a poco più di dieci minuti dalla fine. Così la Roma adesso è già staccata di cin­que lunghezze dall'Inter. L'importante, ol­tre ai risultati, è ricordare come arrivano.


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