Benvenuti!

In difesa di 113 anni di storia e di gloria.
In difesa di 29 scudetti.

Perché la Juventus non è stata difesa.
Non è stata difesa da John Elkann. Anzi...
Non è stata difesa da Gabetti. Anzi...
Non è stata difesa da Grande Stevens. Anzi...
Non è stata difesa da Montezemolo. Anzi...
Non è stata difesa dal presidente Gigli. Anzi...
Non è stata difesa da Cesare Zaccone. Anzi...

Per contribuire al blog, scrivete a ilmagodiios@gmail.com

Astenersi Moratti, Borrelli, Guido Rossi e simili
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mercoledì 31 gennaio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 6

Mi chiamo Industriale. Fermo Industriale. Sino a poche settimane
fa il mio nome era diverso. Mi chiamavo Piano. Ma poi ho deciso di cambiarlo. Piano era troppo ottimista. Fermo invece è realista.
Se sono stato assunto alla Juventus? No, è tutto fermo. E sono Fermo anche io. Tutto quadra, quindi. Come sai, zio Jean-Claude vorrebbe farmi diventare responsabile del mercato. Al posto di quel babbeo che comprava giocatori a 7 e li rivendeva a soli 120 (miliardi di lire). Difficile fare di peggio. Però la mia nomina deve essere ratificata dal nonno Gianlugi.
Se ci sono dei problemi? Si, eccome. Non riesco più a parlare con il nonno. Non lo vedo da quella volta in cui discettava di spirito partecipativo e sportivo. Mi dicono che sia arrabbiato con me. Pare mi abbia sentito canticchiare “che fretta c’era, maledetta assemblea”. E poi la poltrona del nonno non è proprio saldissima. C’è un certo Luca Liberaebella che vuole prendere il suo posto. E’ un famosissimo collezionista. Di poltrone
(non solo Frau). E’ tifoso del Bologna. E odia la Juventus. Forse perché gli
ricorda un bruciante fallimento.
Perché non ne parlo con John? John chi? Ah, ho capito. Lo smilzo. Mi sembra una perdita di tempo. L’ho visto una volta sola. Non ha potere decisionale. E neppure carisma. E poi, alla larga dagli assistenti del nonno. Ieri ne ho conosciuto un altro. Si chiama Lapo. Capelli lunghi, borse sotto gli occhi e basettoni. Dovresti vederlo. Uno spettacolo. Nel suo genere. L’ho soprannominato Commissario Lapettoni. E’ un tipo molto strano. Vuole sembrare indipendente. Ma è esattamente l’opposto. Molto fumo e poco arrosto. Mi ha fracassato gli zibibbi con la storia di tre suoi ex amici. Antonio, Luciano e Roberto. “Quei tre mi ricordano Caino e Babele”, si è sfogato. Poi, ha cercato di rifilarmi un paio di occhiali. A 1.007 euro. Peggio di un vu-cumprà. Una cosa comunque mi è chiara. Al nonno la Juventus non interessa. E lo stesso vale per John e Lapo, i suoi due assistenti. Ecco perché non mi stanno a sentire.
Cosa ne penso di tutta questa vicenda? Sono perplesso. Sempre più perplesso. Vado spesso alla sede della Juventus, in Cammino Ferraris a Torino. Accompagno lo zio. Si avverte un’aria di precarietà. Sembra che
stiano smantellando tutto. Pensa che in sette mesi non sono ancora riusciti
a riunire il comitato sportivo. Lo zio non è riuscito a spiegarmi a cosa serva
‘sto comitato. Ma visto che c’è, tanto vale che si riunisca. Almeno una volta.
Il problema è che sono spariti due membri (su quattro). Marco e Gian
Paolo. Non si sono mai visti in sede. E neppure a Vinovo. Sembra che Gian
Paolo sia in giro per il mondo, a seguire gare di pallavolo. Marco, invece, si fa gli affari suoi. Va in televisione. Scrive lettere aperte sui giornali. Lo zio è
disperato. Sta addirittura pensando di rivolgersi a “Chi l’ha visto?” Che dire? Chi li ha visti, stia zitto. Non sento la mancanza di Marco e Gian Paolo.
Ti lascio. Devo andare in università. Sto seguendo un corso di contabilità
creativa. La lezione di oggi è sulle plusvalenze. Vengono dei visiting professor dalla International University. Sembra siano molto bravi. Ci saranno anche due esercitazioni pratiche. Una sul caso Simone Brunelli, l’altra su Inter Brand Srl. Domani invece ho un seminario sulla prescrizione nel diritto sportivo. Ci sarà nientepopodimenoche il Prof.
Catapecchie da Roma. Un luminare della prescrizione. Specie se di rito
ambrosiano.
Ah, un’ultima cosa. Mi sono fidanzato. Con Sconsolata. Ci sposiamo la prossima settimana. Fermo e Sconsolata Industriale. Suona bene, no? Questa sera vado a cena da lei. Devo ricordarmi di comprarle dei fiori. Non
le piacciono i gigli. Neanche a me.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 6 del 31/1/07

Plusvalenze ci sono, meglio è - Il Mago di Ios

Per comprendere le vicende della Plusvalenzopoli nerazzurra è necessario
fare una veloce panoramica su alcune regole di contabilità.
Il Conto Economico è uno dei documenti che compongono il bilancio di una società (assieme allo Stato Patrimoniale e alla Nota Integrativa).
Nel Conto Economico si registrano i ricavi ed i costi e – per differenza – si
rileva l’utile o la perdita dell’esercizio sociale.
Concentriamo l’attenzione su due voci particolari del Conto Economico. L’ammortamento del costo d’acquisto dei calciatori. E le plusvalenze.
Il costo per l’acquisto di un calciatore ha un’utilità pluriennale (a condizione che, ovviamente, la società acquirente non stipuli con il professionista un contratto di un solo anno). Deve essere quindi “capitalizzato” (vale a dire, registrato come attività nello Stato Patrimoniale) e “spalmato” lungo la durata del contratto con la procedura d’ammortamento: ogni anno, viene rilevato a Conto Economico solo una parte del costo del cartellino (la quota di ammortamento, determinata dividendo il costo per il numero di anni del contratto) e si riduce, del medesimo importo, il valore contabile del giocatore iscritto nello Stato Patrimoniale.
Le plusvalenze (e le minusvalenze) derivanti dalla cessione dei diritti alle prestazioni dei calciatori sono determinate come differenza tra il prezzo concordato per la cessione ed il valore contabile residuo del giocatore (cioè, il costo originario di acquisto, al netto delle quote di ammortamento
già contabilizzate). Queste plusvalenze e minusvalenze sono rilevate a Conto Economico (rispettivamente come ricavi e come costi) nell’esercizio in cui viene formalizzato il trasferimento.
Riassumendo. Ogni anno, nel Conto Economico viene rilevato un costo, pari alla quota di ammortamento del prezzo di acquisto del giocatore. A parità di durata del contratto, tanto più è alto (gonfiato?) il costo di acquisto, tanto più elevata diventa la quota di ammortamento. La cessione del calciatore può generare un ricavo (plusvalenza) od un costo (minusvalenza), a seconda che il prezzo di cessione sia più alto o più basso del valore contabile residuo attribuito al giocatore in questione.
I vincitori del Tavolino 2005/2006 hanno sistematicamente sfruttato il meccanismo delle plusvalenze per sistemare il bilancio d’esercizio, riducendo in modo artificioso le perdite realizzate sotto l’illuminata direzione del petroliere ambientalista.
Ed è proprio questa motivazione contabile che spiega diverse operazioni di mercato che con il calcio – e lo sport – non hanno nulla a che fare. Il meccanismo, nella sua forma più semplice è il seguente. Poniamo che l’Inter abbia acquistato il calciatore Tizio ad un prezzo di 1000, facendogli
un contratto di cinque anni. La quota annuale di ammortamento è quindi di 200 (1000 diviso 5). L’anno successivo, Tizio viene ceduto a un prezzo di 3000. Si realizza così una plusvalenza di 2200 - pari alla differenza tra prezzo di vendita (3000) ed il valore non ammortizzato del calciatore (1000 – 200 = 800) - che viene iscritta tra i ricavi del Conto Economico. Contemporaneamente viene acquistato, sempre per 3000, il calciatore Caio, equivalente (per ruolo ed abilità) a Tizio. Dal punto di vista sportivo, queste due operazioni di mercato (la cessione di Tizio per acquistare la sua fotocopia Caio), non hanno probabilmente particolare senso. In questo modo, però, il bilancio dell’Inter è migliorato (apparentemente), grazie alla plusvalenza di 2200. E sotto il profilo finanziario, non succede alcunché di particolare. L’uscita di 3000 per l’acquisto di Caio è compensata dall’incasso, sempre di 3000, derivante dalla vendita di Tizio. Si tratta – è bene dirlo - di un’operazione perfettamente lecita.
Il meccanismo, però, è stato ulteriormente perfezionato, diventando, come vedremo, molto più creativo.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 6 del 31/1/07

mercoledì 24 gennaio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 5

Gli Indossatori di Scudetti Altrui si apprestano a vincere il loro secondo titolo a tavolino. Anche questo – come il precedente – un gentile omaggio di Guido Rossi (e di chi non ha saputo e voluto difendere la Juventus). Se la matematica non inganna, il totale fa quindici. Tredici scudetti vinti (forse) sul campo. Due titoli vinti (sicuramente) a tavolino. Vale la pena ripercorrere velocemente la storia del Tavolino 2005/2006. La Juventus stravince il 29° scudetto. Ruperto (prima) e San Dulli (poi) cancellano però i risultati del campo. Nel mezzo del cammin dei processi, Guido Rossi nomina un’apposita commissione di tre saggi - Gerard Aigner, Roberto Pardolesi e Massimo Coccia - chiedendo loro "di esprimere parere consultivo in ordine al noto tema della eventuale assegnazione dello scudetto in caso di modifica della classifica finale di campionato, a seguito di illecito disciplinare". La commissione apre e chiude i battenti in pochissimi giorni (nominata il 20 luglio, consegna il proprio parere il 24), senza neanche attendere la conclusione dei processi di fronte alla Corte Federale di San Dulli (che pronuncerà la propria sentenza il 25 luglio). Secondo i tre saggi, la normativa federale – in caso di sanzioni che comportino modificazioni di classifica - prevede l’automatica acquisizione del titolo di campione d’Italia per la squadra che risulti prima classificata, tenuto conto delle sanzioni. "Gli organi federali possono tuttavia intervenire con un apposito provvedimento di non assegnazione – si legge nel parere - quando ricorrono motivi di ragionevolezza e di etica sportiva, ad esempio quando ci si renda conto che le irregolarità sono state di numero e portata tale da falsare l’intero Campionato, ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto comportamenti poco limpidi". Il 26 luglio, l’Argonauta decide di assegnare il Tavolino 2005/2006 all’Inter. Non si tratta di una decisione automatica presa sulla scorta del parere reso dai tre saggi. Tutt’altro. "Il Commissario straordinario Guido Rossi - si legge infatti in una nota della FIGC - ha ritenuto di attenersi alle conclusioni del parere e che non ricorrono motivi per l’adozione di provvedimenti per la non assegnazione del titolo di campione d’Italia per il 2005-06 alla squadra prima classificata all’esito dei giudizi disciplinari". L’assegnazione del Tavolino all’Inter, dunque, è il frutto di una valutazione discrezionale di Guido Rossi, ex consigliere di amministrazione della società nerazzurra. In Via Durini si stappano bottiglie di champagne. Tutti festeggiano il Tavolino "frutto della correttezza e del rispetto delle regole". Questo Tavolino dell’Onestà ha tre gambe. Anzi, quattro. Il suicidio processuale della Juventus, proseguito poi nei mesi successivi, con le vicende TAR e TAS (gamba numero 1). Le sentenze Ruperto e San Dulli (gamba numero 2). Il comportamento limpido – a giudizio di Guido Rossi – dell’Inter (gamba numero 3). Concentriamoci su questa terza gamba, quella più traballante e conflittuale. Patenti (ricettate). Passaporti (falsi). Patteggiamenti (di Oriali e Recoba per concorso in falso e ricettazione). Dollari (80.000, pagati dall’Inter per il passaporto falso di Recoba). Cene (con Bergamo). Telefonate (con Bergamo, Pairetto e la zarina Fazi). Pedinamenti (De Santis, Vieri). Rapporti ambigui con gli arbitri (Nucini). Doping amministrativo (plusvalenze "creative" su marchi e giocatori). Falso in bilancio (reato per cui Massimo Moratti è attualmente indagato dalla Procura di Milano, assieme al compagno di merende contabili Adriano Galliani). Milioni di euro (13,8 quelli pagati dal Milan all’Inter nel 2003 per i famosissimi giocatori della primavera nerazzurra Livi, Ticli, Ferraro e Varaldi; 12 quelli pagati dall’Inter al Milan – sempre nel 2003 – per gli altrettanto famosi giovani rossoneri Brunelli, Deinite, Toma e Giorda). Parametri (quelli per l’iscrizione al campionato, che l’Inter avrebbe rispettato – questa l’ipotesi della procura – ricorrendo al doping amministrativo). Perdite di bilancio ("solo" 31,14 milioni di euro quelle del bilancio civilistico, grazie ad un artificio contabile: la vendita del marchio a Inter Brand Srl – società controllata al 100% - con una plusvalenza fittizia di 158 milioni; addirittura 181,5 milioni di euro la perdita nel bilancio consolidato, dove la plusvalenza fittizia è stata eliminata). Questi sono i limpidi comportamenti dell’Inter. "Il paradossale titolo di Cavaliere dell’Onestà – scrive Christian Rocca su Il Foglio del 18 gennaio, riferendosi a Massimo Moratti - pare francamente una definizione guadagnata a tavolino". Il Tavolino nerazzurro è piuttosto malfermo, ma ha potuto contare sino ad ora sulla quarta gamba. Il letargo di Francesco Saverio Borrelli e, soprattutto, di Stefano Palazzi. Ma la primavera si avvicina. E l’inverno non è poi così rigido. Forse a Roma qualcuno si sta risvegliando. Uno scatto di orgoglio bianconero da parte dei nuovi dirigenti juventini, oltre ad essere assolutamente doveroso, potrebbe aiutare il risveglio.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 5 del 24/1/07

La Juve ha finito la benzina (3) - Il Mago di Ios

La Juventus inizia il primo campionato di Serie B della sua storia. Sempre con il marchio Tamoil sulle maglie, ma senza lo scudetto. L’esordio non è dei più brillanti. Un pareggio a Rimini per 1-1, contro una squadra in inferiorità numerica dal 24’ del secondo tempo. Poi però i bianconeri cambiano registro. E tra settembre ed ottobre cancellano la penalizzazione di 17 punti (poi ridotta a nove in sede di arbitrato). Il 26 ottobre si svolge un’infuocata assemblea degli azionisti. Una maratona di quasi sette ore, durante la quale i nuovi vertici bianconeri (e l’Avvocato Zaccone) sono duramente contestati dagli azionisti-tifosi. In assemblea viene anche affrontato l’argomento Tamoil. Cobolli Gigli e Blanc si dimostrano ottimisti sulla possibilità di rinnovare l’accordo di sponsorizzazione. Le cose, però, andranno diversamente. Mentre la squadra continua il suo inseguimento alla testa della classifica, tutto tace sul fronte Tamoil. Finché, dopo oltre un mese di silenzi, il 7 dicembre Saif al Islam Gheddafi, figlio del colonnello libico, dichiara che dalla Juventus "è meglio ritirarsi il prima possibile" perché "non è un investimento strategico nè remunerativo". Gheddafi Jr si riferisce alla partecipazione Lafico nel capitale della Juventus. Ma questa dichiarazione non lascia presagire nulla di buono per il rinnovo della sponsorizzazione. Ed infatti il 22 dicembre la Juventus comunica che si sono conclusi senza successo i colloqui con Oilinvest. Le due società non hanno raggiunto un’intesa per la stipula di un nuovo contratto. Si conclude così definitivamente il rapporto di sponsorizzazione, anche se Juventus e Oilinvest concordano amichevolmente che fino al termine della stagione la Juventus conservi il marchio Tamoil sulla maglia. Non viene tuttavia resa nota la somma pagata da Tamoil per l’anno 2006/2007. Sulla conclusione anticipata del rapporto di sponsorizzazione hanno inciso diversi fattori. La circostanza che Oilinvest abbia deciso di mettere in vendita le attività europee del Gruppo Tamoil (anche se tempi e modi di questa vendita continuano ad essere avvolti da un alone di mistero). La rivoluzione juventina dello scorso giugno, quando sono stati allontanati i dirigenti storici (e vincenti) - Moggi e Giraudo - e Roberto Bettega è stato purtroppo relegato ad un ruolo di secondo piano. La pesante incertezza che grava sui piani futuri della nuova Juventus. Comunque sia, la Juventus è alla ricerca di un nuovo main sponsor. In una recente intervista a Tuttosport, l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc ha tracciato l’identikit del nuovo partner: "Aziende italiane con bacino di utenza internazionale, o internazionali che puntano forte anche sul mercato italiano". La ricerca non si preannuncia facile. A meno che non sia vera l’indiscrezione di questi ultimi giorni sulla Fiat nuovo sponsor bianconero. Non lo ha negato Blanc nella sua intervista ("Fiat è e resta un importante gruppo internazionale, con visione sul futuro. E siccome nel mondo sportivo restano poche opportunità..."). Non lo ha negato neppure Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, che ha dato una risposta sibillina ai giornalisti che lo interrogavano sul tema ("per il momento non ho nulla da dire"). Il gruppo Fiat, tra l’altro, sembra molto impegnato sul fronte delle sponsorizzazioni sportive. L’Iveco, infatti, sponsorizzerà nei prossimi quattro anni la formazione neozelandese di rugby degli All Blacks. L’annuncio è stato dato a Montecarlo lo scorso 16 gennaio, in sede di presentazione della nuova strategia della società torinese, alla presenza di Marchionne e di una
La Juventus inizia il primo campionato di Serie B della sua storia. Sempre con il marchio Tamoil sulle maglie, ma senza lo scudetto. L’esordio non è dei più brillanti. Un pareggio a Rimini per 1-1, contro una squadra in inferiorità numerica dal 24’ del secondo tempo. Poi però i bianconeri cambiano registro. E tra settembre ed ottobre cancellano la penalizzazione di 17 punti (poi ridotta a nove in sede di arbitrato). Il 26 ottobre si svolge un’infuocata assemblea degli azionisti. Una maratona di quasi sette ore, durante la quale i nuovi vertici bianconeri (e l’Avvocato Zaccone) sono duramente contestati dagli azionisti-tifosi. In assemblea viene anche affrontato l’argomento Tamoil. Cobolli Gigli e Blanc si dimostrano ottimisti sulla possibilità di rinnovare l’accordo di sponsorizzazione. Le cose, però, andranno diversamente. Mentre la squadra continua il suo inseguimento alla testa della classifica, tutto tace sul fronte Tamoil. Finché, dopo oltre un mese di silenzi, il 7 dicembre Saif al Islam Gheddafi, figlio del colonnello libico, dichiara che dalla Juventus "è meglio ritirarsi il prima possibile" perché "non è un investimento strategico nè remunerativo". Gheddafi Jr si riferisce alla partecipazione Lafico nel capitale della Juventus. Ma questa dichiarazione non lascia presagire nulla di buono per il rinnovo della sponsorizzazione. Ed infatti il 22 dicembre la Juventus comunica che si sono conclusi senza successo i colloqui con Oilinvest. Le due società non hanno raggiunto un’intesa per la stipula di un nuovo contratto. Si conclude così definitivamente il rapporto di sponsorizzazione, anche se Juventus e Oilinvest concordano amichevolmente che fino al termine della stagione la Juventus conservi il marchio Tamoil sulla maglia. Non viene tuttavia resa nota la somma pagata da Tamoil per l’anno 2006/2007. Sulla conclusione anticipata del rapporto di sponsorizzazione hanno inciso diversi fattori. La circostanza che Oilinvest abbia deciso di mettere in vendita le attività europee del Gruppo Tamoil (anche se tempi e modi di questa vendita continuano ad essere avvolti da un alone di mistero). La rivoluzione juventina dello scorso giugno, quando sono stati allontanati i dirigenti storici (e vincenti) - Moggi e Giraudo - e Roberto Bettega è stato purtroppo relegato ad un ruolo di secondo piano. La pesante incertezza che grava sui piani futuri della nuova Juventus. Comunque sia, la Juventus è alla ricerca di un nuovo main sponsor. In una recente intervista a Tuttosport, l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc ha tracciato l’identikit del nuovo partner: "Aziende italiane con bacino di utenza internazionale, o internazionali che puntano forte anche sul mercato italiano". La ricerca non si preannuncia facile. A meno che non sia vera l’indiscrezione di questi ultimi giorni sulla Fiat nuovo sponsor bianconero. Non lo ha negato Blanc nella sua intervista ("Fiat è e resta un importante gruppo internazionale, con visione sul futuro. E siccome nel mondo sportivo restano poche opportunità..."). Non lo ha negato neppure Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, che ha dato una risposta sibillina ai giornalisti che lo interrogavano sul tema ("per il momento non ho nulla da dire"). Il gruppo Fiat, tra l’altro, sembra molto impegnato sul fronte delle sponsorizzazioni sportive. L’Iveco, infatti, sponsorizzerà nei prossimi quattro anni la formazione neozelandese di rugby degli All Blacks. L’annuncio è stato dato a Montecarlo lo scorso 16 gennaio, in sede di presentazione della nuova strategia della società torinese, alla presenza di Marchionne e di una delegazione degli All Blacks. Si parla anche insistentemente di un accordo tra la Fiat e la Yamaha di Valentino Rossi. Tornando alla Juventus, l’ipotesi che la Fiat possa diventare il nuovo main sponsor della squadra è indubbiamente suggestiva. Se e quando sarà dato l’annuncio ufficiale, tuttavia, la nuova partnership dovrà essere giudicata sulla base dei dati concreti. Durata del contratto (medio/lungo termine oppure accordo-ponte di due anni, in attesa che la Juventus torni in Champions League?) e, soprattutto, importo della sponsorizzazione. Lasciando da parte suggestioni e romanticismi.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 5 del 24/1/07

mercoledì 17 gennaio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 4

Mi chiamo Industriale. Piano Industriale. E, fedele al mio nome di battesimo, procedo pian pianino. D’altronde, che fretta c’è? Dove abito? E’ un periodo un po’ così, di transizione. Non posso permettermi una casa tutta mia, perché sono ancora disoccupato. E allora approfitto dell’ospitalità di mio zio Jean-Claude. E’ francese e abita in una bella palazzina in zona Crocetta. Sai, è amministratore delegato della Juventus. Mica pizza e fichi. Qui a Torino, poi, c’è anche mio nonno Gianluigi. Abita in Corso Matteotti. E’ ancora più importante dello zio. E’ presidente di IFIL Investments SpA. Cosa penso di fare da grande? Beh, non ho ancora le idee molto chiare. Anzi, devo essere sincero. Ho poche idee, ma confuse. E non ho neanche bevuto. Zio Jean-Claude vorrebbe portarmi alla Juventus. Dice che ci sono molte opportunità per un giovane sveglio e brillante come me (forse mi ha confuso con un altro nipote, ma non importa). Potrei occuparmi di calciomercato. Qualche mese fa si è dimesso il responsabile del settore, un totale incapace a sentire i racconti di mio zio. Pensa che è riuscito a scambiare, alla pari, Carini con Cannavaro (all’Inter stanno ancora ridendo adesso). La posizione è vacante e questa potrebbe davvero essere una grande occasione per me. Però… Se c’è qualcosa che mi trattiene? In effetti, qualcosa c’è. Anzi, qualcuno. Giovanni, il capo di mio zio. Non mi è per nulla simpatico. E poi non mi sembra un grande esperto di calcio (beh, a dirla proprio tutta anche mio zio non è che ci becchi molto). La prima volta che l’ho incontrato, diceva di essere appena rientrato dalla trasferta a Caltagirone. Chissà che partita era andato a vedere. Ha poi una teoria tutta sua sulla carriera dei calciatori. Secondo lui un giocatore di 28 anni (mi parlava di Cannavaro, ad esempio) ha al massimo ancora due anni di professione. Mi dicono anche che non prenda alcuna decisione senza consultare prima il suo grande amico. Un certo Massimo di Milano. Cosa ne pensa mio nonno? Sinceramente non lo so. Ho quasi l’impressione che il mio futuro non lo appassioni più di tanto. Sono andato in ufficio da lui per chiedere consiglio. La prima volta si è messo a fare dei discorsi strani, fumosi. Continuava a ripetere che sono troppo attaccato ai soldi e che dovrei invece cercare di sviluppare il mio spirito partecipativo e sportivo. La seconda volta non mi ha neppure ricevuto. Mi ha fatto parlare con il suo assistente, un certo John. E’ un ragazzo alto alto, magro magro, timido timido. Certamente, non un leone. Che tempi mi sono dato per prendere una decisione? Te l’ho già detto, non ho alcuna fretta. Certe scelte vanno ponderate per bene. Ci sono alcune cose che non mi convincono. Su Giovanni, il capo di mio zio, mi sono già espresso. E poi in fondo ha ragione mio nonno. Io sono uno venale. Voglio guadagnare tanti soldi, avere successo, essere un vincente. Lo spirito partecipativo e sportivo non fa proprio per me. Sai, se fai una scelta sbagliata, poi la paghi. E non è mai facile girare definitivamente la pagina dell’espiazione delle proprie colpe.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 4 del 17/1/07

La Juve ha finito la benzina (2) - Il Mago di Ios

Intanto la Juve di Capello, dopo aver vinto lo scudetto 2004/2005 battendo il Milan a San Siro nello scontro diretto decisivo (e nessun guidorossicesarerupertopierosandulli potrà mai cancellare dal mio cuore la rovesciata di Alex ed il gol di David), si appresta a dominare anche il campionato successivo. Con il logo del nuovo "jersey sponsor" Tamoil sulla maglia. Ed il tricolore sul petto, ça va sans dire. La Juventus sembra destinata ad un futuro sempre più vincente (in campo e fuori), con la possibilità concreta di diventare il primo club di calcio al mondo. "Vogliamo creare risorse permanenti che permettano alla Juventus non solo di finanziarsi al suo interno nel tempo, grazie al formidabile marchio commerciale che rappresenta, ma di avere una squadra sempre più forte e di livello mondiale", avrebbe dichiarato Antonio Giraudo in un’intervista rilasciata a Repubblica il 1° aprile 2006 (con il senno di poi, forse era meglio scegliere un’altra data…). Le cose andranno diversamente, purtroppo. Con una sequenza di eventi che ha dell’incredibile, infatti, lo scenario cambia radicalmente. Procediamo con ordine e torniamo indietro nel tempo, a fine 2005, quando la famiglia Gheddafi decide di mettere in vendita le attività europee del Gruppo Tamoil, affidando il mandato di advisor alla banca d’affari francese BNP Paribas. La lista dei possibili pretendenti è, almeno all’inizio, molto lunga. E comprende importanti operatori del settore (la spagnola, Repsol, la francese Total, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell, l’Indian Oil Company, i russi della Gazprom e della Lukoil) ed alcuni fondi di private equity. Ma il dossier Tamoil viene studiato con interesse anche da alcuni operatori italiani. L’API della famiglia Brachetti. La Erg dei Garrone. E, udite udite, la Saras di Massimo Moratti. La possibilità che Moratti diventi il main sponsor della Juventus suscita, all’epoca, una certa ilarità. A Torino i dirigenti della Juve fanno sapere di essere tranquilli: "Gli accordi scritti non possono essere stracciati, e comunque, eventualmente, gli faremmo (a Moratti ndr) assaporare il gusto della vittoria". Una cosa è certa. L’oneroso contratto di sponsorizzazione con la Juventus non agevola la vendita di Tamoil. Purtroppo per i libici, gli accordi sono pienamente vincolanti e non possono essere stracciati. A condizione che la Juventus partecipi al campionato di Serie A. Già. Farsopoli capita a proposito. La Triade è costretta alle dimissioni e la Juventus viene retrocessa in Serie B. Il 6 settembre 2006, pochi giorni dopo il ritiro del ricorso al TAR deliberato dal consiglio di amministrazione (atto che sancisce in maniera definitiva la condanna della società alla retrocessione, posto che in sede di arbitrato si sarebbe poi discusso solo di una riduzione dei punti di penalizzazione), Oilinvest attiva la clausola di rescissione dandone comunicazione alla società. Contestualmente, la Juventus comunica che sono iniziati i colloqui per la stipula di un nuovo accordo e che pertanto la squadra conserva il logo Tamoil sulla maglia.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 4 del 17/1/07

mercoledì 10 gennaio 2007

San Dulli - MAGAZINE BIANCONERO 3

Buffon, Trezeguet e Camoranesi sono stati chiari.
Sono disponibili a restare (chi più, Buffon; chi meno, Trezeguet; chi non si sa, Camoranesi), ma vogliono la garanzia di poter giocare in una squadra di vertice. “Essere una pietra miliare di una Juve che arriva dodicesima non mi interessa molto”, così Buffon in una recente intervista. E’ ragionevole ritenere che i nostri campioni non si accontentino delle parole in libertà di Cobolli, secondo cui “vincere lo scudetto 2007/2008 è per la Juve un obiettivo categorico. Ci riusciremo di certo” (intervista a Sky del 14 novembre).
Dopo tante, troppe dichiarazioni a vanvera (da parte di tutti, dirigenti e giocatori), è giunta l’ora di far parlare i fatti concreti. A cominciare dal nuovo piano industriale, che dovrebbe essere finalmente ufficializzato nei prossimi giorni (ma il condizionale è d’obbligo). Nel piano industriale saranno indicati ricavi, spese ed investimenti (per rafforzare la prima
squadra, nel settore giovanile, per la ristrutturazione dello stadio,…) dei prossimi cinque anni. Nonché – ed è questo un aspetto particolarmente delicato – le modalità di copertura del fabbisogno finanziario della
società. A questo proposito, Cobolli Gigli e Blanc hanno più volte fornito rassicurazioni circa la volontà dell’IFIL di sostenere la ricostruzione della squadra. E nel verbale dell’assemblea di fine ottobre questa volontà
viene in qualche modo formalizzata (non senza una certa dose di ambiguità): “l’azionista di maggioranza IFIL, attraverso la persona dell’amministratore delegato Barel di Sant’Albano … in recenti riunioni di consiglio [Sant’Albano infatti è anche consigliere della Juventus] ha affermato che, se sarà necessario, sarà vicino alla Società, tenendo conto non solo delle indicazioni del budget 2006/2007 ma anche del piano industriale in corso di valutazione”.
Ci sono però molti segnali che vanno nella direzione opposta, suggerendo come la Juventus, a dispetto delle ripetute dichiarazioni ottimistiche del presidente e dell’amministratore delegato, debba continuare a camminare con le proprie gambe (come d’altronde ha fatto nei dodici anni di gestione
della Triade…).
Il carismatico Ing. John Elkann, vicepresidente FIAT e IFIL, in un’intervista rilasciata a Repubblica l’11 novembre scorso così rispondeva al giornalista che gli chiedeva se fosse pronto a firmare un assegno come faceva suo nonno per comprare un fuoriclasse: “Viviamo altri tempi. Oggi mi piace di più pensare a un nuovo Bettega, ai ragazzi del vivaio. Oppure ai nostri giovani giocatori che già si stanno facendo valere in prima squadra... L’ambizione è allevare campioni, però serve tempo e non è detto che costi poco, anzi. Tu cresci tanti ragazzi e poi magari li perdi per strada, oppure nessuno emerge, però la via maestra è questa. Non è un caso che abbiamo
deciso di sfruttare l’attrattività mondiale della Juve puntando sui giovani, e c’è la possibilità di costruire scuole di calcio in Inghilterra e in America. E anche in Italia abbiamo in mente un grosso lavoro con le scuole”. Una risposta piuttosto arzigogolata, che ha un solo significato: la Juventus deve autofinanziarsi. Una bella doccia gelata sulle attese di tifosi, squadra
e sponsor…
E la doccia gelata è continuata con le dichiarazioni del Dott. Gabetti (presidente IFIL) che a fine novembre, chiacchierando con i giornalisti poco prima di partecipare alla riunione annuale dei soci dell’accomandita Giovanni Agnelli & C, dichiarava “Investire nella squadra? Non è solo una questione di investimenti. Oggi c’è uno spirito partecipativo e sportivo e si cresce anche in questo modo”. Molto De Coubertin. Chapeau. Però, con gli spiriti – partecipativi, sportivi e di De Coubertin – non si costruisce una squadra in grado di competere ai massimi livelli e, quindi, non si trattengono i (pochi) campioni scampati ai saldi estivi della nuova dirigenza.
Per quello che vale, anche l’ultima esternazione del 2006 di Cobolli e Gigli (per ora non è stata smentita ed è quindi plausibile che si tratti di una dichiarazione a presidenti unificati) non è certo incoraggiante: “se arriveranno grandi campioni? Non servono i nomi roboanti per trovare la classe, i nostri giocatori dovranno garantire grandi prestazioni … in questo senso dovranno essere grandi”.
Tutto molto bello, ma a meno di un intervento di Harry Potter, dubito che Boumsong possa mai garantire prestazioni alla Cannavaro (versione bianconera, ça va sans dire).
A breve, comunque, tutti i nodi verranno al pettine.

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 3 del 10/1/07

La Juve ha finito la benzina (1) - Il Mago di Ios

In data 25 marzo 2005, la Juventus della Triade e di Romy Gai firma con
la società “libico-olandese” Oilinvest (Netherlands) B.V. un contratto di
sponsorizzazione ufficiale per tutte le competizioni della durata di cinque anni (a decorrere dal 1° luglio 2005 e fino al 30 giugno 2010). Oilinvest, società che fa capo alla Libyan Arab Foreign Investment Company della famiglia Gheddafi (LAFICO, secondo azionista Juventus dopo l’IFIL), controlla il Gruppo Tamoil, il cui marchio ancora oggi (e fino al termine della presente stagione) appare sulle maglie da gioco.
L’accordo del marzo 2005 consolida il precedente rapporto di sponsorizzazione ufficiale - limitato alle competizioni U.E.F.A., alla Coppa Italia e alla Supercoppa Italiana (mentre per il campionato, lo sponsor ufficiale, sino al termine della stagione 2004/2005, era Sky Sport) - estendendo la sponsorizzazione a tutte le competizioni.
In base all’accordo, per il periodo sino al 30 giugno 2010 Oilinvest avrebbe dovuto corrispondere per la sponsorizzazione un controvalore di €102 milioni. Oilinvest ha inoltre acquisito per €18 milioni il diritto di (i) prorogare il contratto per ulteriori cinque anni (e pertanto fino a tutto il 30 giugno 2015), per un corrispettivo complessivo di €130 milioni, e (ii) prorogare il contratto di ulteriori cinque anni (e pertanto fino al 30 giugno 2020), a condizioni da stabilire comparabili con quelle previste per il periodo 1 luglio 2010 –30 giugno 2015.
Antonio Giraudo, allora amministratore delegato della Juventus, commentando a caldo l’accordo aveva manifestato la propria “soddisfazione
per aver sottoscritto il più importante contratto di sponsorizzazione nel mondo del calcio”.
Poche settimane dopo la firma del contratto, Saadi Gheddafi (figlio del leader libico Muammar e famoso per la sua “brillante”carriera di calciatore nel campionato di Serie A), mette tuttavia in discussione l’accordo, a causa di presunte “opposizioni da parte di ambienti tradizionalisti all’interno del governo del paese nord africano”(così sul Financial Times del 26 aprile 2005).
Una dichiarazione che suscita all’epoca non poche perplessità se non altro in considerazione del ruolo “onnipotente”della famiglia Gheddafi in Libia. Con un comunicato stampa, la Juventus ribadisce immediatamente la piena validità del contratto stipulato con Oilinvest. “Siamo soddisfatti e sereni”–questa la replica di Giraudo –“dell’ccordo stipulato qualche settimana fa con la società olandese Oilinvest, controllante di Tamoil. La Juventus ha un rapporto forte e stabile da molti anni con Oilinvest e il contratto dello scorso marzo è pienamente vincolante”.
Il contratto viene comunque parzialmente rinegoziato nel mese di novembre 2005, con un esito piuttosto soddisfacente (almeno così si riteneva all’epoca) per la Juventus.
L’unica modifica di rilievo concessa ad Oilinvest è infatti una (apparentemente) innocua clausola di recesso anticipato, attivabile dallo sponsor in caso di mancata partecipazione della Juventus al campionato di Serie A ed in caso di condanna della società per gravi violazioni della normativa…

Pubblicato su MAGAZINE BIANCONERO nr. 3 del 10/1/07